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De Sisti: "Se avessi vinto lo scudetto, oggi sarei al posto di Nardella. Socrates era un contestatore nato"

 

Le dichiarazioni dell'ex centrocampista e allenatore viola sulla sua esperienza a Firenze

L'ex centrocampista della Fiorentina, Giancarlo De Sisti ha parlato a La Repubblica per i suoi 80 anni: "A Firenze ero un re, ma l'ultimo anno, nel 1974, fu tormentato. Mi ero infortunato e non avevo un buon rapporto con l'allenatore Gigi Radice.

Un giorno feci una cosa che non si fa. Gli dissi: io in panchina non ci vado, è già tanto se ci va lei". ALLE MANI CON RADICE. "Sì, mancò poco, successe prima di una partita a Foggia. Era da poco nata la mia seconda figlia e io avevo chiesto a Radice di non farmi partire se non aveva intenzione di farmi giocare.

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Lui mi fa: parti, perché non ho deciso. Poi, la sera prima del match, ricordo che stavo vedendo un incontro di Nino Benvenuti, mi chiama e mi fa: non posso farti giocare. Scoppiò un parapiglia. Andai dal presidente Ugolini e chiesi di essere ceduto".

SCUDETTO. "Era la Fiorentina yé-yé, Pesaola allenatore. Conquistammo la certezza matematica dello scudetto vincendo a Torino con la Juve, non so se rendo l'idea". ALLENATORE DELLA FIORENTINA. "Presi la squadra a metà anno e la riportai su.

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L'anno dopo sfiorammo l'impresa. Mi avevano fatto notare che la Fiorentina aveva vinto uno scudetto nel 1956 e uno nel 1969. Era il 1982, pareva l'allineamento degli astri: uno scudetto ogni 13 anni. Arrivammo all'ultima giornata a pari punti.

La Juve sconfisse su rigore il Catanzaro, dopo che sullo 0-0 Brio aveva fatto un colossale fallo in area su Borghi. Noi, a Cagliari, non giocammo bene ma annullarono un gol regolarissimo a Ciccio Graziani e finì 0-0. Fummo derubati.

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Infatti a Firenze nacque lo slogan famoso ancora oggi: meglio secondi che ladri. Se avessi vinto quello scudetto, sarei ancora al posto di Nardella". ANTOGNONI. "Dopo lo scontro con Martina, portiere del Genoa, non ricordo chi dei miei giocatori venne da me in panchina e disse: Antognoni è morto".

SOCRATES. "Lo spogliatoio era spaccato e Socrates non aveva tanta voglia, fumava pure sul pullman verso lo stadio. Un giorno Eraldo Pecci lo afferrò per la barba mentre era steso sul lettino a fare massaggi: te sei preso un miliardo e non voi fatica?'.

Un contestatore nato. Ricordo che eravamo in ritiro a Pinzolo in Trentino e dovevamo giocare in amichevole a Novara. Lui non si capacitava e si mise vicino a me sul pullman per farmi vedere sulla cartina quanta strada dovevamo fare.

Due ore a lamentarsi. Quando so' sceso gli ho detto: a' Socrate, me le hai fatte quadrate". MORTE SFIORATA. "Successe all'inizio della stagione, sub-ascesso dentale, operazione al cervello, avrei dovuto fermarmi sei mesi. Andavo in panchina con gli psicofarmaci.

Il presidente Pontello mi disse: ti affianco Valcareggi, ma io non me la sentivo, in squadra ci deve essere un capo solo e lasciai". REGALO PER GLI 80 ANNI. "Rimettermi dal mal di schiena e stare tra gli affetti. Sono stato fortunato.

Da ragazzo di borgata a commendatore della Repubblica per meriti, sempre rispettando le regole. Nella vita contano tre cose: il sudore, la fortuna e la consapevolezza dei propri limiti. Io sono andato forte su tutte e tre".


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