Nuovo Franchi, ha vinto il progetto meno impattante: cosa va e cosa non va. Critiche a Italiano? Occorre andarci molto piano
Sono giorni di dibattito a Firenze. Argomento cardine, ovviamente, il progetto per il Nuovo Franchi, presentato ufficialmente a Palazzo Vecchio nella serata di lunedì. Arup Italia, studio vincitore del concorso, si occuperà del restyling del vecchio Comunale, con un intervento essenziale e poco invasivo. Ha vinto il progetto meno impattante sulla struttura originale, oltre che presumibilmente uno dei meno costosi.
Estetica (rivedibile) e opinioni personali a parte, ci sono aspetti positivi e negativi che già si possono evidenziare. Tra i positivi, il lato puramente pratico, che spesso si tende a tralasciare. Se la ristrutturazione andrà in porto, i tifosi viola potranno godere della copertura in tutti i settori e le curve verranno avvicinate a bordo campo, con capienza confermata a 40mila posti. È il minimo indispensabile, ma è innegabile che ci sarà un enorme miglioramento delle condizioni nell’andare a vedere la Fiorentina allo stadio. Oltretutto, quello di Arup Italia è un progetto che pone particolare attenzione sulla sostenibilità dal punto di vista ambientale. L’obiettivo del capoprogetto David Hirsch, infine, è quello riuscire a continuare a far giocare la Fiorentina al Franchi durante i lavori, evitando quindi un fastidiosissimo trasloco temporaneo. Oltre allo stadio è prevista anche la riqualificazione dell’area di Campo di Marte, con un nuovo grande parco al fianco del Nuovo Franchi e diverse nuove strutture commerciali e ricettive.
Non mancano ovviamente i dubbi. Già nella giornata di ieri è stato annunciato il primo ricorso, anche se il sindaco Nardella ha specificato che era stato messo in conto e che non influirà in alcun modo sulle tempistiche grazie a una norma varata recentemente dal Governo. Le perplessità riguardano le tempistiche, molto strette considerando la burocrazia italiana e vincolanti per avere i soldi europei e non incorrere in sanzioni. A proposito del finanziamento stanziato dal PNRR (o Recovery Fund), i 95 milioni di euro non basteranno a coprire i costi, che all’incirca andranno dai 150 ai 200 milioni.
Ed ecco che sorge un altro problema. Il Comune, come noto, vorrebbe che anche la Fiorentina entrasse nel progetto – quantomeno nelle strutture commerciali – per aiutare a finanziarlo, ma l’atteggiamento mostrato da Barone a Palazzo Vecchio fa pensare che la società gigliata non sia particolarmente interessata. Il direttore generale viola sul palco del Salone dei Cinquecento ha infatti parlato solamente del Viola Park, senza mai nominare lo stadio Franchi. Ciò è accaduto prima che venisse svelato il progetto vincitore – e lo stesso Barone si è mostrato incuriosito al momento della proclamazione -, ma resta un atteggiamento che lascia perplessi se si vuole prospettare un concreto coinvolgimento della Fiorentina nell’opera.
Commisso lo stadio Franchi lo voleva rifare a modo suo, abbattendo le curve. Vedremo se alla fine deciderà di entrare anche solo in piccola parte nel progetto voluto fortemente da Nardella, ma di certo queste non erano le intenzioni iniziali di Rocco. Il primo cittadino di Firenze dovrà fare una grande opera di convincimento per riuscire nel suo intento. L’unica cosa certa è che il canone per giocare al Franchi aumenterà sensibilmente, questo Commisso lo sa bene.
ITALIANO E LE CRITICHE. Lo stadio è il futuro, ma ancora abbastanza lontano. Il presente vede una Fiorentina che deve reagire dopo i deludenti risultati dell’ultima settimana, culminata col pareggio contro l’Hellas Verona.
Dopo l’1-1 coi gialloblù, sono arrivate critiche anche verso Vincenzo Italiano. L’accusa più comune rivolta all’ex tecnico dello Spezia è di aver sbagliato la formazione iniziale, essendo poi costretto a sostituire ben tre giocatori all’intervallo. Oltre a ciò, gli si imputa la decisione di schierare Gonzalez falso nove nel finale di partita. Scelta che non ha pagato, visto che i viola da quel momento non sono più stati pericolosi.
Sono critiche che ci possono anche stare, se rimangono circoscritte alla singola partita. D’altra parte, in Italia è uno sport nazionale sostituirsi all’allenatore della propria squadra del cuore, e Italiano non ha certo il dono dell’infallibilità. Tuttavia, non bisogna perdere la prospettiva delle cose. Se la Fiorentina a marzo è ancora in lotta per le posizioni europee e si gioca una semifinale di Coppa Italia, i meriti più grandi vanno proprio a Italiano. Un tecnico che è riuscito a riportare la Fiorentina in alto pur avendo a disposizione gran parte dell’organico della stagione precedente. Il gioco che ha impresso alla squadra è stato assimilato velocemente e con entusiasmo dal gruppo: è soprattutto grazie a questo sistema di gioco che alcuni calciatori che l’anno scorso inanellavano prestazioni deludenti a catena quest’anno stanno avendo una seconda vita.
Non è tutto, perché il gioco di Italiano ha retto anche al terremoto accaduto a gennaio. Perdere Vlahovic a metà stagione poteva tramutarsi in un disastro. Invece, la Fiorentina sta continuando a produrre un calcio di qualità, a prescindere dagli interpreti. E questo non può che essere merito dell’allenatore. Tuttavia, l’assenza del centravanti serbo non poteva non farsi sentire. Sia in termini di manovra, che in termini di gol. Sebbene Piatek stia segnando con regolarità, infatti, la differenza con Vlahovic è evidente: la Fiorentina ha perso un riferimento perfetto là davanti, che oltre ai gol garantiva fisicità, duelli vinti, sponde precise e tanti falli subiti. Italiano, inoltre, ha poche colpe se Cabral non è ancora pronto a cimentarsi in un campionato ben più competitivo di quello svizzero. Speriamo che lo sia presto, aggiungiamo.
Lo stesso tecnico gigliato continua a lamentarsi degli esterni che non segnano. Si è detto che i gol di Vlahovic avrebbero dovuto essere ‘assorbiti’ da tutto il collettivo e in particolare da tutti gli attaccanti, non solo i centravanti. Tuttavia, se andiamo a vedere la storia realizzativa degli esterni viola, scopriamo che nessuno ha tanti gol nelle gambe. Gonzalez, Saponara, Sottil, Callejon e l’ultimo arrivato Ikoné nella stagione 2020-21 hanno segnato con i propri club complessivamente 14 gol. In una stagione intera, in cinque hanno segnato meno di quanto il solo Vlahovic abbia fatto in Serie A nel girone d’andata del 2021-22 con la maglia viola.
Ovviamente, da alcuni ci si aspetta una crescita, vista la giovane età di tre di loro, ma la loro storia personale fin qui parla chiaro. Se a gennaio arriva Ikoné, che nelle ultime due stagioni ha segnato in totale quattro gol, non ci si può aspettare che diventi il bomber della Fiorentina. Ecco perché occorre andarci molto piano con le critiche a mister Italiano, messo in difficoltà anche da fattori che non dipendono da lui. A volte potrà anche sbagliare qualche scelta, ma resta il protagonista indiscusso del ciclo che si è appena aperto.
Di
Marco Zanini