La Fiorentina si avvicina alla sfida con l’Udinese nelle difficoltà. Iachini traballa, ma resiste ancora. Dopo la sfida ai friulani arriva subito la Coppa Italia
Il clima in casa viola non è certo dei migliori. Da una parte il pareggio subito in rimonta contro lo Spezia, che non è stato digerito da nessuno, dall’altra il caso di positività al Covid-19 di un membro dello staff che ha costretto la squadra a chiudersi nella famosa ‘bolla’. Tamponi fin qui tutti negativi, questa è senz’altro la notizia migliore. Anche Rocco Commisso, che doveva parlare a mente fredda alla squadra dopo la trasferta di Cesena, non lo ha potuto fare di persona. Certo, non gli mancano i mezzi per mettersi in contatto con i giocatori, ma per questa sua lunga parentesi fiorentina il contatto ravvicinato con Iachini e la squadra non ci sarà più. Il Presidente, infatti, tornerà a New York dopo la partita contro l’Udinese.
Già, la partita contro l’Udinese è stata messa un po’ da tutti nel mirino come quella decisiva. In realtà non sarà decisiva in niente. Sarà importante, certo, per il campionato della Fiorentina. Obiettivo tre punti, manco a dirlo, per riscattare un cammino fin qui balbettante. Sarà importante anche per Iachini, per provare a rivalutarsi agli occhi di società e tifosi. Insomma, vincere sarebbe auspicabile per un milione di motivi che non dobbiamo nemmeno spiegare. Ma non sarà una partita spartiacque per il futuro del tecnico marchigiano. Questo ormai sembra un dato di fatto conclamato. Al termine di Fiorentina-Udinese, anche in caso di malaugurato brutto risultato, non succederà alcunché. Iachini resterà al suo posto, fondamentalmente per un paio di motivi: il primo è rappresentato dagli impegni ravvicinati, con la sfida al Padova in Coppa Italia che cadrà a metà della prossima settimana. Impensabile cambiare l’allenatore a due giorni da una nuova partita. Il secondo motivo è altrettanto semplice: al momento non c’è il sostituto. Che la Fiorentina stia accarezzando il sogno Sarri è evidente, ma non ci sono le tempistiche per immaginarlo a brevissimo sulla panchina viola.
Avanti con Iachini, dunque, con la consapevolezza che i risultati ed il gioco dovranno migliorare, perché una burrasca la si può anche superare tutti uniti, forse addirittura anche due, ma alla lunga diventerebbe complesso andare avanti su una strada così accidentata. Tempo al tempo, sperando che la Fiorentina cominci ad ingranare la marcia giusta fin da domenica. Lo ripetiamo forte e chiaro: non siamo assolutamente del partito del tifo contro per ottenere uno scossone: ci mancherebbe solo questo. Anche perché, come detto, non ci sarà nessun ribaltone nel breve periodo.
Per questo il messaggio è univoco: uscire dai guai con la propria forza, con le certezze maturate post lockdown. Iachini, probabilmente, si affiderà ai senatori per risollevarsi contro l’Udinese. In primo luogo a Pezzella. Si farà di tutto per mandarlo in campo. Sta bene, ci sarà (al netto di problemi dell’ultimo minuto), anche perché pure domenica si è visto il suo peso specifico quando purtroppo è dovuto uscire. A centrocampo potrebbe esserci una mini rivoluzione. Come si dice? “Voce di popolo, voce di Dio”. E siccome gli antichi adagi spesso nascondono delle verità, a furor di popolo potrebbe esserci Pulgar in cabina di regia, con Amrabat a fare la mezzala. Anche perché Castrovilli non pare brillantissimo e potrebbe pure partire dalla panchina. Bonaventura sembra certo di una maglia, mentre Duncan sembra partire ancora dalle retrovie.
A proposito di classe ed esperienza. Josè Maria Callejon giocherà per la prima volta dal primo minuto a destra. Partirà quinto di centrocampo, dovrà essere bravo a trovare tempi e ritmi per trasformarsi in qualcosa di più in fase di possesso palla. Ma sicuramente ci sarà. Come ci sarà Ribery, un altro al quale aggrapparsi in un momento difficile.
Ed il centravanti? Impossibile dire chi sarà, solo Cutrone sembra tagliato fuori dalla corsa alla maglia da titolare. L’unica cosa che possiamo fare è un appello: se ne scelga uno e gli si dia continuità. Che sia Kouame (che un centravanti non ci sembra) o Vlahovic, l’importante è che almeno uno dei due abbia minuti e continuità. Per capire, in queste undici partite che restano al mercato di gennaio, se la Fiorentina un centravanti ce l’ha oppure no.
Di
Alessandro Latini