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Il vecchio cruccio dell’attacco: da un mese solo un gol a gara. Un vuoto dopo Vlahovic

Piatek Cabral

Con lo Spezia l’ultima gara con due reti segnate. La Fiorentina crea tanto ma fa fatica a far gol. Piatek e Cabral chiamati a colmare la lacuna

La vittoria del 14 febbraio contro lo Spezia è l’ultima partita in cui la Fiorentina ha segnato più di un gol. Con Piatek e con Amrabat. Negli ultimi tempi il reparto offensivo viola pare essersi involuto. Mancano i gol e il cinismo quando c’è da metterla dentro, così come sembra inaridito il dialogo con la prima punta. Il fatto che le ultime due reti siano state segnate da Torreira, il regista della squadra, è un primo segnale d’allarme, ma anche la testimonianza della capacità di Italiano a trovare soluzioni alternative in un periodo delicato. Così scrive il Corriere Fiorentino.

SOLITUDINE. La solitudine di Piatek nell’area di San Siro è la cartolina che fotografa meglio la situazione. Il polacco ha tirato una volta (fuori dallo specchio), toccato due palloni in area e non è mai stato pericoloso. Dei 17 tiri della Fiorentina solo due sono arrivati da dentro l’area, numeri simili a quelli del derby dell’Appennino (3 su 14). Insomma, esiste un problema generale, in cui rientrano pure gli esterni — che fanno una fatica tremenda a segnare — e uno particolare che riguarda il centravanti, nervo scoperto dopo la partenza di Vlahovic.

POCHI GOL PER QUANTO CREATO. La Fiorentina ha l’8° attacco della serie A, con 48 centri, eppure se prendiamo in considerazione la classifica degli Expected Goals (un indice che misura la possibilità di un tiro di andare a segno in base alla sua posizione e altri parametri) i viola sono al quarto posto (53.15), sopra il Napoli e accanto al Milan. Tradotto: troppe occasioni, anche a ridosso della porta, sono state fallite. Altri dati che fanno riflettere sono l’attitudine al possesso palla (terza squadra del campionato) e il numero dei cross (solo l’Inter ne fa di più), che si traducono in un nono posto per tiri tentati e addirittura l’undicesimo se si parla dei tocchi in area.

VUOTO. Un vuoto che finora né Piatek (che comunque ha segnato 6 volte tra campionato e Coppa Italia) né Cabral, indietro rispetto al compagno anche se con caratteristiche più simili a Vlahovic, sono riusciti a colmare. Proprio Dusan era stato il primo dopo diversi anni a riportare a Firenze il culto del bomber, del «numero 9» in grado di caricarsi la squadra sulle spalle. Sul solco di altri grandi centravanti come Toni, Gilardino o Batistuta prima di loro. Oggi però il serbo rappresenta il passato. Il presente, e può darsi anche il futuro, sono Piatek e Cabral. A loro il compito di riempire quel vuoto.

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