Il presidente del Coni parla dello sport italiano e della ripresa: “Avrei chiuso tutti in una stanza per produrre un documento condiviso”
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parla così al Corriere dello Sport: «Senza voler fare polemica, per carità, io avrei chiuso dentro una stanza la Federcalcio, la Lega di A, l’Assocalciatori, gli allenatori, le televisioni e gli organismi internazionali, Fifa e Uefa, e non li avrei fatti uscire finché non avessero prodotto un documento condiviso. La stessa cosa per B e Lega Pro. Tu cosa sei disposto a lasciare sul tavolo se la stagione non si conclude? E tu, televisione, il 5, il 10, il 15 per cento? Tu, federazione, sei pronta a partecipare a un fondo di solidarietà? E voi, calciatori, a quanta parte dello stipendio rinunciate? Fifa e Uefa, che fate, attingete alle vostre riserve?, come contribuite? Ti rendi conto che a tutt’oggi le televisioni che tirano fuori 1 miliardo e quattrocento milioni non hanno nemmeno un pezzo di carta della Lega sulla base del quale sviluppare il tema dell’immediato? Spostiamo avanti di un anno la Melandri? Spalmiamo sulle prossime stagioni? Niente: si procede a vista, per ipotesi, con una conflittualità che danneggia qualsiasi progettualità».
«Gravina lo sento tutti i giorni, comprendo le difficoltà del momento e capisco che voglia portare a termine la stagione. Parla di luglio, agosto, settembre, ottobre, addirittura della prossima Serie A articolata in due gironi con i playoff e i playout. Quello che manca è un piano preciso, chiaro, praticabile e convincente. Logistica, transportation. Si parla solo di tagli degli stipendi dei calciatori, ovvero si è partiti dalla fine o quasi, di accordi in alto mare, e adesso di un protocollo medico che dovrà passare al vaglio dell’ISS».
DUE FASI: LA PRIMA. «La ripresa dell’attività. Banalmente, l’allenamento. Spero che il Governo la autorizzi il prima possibile. Mi auguravo che si potesse già partire dopo Pasqua, poi il 27, ma hanno convenuto che la data giusta sia il 4 maggio. Superfluo sottolineare che è imprescindibile il sacrosanto rispetto dei parametri indicati dai medici, accesso, distanze e altro. È necessario rimettere in moto la macchina atleta che non può restare ferma per troppo tempo a prescindere dalla data dell’impegno agonistico. Sei mesi, otto mesi, un anno e tre mesi per gli olimpici. Attenzione, però, quando parlo di ripresa degli allenamenti la intendo aperta tanto all’atleta individuale quanto alla squadra, sempre che lo sport di riferimento lo consenta».
NON SOLO CALCIO. «Lo sport non può essere e non è soltanto il calcio di Serie A. Sono le centinaia di migliaia di persone che lo praticano nei circoli. In Italia ce ne sono 130mila e hanno tutti problemi economici rilevanti a causa della pandemia. Il danno che subiranno queste 130mila realtà è notevolmente superiore a quello del calcio. La Pellegrini e tutti gli altri atleti che sento ogni giorno sono molto risentiti con chi parla esclusivamente dei problemi del calcio trascurando quelli di sportivi che hanno esigenze e urgenze identiche, se non addirittura superiori. Prendiamo Federica: abita con il suo allenatore a trenta metri dalla piscina dove si allena. Mi devi spiegare che grado di rischio potrebbe mai correre se domattina potesse rimettersi a nuotare. E la Goggia che deve recuperare dall’infortunio al braccio?».
Di
Redazione LaViola.it