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Gazzetta - Da simboli a zavorre: De Gea irriconoscibile e criticato, Kean non segna più

3 min di lettura

Il mondo ribaltato di David e Moise: osannati e trascinatori con Palladino, artefici della disfatta quest'anno

C’era una volta un portiere spagnolo che parava e sembrava Superman e un attaccante italiano che sembrava Zorro. David De Gea e Moise Kean erano gli eroi di una Fiorentina allenata da Raffaele Palladino che, nella passata stagione, pur tra molti alti e alcuni bassi, è arrivata sesta in campionato, riconfermando il suo posto in Conference da dove è uscita in semifinale, contro un Betis Siviglia oggettivamente forte. Le lacune c’erano, eccome se c’erano. Ma le parate dello spagnolo (dai rigori contro la Puskas Akademia ai due neutralizzati col Milan, continuando con tante prodezze strada facendo), arrivato per scelta e convinzione a Firenze dopo un anno sabbatico e una carriera straordinaria tra Atletico Madrid e Manchester United, hanno salvato tante volte la viola. E i gol di Kean, 25 in totale, 19 dei quali in campionato, hanno esaltato la squadra risultando spesso decisivi per le vittorie dei viola. Così scrive La Gazzetta dello Sport.

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CRITICHE. «Palla a Kean», urlava Palladino. Uno schema semplice, eppure molto efficace. Ora anche il mondo dei due eroi sembra essersi ribaltato. Ed è diventato un mondo al contrario. Da eroi a simboli negativi del momentaccio viola. De Gea non è più Superman, non para spesso neppure il parabile. Gli errori si contano e pesano: da Cagliari alla prima giornata, al gol di Leao a San Siro, fino a quello di Colombo a Genova e, per finire, Sassuolo e ieri Verona. David, pur col contratto quasi triplicato, da un milione e 200 mila euro a tre milioni e 200, non sembra sicuro come prima, anzi gli ‘incontentabili’ fiorentini lo criticano a ogni azione avversaria, e Kean, peraltro, non riesce più a essere letale come Zorro con la sua spada. Sbattere si sbatte, tirare tira, ma calcia prevalentemente fuori. E il bottino è di appena tre reti. Quando nella scorsa stagione era già in doppia cifra a questo punto dell’anno

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ERRORI. Che succede allora? Hanno perso sicurezze? Sono rimasti pure loro coinvolti nel caos di una squadra in difficoltà mentale? De Gea parlava da leader del gruppo, ora non lo fa. Moise, che ha scelto Firenze, per tutto l’amore che ha saputo trasmettergli, domenica a Reggio Emilia ha litigato con Mandragora per calciare un rigore. Robe da campo e da spogliatoio. Ma malesseri. Anche se l’anima di questa squadra resta sempre lui. Non può farne a meno. Ieri Vanoli gli ha rimesso accanto il partner ideale, Gudmundsson, ma è stato il ritrovato Fagioli a lanciarlo cinque volte recapitandogli palloni da spedire in rete. Moise ha calciato alto, fuori, ha dovuto fare i conti due volte con la bravura di Montipò. Ma il gol viola è arrivato solo con il fortunoso rimpallo di Unai Nunez. 

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