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Intensità, tattica e… ‘cattiveria’: le insidie viola per la gara più importante dell’anno

Una settimana fa, al Borussia Park, la decise lui: Federico Bernardeschi. E dopo la sofferta naftalina contro il Milan, con la tribuna di San Siro per squalifica, il 10 viola è pronto a tornare al suo posto nello scacchiere viola. Insieme a FB10 Sousa ritrova anche Federico Chiesa, il migliore nella buia notte di Milano e assente una settimana fa in Germania. Sono queste le due certezze di Paulo Sousa. Che per il resto, ha due giorni per toccare le corde giuste di un gruppo che ancora un volta ha fallito la prova d’appello in campionato.

Duro e complicato guardarsi indietro e analizzare nel profondo (adesso) motivi ed errori che hanno portato anche al ko di Milano. Problemi che stanno a monte, dalla scelta di continuare un percorso con allenatore e giocatori che nei mesi non si erano mai rialzati, al mercato estivo praticamente bocciato in toto (e che ha portato diversi giocatori non all’altezza), fino alle scelte dell’allenatore nella gestione della squadra e della singola partita. Colpe insomma da condividere, anche con gli stessi giocatori, visto che in campo vanno in undici e sono diversi i (presunti) big che non stanno rendendo al loro meglio.

Tante occasioni sprecate, tanti colpi non affondati, e a San Siro probabilmente la sconfitta che allontana in maniera definitiva i viola dal sesto posto e dall’Europa. Ci sono ancora 13 giornate, d’accordo, un calendario forse favorevole. Ma difficile aspettarsi un percorso continuo da una squadra che negli ultimi 365 giorni ha fatto in sole due occasioni un bis di vittorie di fila in campionato (ad inizio dicembre Palermo-Sassuolo e a metà gennaio Juve-Chievo).

Ecco perché, nei fatti, quella di giovedì al Franchi diventa la partita più importante dell’anno. “Dobbiamo lavorare sull’atteggiamento, sulle posizioni ma soprattutto sulla cattiveria. Siamo stati troppo leggeri. Fa rabbia perdere così”, ha tuonato Astori dopo il Milan. Un gruppo che ha fallito tanti appuntamenti cruciali, ma che nelle grandi sfide ha saputo anche esaltarsi. Al Borussia Park tanta sofferenza ma vittoria raggiunta, giovedì le insidie non mancheranno contro Hazard e compagni. La prima riguarda l’aspetto fisico, l’intensità e la velocità. Quanto ha sofferto, da questo punto di vista, in Germania la Fiorentina. Così come sotto l’aspetto tattico. Almeno per un’ora di gioco: continua inferiorità numerica sulle fasce, oltre alla differenza di passo tra gli esterni tedeschi e quelli viola. Sanchez e Olivera spesso senza raddoppi, tanti rischi provenienti dagli esterni. Con Tatarusanu salvato solo dall’imprecisione sottoporta del Borussia.

E poi quella cattiveria, quella voglia di vincere, di arrivare al risultato a cui faceva riferimento Astori. Bernardeschi e Chiesa, due nuove forze per Sousa e per certi versi anche trascinatori in questo senso. Giovedì forse l’ultima ancora di salvataggio, appuntamento decisivo per continuare a credere ancora in qualcosa. E non rischiare di dire addio ad ogni obiettivo, con zero stimoli, già a febbraio.

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