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Editoriali

Esonero Pioli, ripensamenti e tanta confusione: la Fiorentina è nel caos

Alessandro Ferrari e Rocco Commisso - Fiorentina

Dopo il fallimento tecnico, emerge una crisi di gestione che affonda le radici nel cuore del Viola Park

È davvero difficile provare a elaborare un’analisi del caos che sta avvolgendo la Fiorentina in questi giorni. Il peggior avvio della storia centenaria, la contestazione dei tifosi, le dimissioni di Pradè. Ieri un’altra pagina importante (e inevitabile): l’esonero di Pioli.

La società gigliata ha provato insistentemente a trovare un accordo economico per risparmiare qualcosa, visto il pesantissimo contratto che lega il club con l’ormai ex tecnico della Fiorentina, ma Pioli non ne ha voluto sapere. E allora in mattinata è arrivato l’ok di Commisso per l’esonero. Ognuno coi suoi soldi fa quello che vuole, ma da parte di chi sono sempre state riconosciute grandi doti umane ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Un venirsi incontro, almeno. Perché è vero che le responsabilità non sono tutte di Pioli, ma che il tecnico ci abbia capito poco o nulla nella sua seconda avventura da allenatore a Firenze è indiscutibile. Probabilmente, Pioli è finito vittima di quello ‘status’ guadagnato con lo Scudetto a Milano. Quello status che tutti pensavamo potesse aiutare a fare il salto di livello, invece è stato soltanto un enorme boomerang per lui. Lo dimostra anche lo spiacevole epilogo di questi quattro mesi disastrosi.

E ora che succede? La squadra è affidata a Galloppa per la sfida di domani contro il Mainz e quasi certamente anche a Genova. Una scelta ragionevole in un momento del genere, che però rappresenta uno dei tanti ripensamenti della Fiorentina in questi giorni rocamboleschi, visto che poche ore prima la società si diceva fermamente intenzionata ad affidarsi subito a un nuovo allenatore.

Fino a ieri mattina, infatti, Roberto D’Aversa era quasi certo di sedere sulla panchina viola. Poi la società viola ha cambiato idea, spaventata dalla reazione negativa di una piazza che prometteva ripercussioni pesanti se fosse stato l’ex Empoli il sostituto designato di Pioli. Difficile non essere d’accordo coi tifosi, se si guarda al recente curriculum del tecnico abruzzese, fatto di esoneri e retrocessioni in serie. Francamente, sembra incredibile che un profilo come quello di D’Aversa possa essere andato così vicino a sedersi sulla panchina della Fiorentina in un momento così delicato. C’è dunque da domandarsi perché la società sia andata su questo allenatore. E qui apriamo un altro capitolo, quello delle decisioni dentro il Viola Park.

D’Aversa, infatti, è un nome vicino a quello di Daniele Pradè, direttore sportivo dimissionario che però ha ancora diversi uomini di fiducia nell’organigramma della Fiorentina. Tuttavia, una parte della società non condivide questa linea, tanto da averla affossata dopo la reazione molto negativa della piazza (e del tifo organizzato, secondo canali ufficiosi). Insomma, dentro la Fiorentina ci sono idee diverse, anche opposte. Tutto questo si riflette in lunghi tempi morti oppure in decisioni che vengono prima prese e poi sconfessate.

Anche perché, ufficialmente, non c’è neanche il capo dell’area sportiva. In realtà, la decisione è stata presa: sarà Roberto Goretti a venire promosso direttore sportivo. Un’altra scelta interna, dopo quelle che portarono a dare in mano le responsabilità della Fiorentina a Ferrari e Pradè dopo la morte di Barone. Vedremo se, in questo caso, si tratterà di una promozione ‘a tempo’, fino al termine della stagione, in attesa di trovare il ds che prenderà in mano l’area sportiva in futuro. Ma non ci stupiremmo se alla fine Goretti continuasse a ricoprire quel ruolo. Così come non ci cascherebbe la mascella se, nel caso arrivassero 2 vittorie con Mainz e Genoa, Galloppa venisse confermato allenatore della prima squadra per il resto della stagione.

È questo il modus operandi degli ultimi anni di gestione Commisso: l’adozione della scelta interna. Un modo di agire che, in un momento del genere, racconta di una distanza (fisica, ma anche di competenze sul mondo del calcio) che il presidente non riesce più a colmare. Il vuoto di potere dopo la scomparsa del suo braccio destro sta presentando il conto e al momento la Fiorentina avrebbe un disperato bisogno della sua presenza decisionale. Di un presidente – o almeno di qualcuno in sua vece – che possa rimettere a posto le cose, che stanno sfuggendo di mano ai suoi dipendenti. Magari affidandosi a uomini di calcio navigati, che possano gestire per lui una situazione davvero difficile. A questa società serve aggiungere e sostituire, non rattoppare.

La squadra è ultima in classifica, è affidata all’allenatore della Primavera, il presidente è lontano e non parla pubblicamente, all’interno del Viola Park le decisioni sono tutt’altro che univoche. Insomma, la Fiorentina è in totale confusione. C’è solo da augurarsi che questa proprietà, un passo alla volta, sia in grado di diradare le tante nubi che si sono accumulate sopra Firenze.

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