Amrabat centro di gravità permanente, ma Maleh impoverisce la mediana e Jovic non si vede mai là davanti
Se la Juve è tutta qui siamo messi bene, scrive la Gazzetta dello Sport. Ma non può essere questa, altrimenti Messi, Mbappé e Neymar la farebbero a pezzi, diversamente da Kouame, Jovic e Sottil che pure hanno avuto il match-ball ma lo hanno sprecato. Per la terza volta la Juventus un gol nei primi dieci minuti, la mentalità sembra giusta, ma il castello di carta crolla presto. Tutti indietro, a coprirsi, aspettare, improvvisamente incapaci di costruire un’azione per il solitario Milik.
L’inversione a U è un po’ merito della Fiorentina, ma fino a un certo punto. Se Allegri ha qualche guaio, non è che Italiano possa esaltarsi. C’è un’identità di gioco e i meccanismi sono ormai a memoria: la manovra si sviluppa sulle fasce, ma è irresistibile l’attrazione verso Amrabat, il centro di gravità permanente. Unico. Solo che il software ha qualche bug, tipo Maleh che impoverisce la mediana, Jovic mai visto davanti, e una certa ripetitività di soluzioni alle quali la Juve, protetta dalla cerniera respingente Bremer-Danilo, non fatica a opporsi. Ma la situazione cambia irreversibilmente. Sottil prende il sopravvento su Cuadrado versione terzino, Paredes diventa timido, Di Maria ha chiaramente problemi di tenuta e Locatelli d’identità.
La cosa divertente è che, con il 60 per cento di possesso e quasi l’80 di supremazia territoriale, la Fiorentina segna su contropiede come la Juve: addirittura da respinta di Terracciano, con Di Maria che salta a vuoto e Sottil che innesca Kouame. Alla mezzora, la Juve ha già due scatti nella serratura difensiva. Poco dopo, quando il Var segnala il mani di Paredes, proprio lui, in area, sembra finita. Jovic fallisce tra Perin e il palo, ma lo spavento suggerisce di inserire anche l’allarme. Da ora, e fino alla fine, la Juve quasi non esce dalla sua metà campo.

Di
Redazione LaViola.it