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Dal grande vantaggio al (sempre maggiore) ritardo. E la programmazione? Sperando Pioli non ci ripensi

Dalle dimissioni di Palladino sono passati 13 giorni. Dall’essere avanti sulle altre la Fiorentina rischia di essere in enorme ritardo

Al fischio finale di Udinese-Fiorentina (domenica 25 maggio), Palladino annunciò che tra lunedì e martedì si sarebbe incontrato con la società per programmare la prossima stagione. Nel discorso, ovviamente, sarebbero rientrate decisioni e strategie su prestiti, riscatti e rinnovi. Cosa che, evidentemente, è stata fatta, visto che nella conferenza di Pradè, Commisso e Ferrari sono state annunciate diverse scelte (27 maggio).

Altrove, invece, stava iniziando a profilarsi un enorme valzer delle panchine, con tanta diffusa incertezza, mai come quest’estate. Roma, Atalanta, Inter, Milan, Napoli, Lazio, Juventus sembravano navigare tutte a vista. La Fiorentina pareva avere un enorme vantaggio temporale e idee chiare. In pratica: programmazione (concetto che raramente è andato a braccetto con questa proprietà, ma anche con quella precedente). Certo, il clima di contestazione aveva già iniziato a fare capolino, tra la sfida col Bologna e quella di Udine, ma non era ancora esploso del tutto finché non sono arrivate le dimissioni di Palladino (28 maggio). Da lì è sostanzialmente esploso il malumore generale, tra comunicati e striscioni del tifo, rumors e ricostruzioni più o meno verosimili (su cui calerà l’oblio in virtù della clausola di riservatezza stipulata tra Palladino e la Fiorentina).

Da trovarsi in grande vantaggio, dunque, la Fiorentina si sta trovando in ritardo. Non che la scelta di confermare Palladino esaltasse i più (già quando venne annunciato il suo prolungamento pre-Betis la notizia non venne accolta tra gli urrà), ma poter ripartire all’insegna della stabilità e con le idee già chiare, nel mentre altrove regnava l’incertezza, avrebbe potuto rappresentare un vantaggio per la Fiorentina. In fondo era arrivato un sesto posto, il record di punti dell’era Commisso etc etc. In questo intreccio tra passato e ipotetico futuro, il presente è ancora nebuloso. Il nome scelto per ripartire era chiaro: Pioli (Sarri, finché ci sarà Commisso, non sarà mai preso – ormai dovrebbe essere chiaro -). Poi ci si è messa la Nazionale, Spalletti, Ranieri etc etc.

Serve ancora aspettare, insomma, per quanto rimanga grande fiducia su Pioli. Altrove hanno scelto. Non è detto che abbiano fatto la cosa giusta, vedi Juric-Atalanta, Gasperini-Roma, Sarri-Lazio, Milan-Allegri o Chivu-Inter, mentre alla Juve (per adesso) c’è ancora Tudor. E la programmazione? Niente da fare. Certo, fosse rimasto Palladino, con quel malumore che l’ex tecnico covava dentro (nei confronti di Pradé? Probabile, anzi probabilissimo) e che poi ha indotto il tecnico a mollare dando le dimissioni (risulta davvero difficile credere che Palladino si sia dimesso per le pressioni, per qualche coro e uno striscione), sarebbe potuta essere una partenza complicata. Ma intanto, 13 giorni dopo, continua a regnare l’incertezza. E ora?

La situazione è in divenire, col ritorno di Pioli che rimane ad oggi la pista più calda, salvo dietrofront (Pioli non dovrebbe approdare in Nazionale, in virtù di un accordo con la Fiorentina che c’è già). La speranza è che si trovi presto una soluzione definitiva, ufficiale e che spazzi via le incertezze. E che il proverbiale ‘non ci faremo trovare impreparati’ non diventi l’ennesimo ritornello disatteso. E questo perché, al netto del gradimento nei confronti che si possa o meno avere sulla scelta di Stefano Pioli, c’è tutta una serie di decisioni da prendere in fretta: Gudmundsson, il ritorno di Biraghi e le voci su Gosens alla Roma, Parisi, Beltran, i prestiti che rientreranno, la clausola di Kean (per indurlo e convincerlo a rifiutare un’offerta di un top team servirebbe una situazione decisamente meno nebulosa e magari un tecnico che gli dia garanzie e lo coccoli – come fatto da Palladino), Dodo etc etc. Tra un mese ricomincerà la stagione. Ok, c’è ancora tempo, ma neanche più di tanto. Il momento in cui si gettano le basi è adesso. E in questo, anche quest’anno, la Fiorentina rischia di ri-trovarsi in ritardo.

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