L’analisi tattica di Foco all’indomani della vittoria della Fiorentina contro il Sassuolo al Franchi
Avevo un certo timore per la partita col Sassuolo. Perché la squadra di Dionisi ha il 4-3-3 nel dna e conosce il 4-2-3-1 dai tempi di De Zerbi, quindi era difficile da sorprendere da un punto di vista tattico, e, soprattutto, perché il momento ci costringeva a presentare una coppia di mediani lontani dal ruolo per esperienza e caratteristiche. Sia Duncan che Bianco, vorrei ribadirlo, non sono dei centrocampisti centrali. Per natura e preferenza si muovono su corridoi verticali, sia in aggressione che in possesso e questo li priva di quella visione del campo necessaria per tenere le distanze giuste tra di loro e con il resto della squadra. E l’avere una coppia di mediani improvvisata ha caratterizzato sin da subito la partita della Fiorentina. Che ha sofferto questa situazione abbastanza in attacco ma molto a livello difensivo. I problemi nascevano principalmente quando Bianco si faceva carico di un eccessivo tentativo di pressione che lo portava ad alzarsi troppo sul primo possesso del Sassuolo. Questo faceva sì che il ragazzo e Duncan si trovassero in verticale l’uno con l’altro sulle ripartenze neroverdi, scoprendo di fatto fette intermedie di campo dove si potevano infilare gli interni avversari. Frattesi più di Traoré, per caratteristiche di gioco senza palla, godeva di una libertà eccessiva che costringeva Biraghi ad accentrarsi a chiudere e uno dei due mediani a rincorse affannose. Una situazione potenzialmente pericolosissima che ha portato, per fortuna e per demeriti altrui, pochi danni.
In attacco l’inconsistenza di una linea centrale senza distanze, quindi di una disposizione omogenea in campo, ha portato a situazioni di gioco per lo più a carico degli esterni alti che, non avendo la creatività necessaria, hanno potuto incidere poco.
A inizio secondo tempo Italiano ha cercato di incerottare il suo centrocampo con l’unica pedina vagamente spendibile come centrocampista puro e così Castrovilli ha potuto prender parte alla partita. Il gol del vantaggio, però, nasce da un altro cambio, ossia Saponara per l’infortunato Cabral. L’otto ha sfruttato di sinistro un rimpallo nato da un tentativo di fare densità in area dì Bonaventura, l’unico in campo della Fiorentina con capacità di lettura della partita. Il pareggio del Sassuolo dopo dieci minuti poteva indirizzare la partita viola verso la sconfitta ma a quel punto Italiano ha deciso di spostare lo scontro dal piano tattico a quello squisitamente tecnico, facendo entrare anche Nico per Duncan. Una ‘mourinhata’ old style in un misto di disperazione e voglia dei tre punti. Forse in parti uguali.
Sta di fatto che a quel punto la Fiorentina, schierando Bonaventura e Castrovilli mediani, Ikoné e Saponara ali e Kouame e Nico punte, si è ripresa il pallone e, seppur confusamente, ha prodotto le sue azioni più pericolose. La pressione ha portato a un rigorino che Nico ha messo dentro di pure gonadi.
Una partita difficile resa ancor più complicata da una situazione di rosa in perfetto contrasto con la via tattica intrapresa. Italiano, a parer mio, si è trovato davanti alla scelta tra un ritorno al 4-3-3 (col suo bagaglio di problematicità e di certezze) e al tentativo di dare continuità al cambiamento tattico, scommettendo sulle soluzioni di ripiego a centrocampo. Ha scelto la seconda strada in una maniera che comprendo ma che mi sembra abbia anche gettato luce su quali caselle manchino a questa squadra per girare del tutto pagina a livello di gioco. Qualche mese fa scrivevo che tutto ruotava attorno ad Amrabat a livello tattico e oggi mi sembra sia più che mai così. Mancano dei centrocampisti centrali puri da affiancare al marocchino e il 4-2-3-1 li pretende. Il resto può anche diventare secondario perché se il contesto tattico è solido, allora ne beneficiano anche altri ruoli. C’è una coppa da aggredire e mezzo campionato da sfruttare, bisogna affrontare questa parte di stagione con la massima certezza di gioco possibile.

Di
Foco