Maxi investimenti reali e potenziali: da ‘colpi’ estivi a troppe difficoltà sul campo. E la società riflette
Dovevano essere i giocatori in grado di illuminare la fase offensiva della Fiorentina. Coloro che sulla trequarti avrebbero dovuto colpire a suon di assist e gol. I partner ideali in un tridente immaginato in estate con Kean. Invece Albert Gudmundsson e Andrea Colpani si sono trasformati presto da ‘colpi’ estivi a grossi punti di domanda. Proprio perché dovevano essere loro, nelle idee di società e tecnico la scorsa estate, a garantire qualità là davanti. Per motivi diversi però sono parsi spesso in difficoltà.
30 MILIONI DI DUBBI. Per loro la Fiorentina ha già speso 12 milioni di euro per questa stagione. Otto milioni al Genoa per il prestito oneroso di Gudmundsson, quattro al Monza per il prestito oneroso di Colpani. Soldi che lo scorso agosto sembravano solo un ‘anticipo’ di due operazioni che avrebbero regalato alla Fiorentina due trequartisti in grado di fare la differenza. Invece, ad oggi, il riscatto per entrambi è un grosso punto di domanda. E quei 12 milioni già spesi rischiano di pesare non poco per una sola annata in viola (fin qui deludente) per due giocatori. Per Gudmundsson il diritto/obbligo a determinate condizioni vale 17,5 milioni (più 3 di bonus), per Colpani il diritto di riscatto ne vale 12. Insomma, più di 30 milioni (di euro) di dubbi in vista della prossima estate. Tre mesi per fugarli e provare a convincere allenatore e società.
SENZA SVOLTA. Colpani è partito subito con il freno a mano tirato. ‘Sente la pressione per il salto da Monza a Firenze’, si disse. Ma a parte quella doppietta di Lecce non è mai arrivata la svolta. Anzi. Se le giocate determinanti in zona offensiva si sono presto diradate, sono poi arrivati anche gli errori in fase difensiva (l’ultimo contro il Como). Palladino lo ha voluto fortemente e ha sempre ribadito la fiducia nei suoi confronti, ma il rientro dall’infortunio è stato a dir poco complicato. Lo scorso anno a questo punto del campionato aveva già segnato 7 gol e fornito 2 assist. Adesso, partito Ikoné, la concorrenza è anche aumentata con Zaniolo e le altre opzioni sulla trequarti (Folorunsho, Beltran).
INFORTUNI E NON SOLO. Per Gudmundsson il discorso è ancor più complicato, tra l’aspetto tattico (è meno ‘libero’ di inventare rispetto a quando era al Genoa, dove era accentratore di tutto il gioco di Gilardino), evidenti riflessi psicologici (forse sente la pressione o meno fiducia del passato, ma più volte è sceso in campo dando l’impressione di metterci meno ‘foga’ del necessario) e una gestione di Palladino che in certi casi ha fatto discutere. Soprattutto hanno pesato poi i problemi fisici, che hanno tolto continuità e certezze: fin qui ha giocato appena il 26,5% dei minuti a disposizione. L’anno scorso a Genova a questo punto del campionato era già a 9 gol e 2 assist, adesso è fermo a 5 reti e 1 assist tra campionato e Conference. Poco, troppo poco per non pretendere di più da un giocatore che doveva (e dovrebbe) essere il vero 10 (non solo nel numero) della Fiorentina.
Di
Marco Pecorini