Niente abbonamenti, solo biglietti (per ora). Milioni di perdite, e aumenti di spese per i tifosi

Niente abbonamenti per via delle norme anti Coronavirus. Solo biglietti (per ora). Milioni di perdite per i club e aumenti di spese per i tifosi

Le normative attuali anti-Covid, scrive il Corriere Dello Sport, impongono alle società di ospitare al massimo il 50% dei tifosi sugli spalti, con l’obbligo del “Green Pass”. E’ stato eliminato il distanziamento di 1 metro, ma il governo ha preteso comunque che la riapertura fosse legata al mantenimento di un “cuscinetto di sicurezza” tra uno spettatore e l’altro.

Le società, dal canto loro, non vedevano l’ora di riaprire i cancelli. E finché non si arriverà al tanto sperato 100% (chiesto dalla Lega Serie A) le campagne abbonamenti resteranno congelate. Per una ragione principale: viste le limitazioni, vendere i singoli ticket garantisce maggiori entrate (quasi il doppio, sul lungo periodo, rispetto al pacchetto che invece farebbe risparmiare i tifosi) in una fase nella quale i soldi persi a causa della pandemia hanno toccato la quota di 1,3 miliardi tra i club italiani. C’è anche un tema legato all’incertezza generale del Paese: se la regione “retrocede” in zona gialla, ad esempio, diminuisce anche la capienza dello stadio (25% e mai oltre le 2.500 presenze all’aperto).

I primi due turni di campionato con le restrizioni causeranno altri 10 milioni di perdite che, secondo le stime, saliranno a 20 milioni se da metà settembre non aumenterà la soglia di riempimento almeno al 75%. Figc e Lega lavorano nella direzione della gradualità, con poi il discorso legato ai voucher di rimborso. Molti club di A si muovono a macchia di leopardo, ognuno prevedendo sconti, prelazioni e vendite libere senza seguire una linea comune. Intanto, in Friuli fioccano le proteste per il costo dei biglietti: Udinese-Juve del 22 agosto si vede in Curva a 60 euro con tagliando ridotto a 48 per chi, due anni fa, era un habitué della Dacia Arena.