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Rassegna Stampa

Gazzetta: ‘Quella vergogna nella sfida di Astori’

La rosea si sofferma in un editoriale sui cori vergognosi all’indirizzo del tifoso del Cagliari, poi morto di infarto. Una cultura da cambiare.

Su La Gazzetta dello Sport il giornalista Andrea Schianchi si sofferma sui brutti episodi che avrebbero coinvolto alcuni tifosi viola alla Sardegna Arena. “Un uomo si sente male sulle gradinate di uno stadio e i tifosi avversari gli urlano: «Devi morire, devi morire». Viene da chiedersi: ma dove viviamo? In quale mondo respiriamo? Quale società abbiamo costruito? Alla Sardegna Arena di Cagliari è andato in scena questo film dell’orrore, con un gruppo di fiorentini che ha dato sfogo alle peggiori pulsioni. Il coro «Devi morire» rimbomba da tanti, troppi anni nelle orecchie di chi frequenta gli stadi, quando un giocatore è a terra, perché infortunato, e i curvaioli di fede opposta si accaniscono contro di lui: parole che testimoniano il livello di bassezza e di inciviltà che l’uomo può raggiungere”.

IL CASO. “In questo caso, però, e ci riferiamo a quanto successo a Cagliari, c’è qualcosa di peggio, e non soltanto perché il povero tifoso sardo è poi morto davvero. La sfida era cominciata nel ricordo di Davide Astori, che aveva indossato sia la maglia rossoblù sia quella viola, qualche lacrima era scesa, qualche pensiero era salito in cielo e l’emozione aveva trasmesso un brivido che, come una scarica di corrente, si era diffusa tra gli spettatori. Possibile che ci sia ancora gente che non capisce, che offende l’avversario, lo insulta, lo denigra, lo vuole addirittura morto? Possibile che non si riesca a portare dentro gli stadi un po’ di civiltà, se non di pietà?”.

MINORANZA. “Sicuramente si tratta di una minoranza, e meno male, ma sono sempre le minoranze a fare rumore mentre le maggioranze se ne stanno in silenzio e non reagiscono (se non con l’immancabile retorica del «dopo»). Il degrado non è un’esclusiva del calcio, ci mancherebbe altro: lo si vede nella vita di tutti i giorni, nei comportamenti, nei discorsi, nella gestualità. Gli autori di quel coro, che definire vergognoso è davvero poco, verranno individuati e puniti, così come è accaduto ad altri loro «colleghi». Ma non è con la repressione (comunque utile) che si può risolvere il problema: quando avremo riempito le prigioni, potremo dichiararci soddisfatti? Per nulla. Serve l’educazione (sportiva e non), serve la cultura, serve l’equilibrio che, in questa società molto frenetica, sempre connessa e ovviamente social, sembra che si sia perso per strada. Il coro «Devi morire» non solo non deve essere gridato, ma nemmeno immaginato: solo allora potremo dire di avere fatto un salto di qualità”.

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