Le dichiarazioni del direttore tecnico viola dall’evento Olé Sports Summit Leaders a Buenos Aires
Presente agli Olé Sports Summit Leaders, il direttore tecnico della Fiorentina, Nicolas Burdisso ha parlato di varie tematiche: “Io non ho giocato nella Fiorentina, ma ho giocato tanto tempo in Italia tra Inter, Roma, Torino e Genoa, e la conosco bene: è una squadra che storicamente ha sempre avuto un feeling interessante con gli argentini, da Passarella, Bertoni e Batistuta, fino a Gonzalo Rodriguez e atri che hanno fatto bene. Indipendentemente dalla vittoria dell’ultimo Mondiale, gli argentini piacciono sempre in Italia e ovunque. Il Viola Park è qualcosa di unico, lo abbiamo aperto 2 mesi fa e il nostro presidente ha investito 120 milioni in questa struttura unica nel mondo. Parlo del centro sportivo perché indica l’ambizione di continuare a crescere. Lo scorso anno abbiamo giocato 2 finali, purtroppo perse entrambe, ma l’idea è sempre quella di migliorare rispettando sempre i parametri economici dando all’allenatore gli strumenti per fare bene e crescere. Inizio il terzo anno alla Fiorentina e credo che andiamo su questa strada: un lavoro difficile, ma appassionante”.
MERCATO. “Il momento del calciomercato è quello in cui si vede il lavoro di tutto l’anno. Se durante il calciomercato guardi i giocatori allora significa che durante gli altri mesi hai lavorato male. C’è un’area scouting che lavora per seguire i giocatori e abbassare il margine di errore quando scegli i giocatori che sono compatibili all’idea dell’allenatore. Seguiamo durante tutto l’anno diversi profili per cercare di ritoccare e migliorare la squadra nelle due sessioni di mercato”.
SEGUIRE UN GIOCATORE. “Ci sono giocatori che seguiamo con più tempo e altri che esplodono in breve tempo e quindi dobbiamo rischiare di più al momento del trasferimento perché non hai tempo per seguirli a lungo. Io vengo dal campo e difficilmente valuto un giocatore senza averlo visto giocare dal vivo. Poi ci sono delle eccezioni che riguardano quei giocatori per i quali la carriera parla da sola. Nell’ultimo mercato abbiamo preso due ragazzi argentini, ma sono frutto di due lavori di scouting diversi. Infantino lo seguivamo da quasi 2 anni quando debuttò col Rosario Central e io avevo iniziato da poco a lavorare per il club. Invece, Beltran è esploso negli ultimi 6 mesi con l’arrivo di Demichelis al River Plate. Sono 2 situazioni simili, ma con tempistiche diverse”.
BELTRAN. “Ogni volta che seguiamo un giocatore guardiamo la realtà e ci chiediamo quante possibilità abbiamo di acquistarlo e quante possibilità ha il club di venderlo, se il giocatore è adatto o meno alla squadra. Indipendentemente dalla disponibilità economica facciamo sempre delle valutazioni interne. Poi c’è da valutare il momento. C’è l’esempio di un giocatore brasiliano che seguivamo e che in un mese ha segnato 4-5 gol ed è stato chiamato dalla nazionale, in quel momento è fuori dal nostro livello. Per Beltran c’era la necessità di dare alla squadra qualcosa che non avevamo lo scorso anno. Lucas era uno dei nomi per l’attacco e nello stesso momento si sono concretizzate delle uscite. C’è stata la possibilità di acquistare un giocatore con presente e con futuro: è stato un bell’acquisto per noi, non solo perché è argentino, ma perché tutti i giocatori che arrivano alla Fiorentina hanno molta fiducia da parte del club. Questo l’ho capito da quando sono alla Fiorentina: crediamo in quello che abbiamo, sosteniamo i giocatori e cerchiamo di pulire quelle situazioni che non gli permettono di dare il massimo, ovviamente gli aspettiamo e poi se non ce la fanno li rispettiamo”.
