Le dichiarazioni dell’ex commissario tecnico dell’Argentina Sub-23 e attuale vice di Pekerman con la nazionale venezuelana
Dal Semillero del Mundo fino al centro federale di Ezeiza. Se c’è un allenatore che conosce bene Nico Gonzalez quello è Fernando ‘El Bocha’ Batista. L’attuale vice di Pekerman alla guida del Venezuela ha recitato un ruolo importante nella carriera dell’attuale attaccante della Fiorentina, prima da coordinatore del settore giovanile dell’Argentinos Juniors e poi da ct dell’Argentina Sub-23 con cui ha vinto il Panamericano di Lima prima di essere chiamato da Scaloni qualche mese più tardi. Per commentare la prima stagione sin qui in maglia viola del classe 1998, LaViola.it lo ha contattato in esclusiva:
Qual è il primo ricordo che lo lega a lui?
“Da bambino era molto volenteroso e la sua famiglia lo ha sempre supportato. C’è un aneddoto: i primi mesi all’Argentinos Juniors non giocava titolare, era in quel processo di crescita che capita a tutti i ragazzi e sua mamma un paio di volte era venuta a chiedermi il cartellino per fargli cambiare squadra. Io all’epoca ero il coordinatore del settore giovanile e gli ho sempre negato questa possibilità. Ogni volta che rivedo la sua famiglia ricordiamo questi momenti: doveva avere pazienza e crescere, perché non avevamo dubbi che potesse diventare un calciatore. Certo, quando aveva 10 anni era difficile prevedere che potesse diventare il giocatore che è oggi, ma si vedevano delle qualità. A 16-17 anni ha iniziato a giocare con la Reserva (Primavera, ndr) e poi il resto della storia lo conoscono tutti”.
Ha avuto modo di sentirlo di recente?
“Cerco di mantenere un rapporto con tutti i giocatori che ho allenato, non solo per l’aspetto calcistico ma anche nella vita. Ho avuto modo di sentirlo la scorsa estate quando si è trasferito a Firenze e negli scorsi mesi quando aveva il covid. Cerco di farmi sentire nei momenti difficili”.
Come lo ha visto in questi primi mesi in maglia viola?
“Posso dire che ha avuto meno problemi di ambientamento rispetto ad altri: si è adattato rapidamente ed è diventato subito importante per la squadra. È un giocatore di élite e per questo gioca in Nazionale: mi fa molto piacere il suo presente alla Fiorentina e sono sicuro che col passare del tempo migliorerà ancora”.
In cosa nello specifico?
“Ogni giocatore fino all’ultimo giorno di allenamento deve provare a migliorarsi. Lui deve migliorare a giocare col suo piede debole e ad essere più lucido e tranquillo quando si trova davanti al portiere, ma non ho dubbi che ci riuscirà in futuro. E’ un competitore nato, ha molte qualità a suo favore, ma deve continuare a lavorare. Ha 24 anni ed è ancora molto giovane, ma gioca già in un campionato competitivo come quello italiano. Conoscendolo, mi immagino che cerca di migliorare giorno dopo giorno”.
Sin qui ha collezionato 3 gol e 7 assist, ma sia Italiano che i tifosi si aspettano un apporto maggiore in termini di gol…
“Nico non è un centravanti, non è quello che deve finalizzare le azioni, ma ha altre caratteristiche come rompere le linee, giocare sulla fascia, inserirsi e creare occasioni da gol. L’allenatore vede tutto ciò e gli chiede ancora di più, ma non è un goleador. Io credo che un altro dei suoi punti di forza sia il gioco aereo perché riesce sempre a prendere il tempo ai difensori e gli ho visto fare molti gol di testa qui in Argentina”.
C’è un aneddoto che vi lega?
“Sono stato il primo a convocarlo in Nazionale per il Panamericano di Lima nel 2019, quando per tutti era uno sconosciuto, tranne che per me: pensavo che potesse esserci utile in quel momento e in futuro anche per la Nazionale maggiore. Per fortuna non mi sono sbagliato, ma mi ricordo che all’esordio contro Panama venne espulso per gioco pericoloso con il portiere avversario e prese due giornate di squalifica. Era molto triste per come la sua espulsione avesse pesato sulla squadra, ma gli dissi che noi ci saremmo qualificati alla fase finale e lui ci avrebbe dato una mano a vincere il torneo. Così è stato e infatti ha giocato la semifinale e la finale”.
Nelle ultime settimane sono stati accostati ai viola due difensori come Medina e Senesi, che lei conosce molto bene…
“Mi sembrano due eccellenti difensori e lo stanno dimostrando in Europa. Hanno caratteristiche simili: sono due centrali mancini e nel mondo non ce ne sono molti. Entrambi sono dotati di buona tecnica e provengono da due scuole importanti come quella del River Plate e del San Lorenzo, inoltre hanno molta fisicità e mentalità vincente. Medina può giocare anche terzino sinistro ed è già nel giro della Nazionale maggiore, Senesi ancora no ma sono sicuro che in futuro verrà convocato. Facundo è più un marcatore e ha uno stile di gioco più aggressivo, mentre Marcos è più elegante col pallone tra i piedi, ma entrambi sono in grado di impostare il gioco da dietro”.
C’è qualche giovane che consiglierebbe a Burdisso?
“Con Nico abbiamo un buon rapporto, ma non voglio fare nomi. In passato quando era al Boca mi ha chiesto qualche info per qualche giocatore, ma lui ha molte conoscenze e sa muoversi molto bene nel calcio argentino e in quello internazionale. Si è preparato molto bene per l’incarico che svolge oggi. In poco tempo al Boca aveva fatto un grande lavoro portando 4-5 giocatori che adesso sono molto importanti. La scelta della Fiorentina di affidarsi a lui credo sia azzeccata”.
Di
Mattia Zupo