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Antognoni: «Oggi non vedo fiorentinità. Con Commisso non ci siamo trovati, mi sono sentito degradato»

Le parole dell'Unico Dieci sulla situazione della Fiorentina: «Alla squadra manca tranquillità, la piazza è esigente ma non fa mancare il suo sostegno»

Su La Nazione lunga intervista a Giancarlo Antognoni, che ripercorre varie tappe della sua storia con Firenze: «Sono orgoglioso di non aver mai abbandonato la città e oggi la gente mi ripaga per questa scelta. Però erano altri tempi, i giocatori erano più vincolati alle società. Per questo oggi non me la sento di condannare chi sceglie in maniera diversa»

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CECCHI GORI. «Vittorio è un passionale, fin troppo generoso e innamorato di Firenze. Lo ha dimostrato più con i fatti che con le parole. Ha sempre cercato di fare una ‘squadra competitiva senza guardare i bilanci. A un certo punto diede potere a degli amici che piano piano lo hanno portato in una situazione negativa. Mi dimisi per prendere le difese di Terim e non ci lasciammo bene. Ma alla lunga ha apprezzato la mia scelta, ora abbiamo un ottimo rapporto».

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LA VIOLA DI OGGI. Cosa non va nella Fiorentina di oggi? «Non vedo fiorentinità: lo ha detto anche Vittorio. E questo incide a livello societario. Alla squadra manca tranquillità, la piazza è esigente ma non fa mancare il suo sostegno. Ormai il singolo non vince più da solo, serve il gruppo. Un tempo si andava a cena tutti insieme, oggi mi sembra che tra i giocatori ci sia meno contatto, l'era dei social ha cambiato anche le dinamiche di spogliatoio».

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FRANCHI. Lo stadio è un cantiere: anche questo incide? «Sì, è un fattore. Rifarlo nuovo sarebbe stato meglio, per i lavori al Franchi servirà tempo ma avremo comunque uno stadio all'altezza». 

DEGRADATO. Non c'era all'inaugurazione del Viola Park, la vedremo ai festeggiamenti per il centenario? «lo festeggio con la gente, non con le proprietà. Sono sempre stato coerente con tutti: società e tifosi. In campo le giocate facili non mi piacevano, facevo sempre la scelta più azzardata, così anche fuori. E la mia dignità me la gioco con tutti. Con Commisso non ci siamo trovati, mi sono sentito degradato senza motivo». 

RIMPIANTO. Un rimpianto? «Non aver mai dato uno scudetto a Firenze. Senza nulla togliere a Miani che mi ha sostituito, sono convinto che senza il mio infortunio nell'82 ce l'avremmo fatta. Il modo in cui lo vinse la Juventus non mi è mai andato giù. Nessuno mi restituirà quello scudetto ma l'amore dei fiorentini vale più di tutto e rimane per sempre».

TOP 11. «La schiero con il 4-3-1-2 come una volta. In porta Galli, a destra Gentile, a sinistra Contratto; centrali Passarella e Celeste Pin; De Sisti capitano, poi Merlo e Bertoni; io alle spalle di Graziani e Pasquale lachini».


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