Tre partite in otto giorni, tra cui la più attesa della stagione, diranno molto sulle prospettive viola. Il credo trasferito da Italiano resta la garanzia più importante, anche per il futuro
Dieci giorni. Tanto ci ha messo la Fiorentina a sovvertire il trend di una stagione che sembrava iniziare a essere zoppicante. Non che prima i viola fossero già fuori dalla lotta per l’Europa o spacciati in Coppa Italia, ma la cessione di Vlahovic e il successivo 3-0 subito per mano della Lazio facevano temere che il gruppo avesse accusato il colpo, dopo aver perso il miglior centravanti del campionato a metà stagione.
Non è andata così. La Fiorentina ha vinto in Coppa Italia con l’Atalanta, guadagnandosi una succosa semifinale contro la Juventus, e in campionato ha portato a casa sei punti contro Spezia e nuovamente Atalanta. Ancora una volta, l’artefice numero uno delle fortune viola in stagione è l’allenatore, mister Italiano. Colui che era finito nel mirino della critica per le sue scelte discutibili nella disfatta con la Lazio.
“Quando abbiamo perso Vlahovic avevo il timore che fosse l’unico terminale offensivo perché gli esterni non avevano segnato molto – ha dichiarato il tecnico gigliato dopo la vittoria sui bergamaschi –, ma invece aggrappati all’identità costruita dal ritiro stiamo dimostrando di poter continuare con professionisti veri. Il lavoro sta venendo fuori”. Ecco, l’identità che il tecnico ha impresso al suo gruppo sin dal ritiro di Moena è ciò che consente ai viola di non soffrire eccessivamente della partenza di Vlahovic. Il gioco di Italiano resta lì, a prescindere da questo o quell’interprete. Ed è soprattutto il gioco che sta portando la Fiorentina a lottare contro squadre sulla carta più strutturate di lei per un posto in Europa.
Il tutto unito a uno spirito di gruppo che va rafforzandosi col passare delle settimane. Chiaro che i risultati positivi aiutino a distendere l’ambiente, favorendo il giusto clima per migliorare i rapporti interpersonali. A prescindere da ciò, l’unità del gruppo che si vede in campo, sui social e nei festeggiamenti post partita non può che essere una delle chiavi del successo della Fiorentina 2021-22. Anche qui tanti meriti vanno dati a Italiano, il quale ha fin da subito acquisito credibilità agli occhi del gruppo. Il suo calcio, i suoi metodi, il suo atteggiamento hanno convinto Biraghi e compagni sin dal ritiro di Moena. E quando tutti remano dalla stessa parte è più facile che si ottengano questi risultati.
L’entusiasmo del gruppo fa il pari con l’entusiasmo di Firenze, galvanizzata da una squadra che diverte quasi sempre, anche quando non vince. Il ritorno della capienza al 75% al Franchi e il conseguente ritorno del tifo organizzato è un grande vantaggio per la Fiorentina, che in attesa del 100% di capienza potrà tornare a sfruttare (quasi) totalmente la spinta del proprio pubblico casalingo, uno dei più caldi d’Italia.
Adesso occorre avere un po’ di equilibrio. Non era accaduta una catastrofe dopo la Lazio, non è una squadra invincibile dopo queste tre vittorie di fila. La Fiorentina ha il difficile compito di andare a caccia di continuità. Solo alla fine del campionato si potranno tirare le somme. Le prossime tre partite, racchiuse nell’arco di otto giorni, daranno ulteriori risposte sullo stato di salute dei viola. Si parte dal Sassuolo fuori casa, squadra che viene da un’esaltante vittoria a San Siro contro l’Inter e che possiede valori di alto livello, soprattutto in attacco.
A metà settimana la sfida più attesa dal popolo viola: Fiorentina-Juventus, semifinale d’andata di Coppa Italia. Inutile sprecare tante parole per spiegare come mai sia la partita cerchiata col rosso su tutti i calendari dei tifosi della Fiorentina: in un colpo solo al Franchi arrivano l’odiata rivale di sempre e il nuovo ex calciatore più odiato dalla piazza. Oltretutto, ciò si verifica in un palcoscenico di prestigio come la semifinale di coppa, unica occasione per i viola di portarsi a casa un trofeo che manca in bacheca da più di vent’anni. Infine, la sfida casalinga con l’Hellas Verona, squadra che all’andata (giusto un paio di mesi fa) mise in grande difficoltà la Fiorentina.
Tre partite che diranno molto e potrebbero indirizzare la stagione viola, nel bene o nel male. Quel che resterà, a prescindere dai risultati, è sempre e solo l’identità. Non sappiamo come finirà la stagione della Fiorentina. Non sappiamo se col passare del tempo mancheranno i gol di Vlahovic oppure Piatek e Cabral non faranno rimpiangere il serbo. Non sappiamo se i viola riusciranno o meno ad andare in Europa o ad approdare in finale di Coppa Italia, ma sappiamo che Italiano ha impresso il proprio credo calcistico in un intero gruppo squadra. E questa è un’eredità che sopravvivrà anche al tramonto di questa stagione, bene o male che vada.
Di
Marco Zanini