La Nazione – Fiorentina, ora facci vedere chi sei. Col Bologna per la svolta

Momento delicato per la Fiorentina. Oggi i viola devono reagire e battere il Bologna per iniziare a raddrizzare la rotta

Il derby dell’Appennino arriva in un momento delicato per la Fiorentina; è un richiamo molto energico, una sfida senza sottintesi e se vogliamo quasi una provocazione: insomma, Fiorentina facci vedere chi sei. Imperativo non più rimandabile, semmai, considerati i risultati maturati e, soprattutto, la ’disperata’ ricerca di sé stessa. La condanna, a ora, della squadra (e di riflesso di Pioli) è di giocare sempre partite chiave per il futuro prossimo e per la stagione. Naturalmente contro un avversario che spesso è tra i più in forma, scrive La Nazione.

Oggi i viola saranno al ’Franchi’ (delle polemiche) per capire se il rotondo successo contro il Rapid Vienna era solo l’inizio di un percorso diverso verso la vera Fiorentina, come si è augurato Stefano Pioli dopo lo 0-3 maturato in Austria. L’allenatore sta trasmettendo qualcosa di suo alla squadra e il compito si sta rivelando più tortuoso del previsto e se sarà necessario ancora un po’ di tempo lo dirà questa sfida. Certo, il tempo in questo caso non è galantuomo come invece dovrebbe essere. Ci sono sfumature tattiche da sanare, disagi da eliminare, recuperi da sollecitare. L’atteggiamento nelle ultime gare è stato quello giusto, ma rispetto alla Fiorentina vista nella prima ora scarsa a San Siro c’è ora bisogno di un salto di continuità. E anche, ragionevolmente, spostare la linea della palla più avanti, senza per forza abbassarsi davanti all’area di porta come avviene ora.

Pioli ha scelto di sposare la linea del doppio play, con Fagioli e Nicolussi, ma anche quella che porta a due attaccanti da supportare (e sopportare, inteso come peso del gioco) e se Kean tornerà a indossare la maglia da titolare, al suo fianco ci sarà probabilmente Gudmundsson che a Vienna è tornato a scuotere la rete, ma soprattutto ad avere un impatto importante nell’economia della partita. E ora da sforacchiare, dopo l’Appennino, è rimasta la porta del Bologna. Con urgenza.