Foco analizza tatticamente la sfida vinta dalla squadra di Italiano contro gli olandesi guidati da Jans
Il ritorno della Fiorentina in Europa passa per una doppia sfida che sembra portare con sé più di un’insidia. Il Twente, reduce da una striscia di risultati molto positivi, si annuncia come la guastafeste perfetta. Ma anche come un’ottima cartina di tornasole per misurare i livelli di ambizione e crescita dei viola.
LE FORMAZIONI. Italiano punta su Cabral, Nico, Venuti, Nastasic e Duncan, freschi. In mezzo la coppia Amrabat–Maleh ha ancora la fiducia del mister, come l’elettrico Sottil di questo inizio stagione e i due capitani Biraghi e Milenkovic.
Terracciano per Gollini forse anche per motivi tattici.
Jans risponde con la stessa formazione che ha battuto il Fortuna Sittard domenica scorsa, quindi con Vlap, Misidjan e Rots alle spalle di Van Wolfswinkel, Zerrouki in mezzo con Sadilek e la difesa che da destra a sinistra è formata da Brenet, Pröpper, Pleguezuelo e Smal.
LA PARTITA. Sin dal fischio d’inizio il Twente scopre le sue carte e porta subito i suoi quattro uomini davanti in pressione altissima sulla prima costruzione viola. Jans imposta la partita puntando sulla presunta orizzontalità del possesso della Fiorentina, cercando di andare a prenderla con più uomini e quindi chiudere quelli che sembrano i corridoi di passaggio abituali della squadra di Italiano. Vlap dovrebbe essere la chiave per schermare in avanti Amrabat e ribaltare le transizioni. È un 4-2-3-1 molto aggressivo, ma anche molto rigido, senza scambi di posizione.
La Fiorentina sembra accettare questa pressione, anzi, pare quasi chiamarla. Amrabat non si muove da classico regista, non indietreggia per auto incaricarsi dell’impostazione della manovra e i suoi due compagni di reparto rimangono piuttosto alti e stretti. Il piano di Italiano pare aver tenuto conto dell’avversario e svela una squadra che non cerca di uscire in palleggio ma fa girare la palla in difesa fino al momento in cui una delle ali rimane libera di andare in uno contro uno per cercarla con il lancio lungo e poi distendersi, facendo diventare gli interni una fonte di pressione e di preoccupazione per i due mediani, che a quel punto sono impossibilitati ad andare a raddoppiare sugli esterni. La Fiorentina va in vantaggio quasi subito, approfittando di un Twente che si è appena reso conto che forse la realtà è un po’ diversa da quella raccontata da Jans e che si fa trovare posizionato molto male sull’azione che porta al duetto tra Sottil e Biraghi, con il capitano che pennella a perfezione per il taglio di Nico. Gran capocciata e gran gol.
Il raddoppio è l’apoteosi del piano di Italiano: Biraghi lancia lungo per Sottil che vola via al povero, solo, Brenet e può servire in mezzo Cabral in corsa che la butta dentro. Il primo tempo è tutto viola. Gli olandesi, impostati esclusivamente per sfruttare la pressione, non riescono mai né a pressare con profitto, né a costruire perché Amrabat pressa compulsivamente Vlap, tagliandolo in pratica fuori dalla partita, Maleh e Duncan soffocano i due mediani mentre Sottil e Nico spiegano a Brenet e Smal che avanzare non è cosa salutare. Quando, invece, il Twente deve iniziare da una rimessa dal fondo, la pressione viola mira a far partire l’azione dai poco urbani piedi del portiere Unnerstall. Già, il portiere. Io ho la netta sensazione che il piano di Italiano abbia un protagonista nascosto: Terracciano. È grazie, per me, al buon Pietro se il giro palla basso può sfuggire abbastanza agevolmente alla pressione avversaria. Terracciano è il quinto palleggiatore dietro che permette quella superiorità numerica indispensabile per trovare il momento per il lancio.
Il secondo tempo vede Jans correre ai ripari. Il tecnico olandese muove i suoi ragazzi facendoli disporre in un modo più scolastico ma più attinente alla partita. Il Twente si ridisegna in campo con un classicissimo 4-4-2 molto nineties che ha degli effetti. Infatti la Fiorentina non riesce più a trovare l’ala libera di minare l’autostima del suo marcatore diretto. Le fasce olandesi adesso sono più coperte e le distanze diventano all’improvviso più razionali. La Fiorentina, complice forse una certa stanchezza degli interni, non riesce più a scappare in avanti e la fonte del gioco offensivo viola si esaurisce in maniera evidente. Italiano prova a vivacizzare la sua squadra cambiando ali e interni ma ormai la Fiorentina si è abbassata troppo e le linee compatte degli olandesi non permettono fughe laterali.
Il Twente riesce anche ad accorciare con una (forse l’unica) concessione all’ estemporaneità. Cerny, mancino a destra, fa l’unico taglio della partita dei suoi e con la complicità di una linea difensiva fiorentina che non si alza compatta, arriva da solo davanti a Terracciano, per poi superarlo. Il gol infonde timore e congela il resto della partita.
LE CONCLUSIONI. Italiano legge alla grande le intenzioni del suo collega olandese e lo surclassa con un primo tempo dominato, seppur frenetico in alcuni svolgimenti. È cosciente che la sua Fiorentina ha addosso l’etichetta di squadra innamorata del possesso palla e scommette su questo pregiudizio, presentando intenzioni di gioco verticali fino all’estremo. Poi, però, quando Jans mangia la foglia, non cambia versione, magari facendo rinnamorare del pallone la sua squadra, forse anche per mancanza di interpreti adatti a disposizione. Il secondo tempo rappresenta un cedimento improvviso che ancora può imputarsi alla condizione ma che comunque deve essere preso in considerazione. Io credo che quello che vediamo in questo inizio stagione non sia ancora lo spartito pensato per l’annata della Fiorentina ma siano soluzioni tarate sul momento attuale, fisico e tecnico. E che tra un paio di mesi avremo più omogeneità di prestazione all’interno della stessa partita.

Di
Foco