Paolo Maldini, colpito dal Virus: “Come un’influenza un po’ più brutta. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto…”
Parla così Paolo Maldini, colpito dal Coronavirus, al Corriere Della Sera racconta il suo stato di salute e di come dovrà ripartire il calcio:
ADESSO. “Ora sto abbastanza bene. Il peggio è passato. Ho ancora un po’ di tosse. Secca. Ho perso gusto e olfatto, speriamo tornino. È stata come un’influenza un po’ più brutta. Ma non è una normale influenza. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto… È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce”.
PAURA. “Un mio amico ha avuto problemi respiratori, è ricoverato all’ospedale di Legnano, non dorme, ha gli incubi… A me è andata meglio. Anche Daniel vive con noi, anche lui ha dolori e febbre. Ma è talmente giovane… Mi pare che in famiglia sia quello che l’abbia presa in forma più leggera. Mia moglie e Christian hanno fatto il tampone e sono negativi. Ma siamo convinti che pure loro abbiano preso il virus, e ne siano già usciti. Psicologicamente mi ha aiutato l’idea di non avere più i genitori. Intendiamoci: darei qualsiasi cosa per avere qui mio papà, anche solo per cinque minuti. Mia mamma Maria Luigia si è spenta con lui, se n’è andata tre mesi dopo. Ma se ci fossero ancora, con tutta la famiglia malata, sarei stato molto in ansia per loro”.
CALCIO. “Doveva fermarsi prima il calcio. Già giocare a porte chiuse è una violenza, per i tifosi e per i calciatori. Giocare a porte aperte Liverpool-Atletico, con 4mila tifosi madrileni sugli spalti, quando già si sapeva che Madrid era un focolaio, è stata una follia. Quando si è giocata Atalanta-Valencia l’allarme non era ancora scattato, ma ora sappiamo che quella serata è una delle cause del focolaio di Bergamo”.
RIPARTENZA. “Un finale di campionato ci deve essere, e ci sarà. Ma quando non possiamo dirlo ora. Capisco che per la gente sarebbe uno svago prezioso. Ma nel calcio è impossibile non soltanto giocare, ma pure allenarsi senza contatto. E poi è giusto mettere tutte le squadre sullo stesso piano. Alcune, come la Sampdoria, sono più colpite. Sono positivi alcuni tra i giocatori più rappresentativi della Juve”.

Di
Redazione LaViola.it