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Fiorentina e quegli addii a fine contratto che nessuno ha mai fermato

Come riporta La Repubblica Firenze, la domanda resta sospesa nell’aria: la Fiorentina poteva fare uno sforzo in più per trattenere Milan Badelj? Chissà. Intanto lui ha salutato la città con una lettera pubblicata sul sito ufficiale. «Forse sbaglio, ma vorrei provare ad andare oltre, lasciando il luogo che considero casa mia, luogo dove ho trovato serenità, equilibrio e felicità. Poi però devo fare i conti anche con la realtà: la vita di un giocatore non è lunghissima e io purtroppo non sono pronto per dedicarmi alla Fiorentina per sempre: ho ancora la voglia e l’entusiasmo di mettermi alla prova».

Cioè cambiare destinazione e soprattutto ambizioni. Su di lui, da tempo, ci sono squadre come Lazio (soprattutto) e Milan (più defilato adesso). La parola chiave, in questi casi, è una sola: prospettiva. Corvino ha sempre detto che lo sforzo economico, un quadriennale a 1,5 milioni a stagione, era il massimo per per un giocatore di questo profilo. Forse però Badelj si aspettava qualcosa in più dal punto di vista delle ambizioni. E così la Fiorentina ha dovuto nuovamente fare i conti con un giocatore in scadenza.

Un caso che ne ricorda altri, anche recenti. Come quello di Neto, arrivato a Firenze nel 2011. Il portiere brasiliano a gennaio 2015 rifiutò il rinnovo, venne messo fuori rosa e poi reinserito. A fine stagione, però, firmò per la Juventus. Adesso è al Valencia, che ha fissato una clausola rescissoria da 80 milioni di euro su di lui.
Oppure Riccardo Montolivo. All’inizio della sua ultima stagione, a settembre 2011, annunciò che avrebbe rifiutato il rinnovo per andare in una squadra più ambiziosa. « Vado al Milan per vincere», la sua frase passata alla storia.
Come dimenticare poi Gonzalo Rodriguez e Manuel Pasqual, due capitani che però non rinnovarono il contratto a fine stagione. «Speravo di chiudere la carriera a Firenze» , disse Pasqual in lacrime nella sua ultima partita giocata allo stadio Franchi. Giocatori in scadenza che lasciano Firenze. Tra lacrime e qualche rimpianto. Chissà. Forse anche in quel caso sarebbe bastato poco per non dirsi addio.
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