La squadra viola può ripartire dalla reazione orgogliosa degli ultimi venti minuti contro il Bologna. L’espulsione di Holm sfruttata al meglio
Il primo punto al Franchi può, anzi deve, trasformarsi in una ripartenza per la Fiorentina. Non si parla di una rinascita, perché, anche domenica sera, per settanta minuti non è rinato proprio niente nella squadra di Stefano Pioli. Però quei venti finali, rabbiosi, orgogliosi e anche un po’ disperati, possono dare alla squadra viola la spinta per iniziare il suo campionato. Certo, dopo otto giornate, quattro punti e la trasferta di San Siro contro l’Inter in programma domani sera. Ma qualcosina di buono quel pari col Bologna può e deve lasciare al Viola Park. Così Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport – Stadio.
EPISODI. Non il gioco, non le occasioni da gol, ma la capacità di sfruttare certi episodi favorevoli può essere un segnale. Ora, siccome un segnale c’era stato (o meglio, così era sembrato) col 3-0 di Vienna, bisogna andare non cauti, di più. Per oltre un’ora la Fiorentina è stata ancora una volta la solita “non squadra”, inespressiva e senza forma. L’esatto contrario del Bologna. A San Siro, contro il Milan, l’episodio (la mano di Parisi strusciata sul volto di Gimenez) aveva portato i viola alla sconfitta. Stavolta, l’episodio del secondo giallo di Holm, in mezzo a rigori visti e non visti, ha portato un pareggio. Holm l’ha combinata grossa (secondo giallo per un fallo a metà campo), la Fiorentina è stata abile a sfruttare l’occasione in pieno: senza quell’espulsione il 2-2 sarebbe stato quasi un miraggio per i gigliati.
FORZA DEI NERVI. A un passo dalla quarta sconfitta di fila in casa, col terzo gol di Dallinga annullato per centimetri di fuorigioco di Orsolini, con la curva e lo stadio intero (in realtà mezzo, perché intero chissà quando lo vedremo) che urlavano la rabbia contro i giocatori, la Fiorentina si è rialzata grazie alla forza dei nervi e alla ricchezza dell’organico. Pioli ha cominciato a irrobustire l’attacco con Dzeko dopo lo 0-2, ha messo altra fantasia con Sabiri (al debutto in campionato) e, grazie all’espulsione di Holm, ha buttato dentro anche Piccoli. La Fiorentina ha terminato la partita con tre centravanti e due trequartisti. Chiaro che con il Bologna in undici avrebbe rischiato l’osso del collo, con le voragini che si erano inevitabilmente aperte davanti a De Gea.
SPETTRO. C’è un sottile timore che si sta insinuando per le vie di Firenze. Tutti ricordano la drammatica retrocessione del ’93. Quella con Batistuta, Baiano, Effenberg e, in generale, un organico di primo livello. Ma la differenza è netta: quella squadra non era stata consapevole del rischio che correva se non in fondo al campionato. Dopo otto giornate era sesta, dopo tredici era seconda. Questa invece ha preso coscienza – o almeno così sperano i fiorentini – del pesante ritardo già accusato. Le parole di De Gea tracciano la linea: “Paura? Non possiamo avere paura di giocare, sarebbe una scusa“. La Fiorentina sa che deve correre, e tanto, per risalire. Domani l’Inter, poi due scontri diretti con Lecce e Genoa a Marassi. Eh sì, ora sono proprio scontri diretti, e i viola faranno bene a non vergognarsi di definirli tali. Se la classifica dice che la Fiorentina è in fondo, il merito è tutto suo.

Di
Redazione LaViola.it