Kean e la voglia di rivincita, ecco la sfida alla Juve. Ha già segnato quanto l’ultimo triennio bianconero

Il centravanti viola non ha mai nascosto la gran voglia di rivalsa, domenica la sfida contro chi non è riuscito a valorizzarlo

“Continua a calpestarli”, “La miglior vendetta è il successo”. Moise Kean qualche sassolino per strada se l’è già tolto via social, qua e là, domenica dopo domenica. Gol dopo gol. Con il rigore trasformato contro l’Udinese, che ha interrotto la ‘maledizione’ dopo gli errori contro Milan ed Empoli, è salito a quota 10 in campionato, che fanno 14 in stagione in maglia viola. Tanta roba. Che sarebbe potuta essere anche tantissima (roba), perché il centravanti gigliato in diverse altre occasioni ha sprecato chance ghiotte. Come contro i friulani.

SFIDA AL PASSATO. Con i ‘se’ non si fa il calcio, però, e allora restiamo ai fatti. Quattordici gol (più un assist) in 21 partite. Nessuno, forse, se l’aspettava così decisivo. Di sicuro lo sperava Raffaele Palladino, che in barba agli scettici, appoggiato da Pradè, lo ha voluto con forza a Firenze per invertire quella rotta di ‘bomber mancati’ che imperversava dal dopo Vlahovic. Già, domenica saranno di fronte, allo Stadium. Kean e Vlahovic. Soprattutto, però, Moise si ritroverà di fronte il suo passato. Quel passato in cui ha vissuto più passaggi a vuoto che gioie. Per demeriti e mancanze sue, ci mancherebbe, ma anche per un ambiente che non ha saputo valorizzare in pieno il suo talento, forse anche comprenderlo.

RIVINCITA. “Quando trovi un posto come Firenze, una squadra solida come questa, è difficile fare male. Per me questa è una sfida, mi hanno troppo sottovalutato e questa è la mia forza”, ha ribadito qualche settimana fa l’attaccante viola. “Mentalmente mi sento più maturato, a Firenze mi hanno accolto davvero bene, tutti mi vogliono bene, mi hanno fatto subito capire che ci tengono a me e questo mi porta solo a fare bene, allenarsi al massimo e in tutte le partite dare il cuore”. Insomma, il riferimento a chi non l’ha sfruttato  a dovere, con un tira e molla andato avanti per diverse stagioni (quando fu mandato in prestito al Verona, quando fu ceduto all’Everton, quando a gennaio di un anno fa fu ad un passo dall’Atletico Madrid e la Juve fece di tutto per cederlo), mai al centro di un progetto vero, pare chiaro. A Firenze ha trovato un ambiente ideale: un allenatore che crede fortemente in lui, la piazza che se lo coccola e lo stimola, una società che ha investito tanto (13 milioni più 5 di bonus) ad un anno dalla scadenza del contratto. Ha ritrovato la Nazionale, si gioca il posto da titolare con Retegui. Insomma, si è rilanciato.

A SUON DI GOL. Tutto diverso da quanto gli accadeva fino a maggio scorso. A conti fatti, in questi primi quattro mesi di Fiorentina ha già segnato quanto nell’ultimo triennio alla Juve. La somma è veloce: 0 gol la scorsa stagione, 8 quella prima, 6 nel 2021/22 quando tornò a Torino. La Nazionale, con quel contesto, per Moise era un miraggio o quasi. Alla Fiorentina Kean segna un gol ogni 112 minuti, media migliore del Vlahovic 2020/2021 che chiuse a un gol ogni 147 minuti giocati, e che con 21 centri stagionali resta ad ora il miglior marcatore viola in una stagione negli ultimi 15 anni (dai tempi di Gilardino). Questo Moise ha tutto per raggiungere quelle cifre, dopo aver già superato Chiesa (miglior marcatore del 2018/2019 e 2019/2020, rispettivamente con 12 e 11 gol totali) ed eguagliato Simeone del 2017/2018 (anche l’argentino a 14 gol ma a fine stagione), mentre è a -2 dai 16 gol di Gonzalez dell’anno scorso e a -3 dai 17 centri di Cabral di due anni fa. Vlahovic nel 2021/2022 si fermò a 20 reti in metà campionato, prima di andare alla Juve. Domenica una sfida nella sfida. Ma c’è da scommettere che Kean farà di tutto per timbrare il cartellino di fronte ai suoi vecchi compagni, dirigenti e tifosi. Questione di rivincita, il motore di Moise.