Dentro i numeri di Albert Gudmundsson. Fin qui record negativo per dribbling e tiri medi a partita. Lontani i numeri del Genoa
La lingua batte dove il dente duole. La Fiorentina ha bisogno di maggior qualità. Sia collettiva, da intendersi come manovre e combinazioni, ma anche individuale. Lo disse chiaramente Pioli dopo il Pisa: “Quando c’è da provare la giocata va provata”. Riferimenti rivolti un po’ a tutti. Dai centrocampisti ai difensori, ma soprattutto a quei giocatori che continuano ad essere lontani dal rendimento avuto anni addietro. Uno su tutti? Gudmundsson.
Sembra accanimento, ma non è questo l’obiettivo. D’altronde, da un melo non si può pretendere che faccia le pere, ma da colui che tirava, segnava, dribblava e inventava è lecito attendersi che tiri fuori un po’ di qualità. Almeno che ci provi, non come fatto con Pisa e Roma, tanto da essere tirato fuori all’intervallo coi giallorossi.
Se si guardano i dati a confronto, i numeri di Gudmundsson erano già lontanissimi da quelli che aveva messo a referto nell’annata col Genoa a inizio stagione. Ora sono ulteriormente peggiorati.
L’islandese ha messo a referto un numero di dribbling tentati a partita tra i più bassi della sua carriera. Già l’anno scorso erano lontanissimi dai valori che aveva espresso nell’anno precedente all’arrivo a Firenze. Va da sé come sia tra i più bassi anche il valore medio di dribbling riusciti a partita.
Non salta l’uomo, anzi nemmeno ci sta provando, e neppure calcia in porta.
Se nel passato campionato, pur tra tante difficoltà e varie problematiche fisiche, Gud aveva evidenziato quella facilità nel trovare il tiro e l’efficacia nel trasformare le conclusioni in gol (spesso segnando al primo tiro), quest’anno l’islandese non riesce neppure a calciare.
Certamente le difficoltà collettive, come da premessa, non lo stanno aiutando. Ma è anche vero che la qualità del gioco dipende spesso da quelle individuali. E se Gudmundsson, che è tra i giocatori dotati di maggior tecnica della Fiorentina, non prova mai una giocata, difficilmente i dati potranno cambiare. Individuali, ma anche collettivi, appunto.
Di
Gianluca Bigiotti