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Rocco amareggiato, ma i fiorentini sono con lui, lo dicono i sondaggi. Ora conta solo la squadra. Italiano può fare più di così?

Commisso

Il presidente si è detto amareggiato per lo striscione a Ponte Vecchio. Ora però è tempo di sotterrare l’ascia e tornare a pensare solo alla squadra

Rocco Commisso è amareggiato e sconfortato. Lo ha detto lui parlando ai canali ufficiali della Fiorentina. Si sente offeso eppure i sondaggi di LaViola.it parlano chiaro. Ben il 74% dei votanti non la pensa come la Fiesole. E una percentuale molto ampia ha promosso il mercato invernale dei viola. Possibile che uno striscione non firmato al Ponte Vecchio possa far dimenticare il resto?

Possibile che il sentimento preponderante sia dettato da uno striscione al Ponte Vecchio, ribadiamo non firmato, a fronte della testimonianza di migliaia di tifosi che hanno votato i nostri sondaggi? Sondaggi che per altro il presidente conosce molto bene visto che li ha citati nella sua intervista. I messaggi a sostegno di Rocco sono ben maggiori delle critiche che gli sono arrivate.

Che poi Firenze sia spaccata non è certo una novità degli ultimi anni

Chi conosce la storia di questa splendida città sa che ci si divide su tutto e su tutti. E’ una delle caratteristiche principali del fiorentino. Anche se questo aspetto non viene mai colto fino in fondo da chi arriva da lontano.

A Firenze c’è chi è contento di aver venduto Vlahovic e aver fatto la più grande plusvalenza della storia della Fiorentina. C’è chi è felice nel poter constatare che la Fiorentina è la squadra che ha incassato di più al mondo nel mercato di gennaio.

Ma nella stessa città c’è chi invece non è affatto contento di questa cessione. Chi magari la domenica è più attento al campo che ai bilanci. Ma questi evidentemente sono in minoranza. Dopo un’operazione alla Vlahovic è normale che qualcuno non possa essere soddisfatto. Rocco si concentra su una minoranza a fronte di una maggioranza che parallelamente allo striscione di Ponte Vecchio ha risposto con quello al Franchi “In Rocco we trust”.

Ora però occorre sotterrare l’ascia di guerra

Ora che tutti hanno parlato. Ora che tutti hanno manifestato i propri sentimenti è tempo di tornare a guardare a l’unica cosa che conta: la squadra. Italiano viene da giornate complicate in cui deve ricostruire una squadra sulle caratteristiche dei nuovi attaccanti. Parallelamente aspetta il ritorno di Torreira, unico regista rimasto in rosa. E spera di poter recuperare al meglio gli acciaccati da Biraghi a Piatek passando per Saponara.

Insomma giornate intense e dure al centro sportivo anche per il tecnico della Fiorentina. Anche perché, nonostante Vlahovic non ci sia più, già dalla Lazio la speranza di tutti i tifosi è quella di rivedere sempre la stessa squadra ammirata nel girone di andata.

Ma dovremo tener presente che il lavoro di Italiano richiede applicazione e tempo per essere assimilato. E non sarà facile per i nuovi arrivati calarsi velocemente in questa nuova realtà. Il lavoro quotidiano è l’unica arma a disposizione per Italiano che non può far altro che proseguire con il suo lavoro, a testa bassa.

Da parte dei tifosi servirà pazienza. Si dovrà accompagnare la squadra in questa nuova, delicata, fase per non gettare a mare una stagione molto interessante. La partenza di Vlahovic non è un dettaglio. A Italiano si chiede un altro miracolo. Come se portare una squadra che da anni lottava per non retrocedere in lotta per l’Europa non bastasse. Ora gli si chiede di portare quella squadra, senza quell’attaccante, ma con altri giocatori tutti da scoprire a ripercorrere il girone d’andata.

E se Italiano il suo miracolo lo avesse già fatto? E se questa Fiorentina fosse già al massimo delle proprie capacità?

Sono pochi i giocatori nella rosa della Fiorentina che ad oggi non hanno reso. Dragowski, Castrovilli e pochi, pochissimi, altri. Oggettivamente gli altri stanno andando anche oltre gli standard a cui ci avevano abituato. Certo qualche gol da Gonzalez e Ikoné è lecito aspettarseli ma la loro carriera ci rivela che bomber non lo sono mai stati.

Dunque fiducia e speranza in Cabral. Attaccante davvero forte, che vede la porta come pochi. Che ha lo sguardo di quello che sa dove vuole arrivare. Ha i famosi occhi della tigre. A lui è chiesto non solo di far dimenticare Vlahovic ma anche di calarsi immediatamente negli schemi di una Fiorentina che viaggia a memoria da mesi.

Dunque voltiamo pagina. Forza Fiorentina, forza Italiano e forza Cabral!

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