AVVERSARI E AMBIZIONI. “Bisogna conoscere i mercati, oggi il calcio non dorme mai e bisogna sempre stare attenti. Costruire la squadra è la parte più appassionante. In tutto questo processo c’è da capire il lavoro di ognuno, i parametri economici e gli obiettivi del presidente. Commisso è stato chiaro: l’obiettivo è migliorare anno dopo anno. Il nostro campionato adesso è con Roma, Lazio, Atalanta e Torino, ma vogliamo migliorare ogni anno, anche se non è semplice. Abbiamo avversari a livello nazionale e internazionale. Quest’anno giochiamo una competizione europea importante perché ci sono Aston Villa, Lille, Eintracht…”.
RUOLO E SCOUTING. “Mi occupo delle relazioni nell’area sportiva e dirigenziale, dello scouting, senza dimenticare l’importanza del settore giovanile. Nella sconfitta contro l’Inter, la nota più interessante è stata il debutto di un ragazzo di 18 anni: Lorenzo Amatucci. Aspettavamo da tempo il suo esordio. E’ stato un bel regalo. Per quanto riguarda lo scouting: noi abbiamo 9 persone che lavorano in diverse aree di tutto il mondo. Abbiamo uno scout che guarda solo i portieri di tutto il mondo. Io, sebbene sia stato tutta la vita in campo, non credo di essere capace di vedere tutti i dettagli quando guardo un portiere, quando c’è qualcuno che ha giocato in porta. Agli scout diamo dei parametri, non economici, perché sennò si vanifica la ricerca: la cosa più importante è ricercare un profilo giusto per l’allenatore. Se l’allenatore gioca in un certo modo serviranno giocatori con determinate caratteristiche. Poi esaminiamo questi nomi con l’allenatore e ne discutiamo. L’allenatore deve essere chiaro con la richiesta, in base alle dinamiche che cambiano da stagione a stagione, e allo stesso tempo stiamo attenti alle 6 squadre del settore giovanile: quest’anno abbiamo già fatto esordire due classe 2004. Sembra una stupidaggine detta qui in Argentina, ma in Italia è un’altra realtà e inserire ogni anno 2 giovani è importante. Sono 2 giocatori che ci possono stare in Prima Squadra. Questo è importante per il lavoro che facciamo e anche per le liste, che sono un problema”.
BOCA E FIORENTINA. “Alla Fiorentina sono molto più concentrato nella parte tecnica, come avere un dialogo costante con l’allenatore e con il responsabile del settore giovanile, mentre al Boca mi occupavo anche dei rinnovi e di alcune trattative. Questo mi dà più libertà e mi permette di crescere. Poi tra contesto europeo e argentino cambia la denominazione: in Europa i club hanno un proprietario, qui sono club sociali in cui ci sono le elezioni. Una cosa è parlare con un presidente per convincerlo a fare un acquisto e l’altra è parlarne con una consiglio di amministrazione per fare un acquisto”.
MERCATO ARGENTINO E ITALIANO. “Sono completamente diversi. A livello economico sono esplosi anche altri mercati come Arabia Saudita o Stati Uniti che cercano anche giocatori giovani. L’Argentina è un Paese più venditore che compratore, dove nasce il talento, mentre in Europa nasce il talento, ma si può anche comprare”.
MERCATO IN USCITA. “La Fiorentina deve essere sempre preparata perché abbiamo giocatori che possono ricevere offerte da un momento all’altro e per le quali è difficile rifiutare. Il mio lavoro è proprio quello di far trovare pronto il club davanti a qualsiasi situazione: acquistare un grande giocatore, prenderlo in prestito o fare una scommessa. Sono curioso di vedere come crescerà il mercato arabo, quello statunitense è diverso. Il mio ruolo nelle cessioni? La pianificazione è importante. Sappiamo che ci sono giocatori che stanno per compiere il loro ciclo e altri che possono ricevere offerte importanti. Abbiamo rifiutato grandi offerte per giocatori importanti. Poi ci sono situazioni che non dipendono da uno, ma richiedono una certa preparazione. Di solito, tanti grandi club guardano i giocatori della Fiorentina e normalmente in tribuna ci sono direttori sportivi e scout dei più grandi club europei”.

Di
Redazione LaViola.it