Prandelli è ripartito dando alla sua Fiorentina uno stile ‘iachiniano’. Sabato arriva Juric, il qui pro quo dell’estate viola. Con l’obbligo di vincere
La Fiorentina non sprizza di salute, ma almeno è viva. E rispetto agli ultimi tempi è già qualcosa. Con un pizzico di fortuna in più e qualche errore di meno, contro il Sassuolo, avrebbe anche potuto ritrovare il successo. E già il fatto di aver provato a giocarsela, ed esserci riuscita, è qualcosa rispetto alle ultime agghiaccianti prestazioni fornite dalla squadra viola.
IN STILE IACHINI. Già nelle recenti conferenze stampa pre-gara si era intuito che le difficoltà incontrate lavorandoci dall’interno erano ben più grandi rispetto a quelle che Cesare Prandelli si aspettava di trovare prendendo in mano le redini di questa Fiorentina. I propositi iniziali dell’avvicendamento con Iachini erano chiari: dare una scossa caratteriale ad un gruppo che sembrava essere finito in balia degli eventi, ma anche fornire a questa rosa concetti offensivi che potessero far esprimere le qualità di calciatori secondo molti (addetti ai lavori e dirigenti viola stessi) fuori ruolo e sottorendimento.
La riprova del campo e dei reali valori di questa rosa non è stata in linea con quello che ci si attendeva. Tutti, Prandelli in primis. Tanto da indurre lo stesso tecnico viola a cambiare prima registro lessicale, lanciando messaggi come il ‘bisogna pensare a fare 40 punti’ seguiti dal ‘non vedrete calcio champagne, ma servono i punti’, fino alla virata su un assetto tattico ultra difensivo a Bergamo prima, e col Sassuolo poi. Un cambio di mentalità nel quale Prandelli si è calato, e nel quale sta cercando da giorni di far calare i suoi calciatori. Esattamente ciò che fece, l’anno scorso, Iachini.
RIECCO JURIC. ‘Vedrete una Fiorentina diversa’ aveva detto alla vigilia di Fiorentina-Sassuolo Prandelli. E così è stato. Con i progressi della squadra viola che proseguono a piccoli passi. Prandelli ha saputo snaturarsi, capendo in fretta che questa rosa ha dei limiti non previsti e calcolati. E sabato al Franchi arriva Juric. Il qui pro quo dell’estate viola, con un rincorrersi di voci sulle quali sono arrivate prima conferme, poi smentite, poi contraddizioni ma soprattutto l’idea che più di qualche valutazione sia stata sbagliata la scorsa estate. “Chi mi assicurava che Juric facesse meglio di Iachini?”, disse qualche settimana fa Commisso parlando di quel lavoro sotto traccia (ma neanche più di tanto) che la Fiorentina stava portando avanti sul tecnico dell’Hellas in attesa che il patron gigliato prendesse la decisione, poi condivisa da tutta la dirigenza (“se avessi voluto Juric il presidente me lo avrebbe fatto prendere”, ha confermato il ds viola Pradè), di continuare con Iachini. E sabato, alla Fiorentina, contro Juric serve un successo a tutti i costi.
COME L’ANNO SCORSO. Quel gol allo scadere contro l’Hellas di Juric segnò lo spartiacque del finale di stagione viola. Il pareggio di Cutrone permise alla squadra di Iachini di presentarsi a Lecce in uno scontro diretto quasi vitale con ben altre consapevolezze. E sabato, Prandelli, cerca conferme di quanto visto ieri col Sassuolo per presentarsi poi alla gara con la Juve che chiuderà il 2020 viola con la certezza di aver imboccato la strada giusta. Proprio contro Juric, contro colui che poteva essere e che non è stato, e che nonostante il ko con la Samp dell’ultimo turno è ancora lassù, dopo aver vinto a domicilio contro Atalanta, Lazio, e fermato Juve e Milan (e la Roma sul campo). Il tutto con una rosa rivoluzionata e privata degli elementi che l’anno scorso avevano reso a livelli altissimi. Amrabat su tutti, ancora lontano dalle prestazioni che riusciva a fornire nel contesto creato dallo stesso Juric in gialloblù. Con i se e con i ma…si sa, non si fa la storia. Non esiste, infatti, la riprova che Juric avrebbe fatto le fortune di questa Fiorentina. Che potesse fare meglio di Iachini, tuttavia, era il pensiero di molti. Ma questo, ormai, è il passato. Dal quale, magari, imparare qualcosa per crescere. Ora conta il presente, e si chiama Juric. Ma come avversario. Da battere a tutti i costi.
Di
Gianluca Bigiotti