Ok la vittoria, ma la Fiorentina doveva fare di più. Nzola però si salva con il movimento sul rigore: questo devono fare le punte
Tre punti, e basta. E meno male che la gara col Cukaricki doveva essere la pillola per curare il mal di gol e per riprendere slancio. Una rete su rigore e poi, di fatto, il nulla. Brutta, la Fiorentina di ieri, che risultato (e classifica) a parte si porta dietro solo brutte sensazioni: l’ennesima prova deludente di Nzola (nonostante il secondo timbro stagionale), l’infortunio di Mandragora, ed un’altra risposta negativa da chi invece dovrebbe sfruttare queste occasioni per mettersi in mostra. Così scrive il Corriere Fiorentino.
I MOVIMENTI. Fuori Terracciano, Parisi, Quarta, Mandragora, Arthur, Barak, Nico Gonzalez, Kouame e Beltran, e dentro Christensen, Pierozzi (all’esordio da titolare), Milenkovic, Maxime Lopez, Duncan, Ikonè, Sottil, Bonaventura e Nzola. Nove cambi insomma, per una partita che i viola erano obbligati a vincere e, possibilmente, segnando parecchio. Era Nzola, inutile girarci tanto attorno, l’osservato speciale. L’uomo chiamato a lanciare finalmente qualche segnale di vita, dopo un avvio di stagione (molto) più complicato del previsto. Ripensando al match d’andata infatti, la tavola sembrava apparecchiata a posta per l’ex Spezia. Un avversario (decisamente) alla portata e, soprattutto, una difesa a dir poco perforabile. Rigore conquistato (con attacco alla profondità) e trasformato in avvio, dimostrazione di come tanto (se non tutto) dipenda proprio dai movimenti delle punte. Sta a loro, buttarsi negli spazi. Lo aveva fatto Beltran al Franchi (e si era sbloccato pure lui), e l’ha fatto ieri l’angolano.
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Redazione LaViola.it