Un decennio diviso in due parentesi, tra luci ed ombre: Montella, Sousa e Italiano, quel 2016 e l’ultimo mercato
«Riportare la bellezza a Firenze». Era questo il primo obiettivo di Daniele Pradè in quell’ormai lontanissimo maggio-giugno del 2012. Assieme a Edoardo Macia fu capace di costruire la squadra forse più bella degli ultimi 20 anni. Fu lui a convincere il club a lasciar perdere l’ipotesi Claudio Ranieri e a puntare su un ragazzo che aveva appena iniziato la sua carriera: Vincenzo Montella. Il resto, è storia. Il centrocampo Aquilani-Pizarro-Borja Valero; Gonzalo Rodriguez e Cuadrado, Ilicic e Joaquin. Soprattutto, Mario Gomez e Giuseppe Rossi. Due operazioni clamorose e allo stesso tempo maledette, scrive il Corriere Fiorentino.
SOUSA E IL 2016. Di certo, il fiuto per gli allenatori, è sempre stato il suo tratto distintivo. Dopo Montella puntò (a sorpresa) su Paulo Sousa col quale la Fiorentina si issò addirittura fino al primo posto in classifica. Una prima parte di stagione straordinaria, culminata però in uno dei punti più bassi mai toccati: quel mercato di gennaio 2016 in cui tutti aspettavano i rinforzi per puntare almeno alla Champions salvo poi ritrovarsi con Benalouane. Non a caso, a fine stagione, si chiuse la sua avventura. Dopo Samp e Udinese ecco il ritorno a Firenze nel 2019. Chiamato da Commisso (si sussurra) su consiglio di Matteo Renzi.
BARONE E L’ULTIMO MERCATO. Iniziano lì altri sei anni pieni di contraddizioni, di silenzi, accontentandosi di un ruolo secondario all’ombra di Joe Barone in cui era sempre lui a metter la faccia sugli errori e mai, al contrario, sulle scelte azzeccate. Una su tutte: Vincenzo Italiano. Perché fu Pradè a sceglierlo, mentre c’era chi (dopo lo strappo con Gattuso) avrebbe chiuso per uno tra Cannavaro e Pirlo. Certo, col tecnico siciliano il rapporto non è sempre stato buonissimo (anzi) tanto da arrivare (lo scorso anno) alla caduta di stile dopo Bologna-Fiorentina e rinfacciandogli pubblicamente (giugno scorso) le finali perse. Gli ultimi mesi, son stati i più complessi. Responsabile a 360 gradi del mercato ha costruito prima una Fiorentina capace di chiudere al sesto posto col record di punti dell’era di Commisso finendo comunque nel mirino della curva. E poi i 92 milioni spesi quest’estate, convinto di poter «vincere» e di puntare in alto salvo ritrovarsi sempre più contestato e, soprattutto, con la squadra in piena zona retrocessione.

Di
Redazione LaViola.it