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Chiesa, prima da ex viola. La cessione ‘inevitabile’ e la rabbia di Rocco, ma che errore non sostituirlo

Le polemiche per il suo trasferimento alla Juve, i viola subito ‘accantonati’. Riecco Federico sulla strada della Fiorentina: da quella fascia di capitano con la Samp la situazione è precipitata

Gli occhi saranno puntati tutti su di lui. Federico Chiesa, alla prima da ex viola con la maglia bianconera. Un ‘film’ già visto, peraltro, con l’amico Bernardeschi, quando già a settembre 2017 sfidò la Fiorentina a poche settimane dall’addio. Stavolta, forse, ritrovarsi farà ancora un po’ più male. Perché lo strappo probabilmente è stato anche più brusco rispetto al precedente. Vuoi perché comunque Federico aveva condiviso già lo spogliatoio ad inizio di questa stagione con il gruppo viola che si ritroverà di fronte domani, vuoi anche per quella fascia di capitano indossata contro la Samp che di fatto ha dato il via al precipitarsi degli eventi.

LA RABBIA DI ROCCO. Fatto sta che domani Chiesa, dopo essere partito in panchina contro il Parma, dovrebbe giocare da titolare contro la Fiorentina. Un paio di mesi dopo le grandi polemiche che seguirono il suo passaggio a Torino. Quei giorni concitati del tira e molla, in attesa che la Juve cedesse i suoi ‘esuberi’ per tagliare il monte ingaggi e prendere l’esterno viola, il trasferimento sul finire del mercato in bianconero. Con le visite mediche nella clinica fiorentina durante il ritiro con la Nazionale a Coverciano (e la reazione stizzita dei tifosi viola), senza passare dal centro sportivo a salutare nessuno. Un atteggiamento che fece infuriare e non poco Commisso, deluso dal trattamento ricevuto da quel ‘figlio’ che aveva adottato fin dal suo arrivo a Firenze. Ergendolo prima a simbolo viola, con la promessa di tenerlo a Firenze l’anno prima, tenendo fede poi a quel patto con l’ok alla Juve.

ALLA JUVE. “Sono deluso per come si è comportato con me, abbiamo dovuto mandare i documenti a Coverciano perché non voleva venire al centro sportivo per firmarli. E non mi ha neanche salutato”, ha ripetuto più volte Commisso.L’amore non era corrisposto, ci siamo tolti un peso”, aveva commentato invece Pradè. “Tante volte alla famiglia Commisso ho detto che era giusto fare questa operazione, loro gli hanno dato tanto amore e l’avrebbero tenuto volentieri, però non c’erano i presupposti per farlo. I Commisso, padre, moglie e figlio, hanno accusato il colpo a livello affettivo. Soprattutto per il papà di Chiesa, non siamo mai stati una situazione per il futuro, ma un veicolo per poter arrivare ad altre situazioni. In tanti hanno storto il naso anche per le modalità di trasferimento: il passaggio alla Juve negli ultimi giorni, quei 60 milioni diluiti in svariati anni e con un riscatto legato al verificarsi di (comunque facili) condizioni.

SUBITO IN MENTALITA’ BIANCONERA. Fatto sta che Chiesa, dal momento del suo passaggio alla Juventus, ha totalmente accantonato il mondo viola. Un breve ringraziamento in conferenza stampa, 13 anni di Fiorentina messi subito da parte non appena approdato al fianco di Ronaldo e compagni. Come se quelle 153 partite, condite da 34 gol e 25 assist, alcune delle quali passate pure con la fascia di capitano al braccio (come l’ultima con la Samp), fossero subito un lontano ricordo. Parte di un capitolo già passato. C’è modo e modo, insomma, di lasciarsi. Tant’è che tra i tifosi viola non c’è certo un bel pensiero nei suoi confronti. Anzi. Domani, però, quando con la maglia bianconera sfiderà Pezzella e gli ex compagni, Federico non troverà nessuno allo Stadium a far sentire la reazione di Firenze ad un trasferimento che continua ancora a far discutere.

LA MANCANZA DI PRANDELLI. Nel frattempo Chiesa ha già giocato 14 partite in bianconero, entrando piano piano negli schemi di Pirlo. Inizio un po’ in difficoltà, con il rosso subito contro il Crotone, poi un percorso in crescendo che lo ha portato anche ad esordire (e a segnare) in Champions: fin qui 2 gol e 5 assist con la Juve, che nel frattempo si sta ritrovando come squadra. Il momento peggiore, per la Fiorentina, per sfidare la formazione di Pirlo a Torino. Soprattutto per una Viola che ancora deve uscire da una crisi che pare senza fine. Con Prandelli che, nelle ultime settimane, ha più volte fatto riferimento a Chiesa: “Prima c’era uno che ‘strappava’, che portava il pallone in area avversaria. Ora dobbiamo riuscire a giocare in modo diverso”, le parole del tecnico viola. Già, la partenza di Chiesa è uno dei grandi problemi non risolti da questa Fiorentina.

‘BUCO’ A DESTRA. Perché in effetti sì, la cessione di Chiesa alla Juve era ormai inevitabile. Anzi, andava fatta un anno prima, in realtà, anziché convivere quasi forzatamente con risultati negativi per entrambe le parti. Ma Commisso, appena arrivato a Firenze, non poteva cedere subito il suo miglior giocatore. “Non sarà il mio Baggio”, e allora tutto rimandato alla scorsa estate. Il problema vero, però, è stato nella mancanza di un sostituto. Non lo è, e non lo poteva essere, Callejon. Non solo sul lato anagrafico, ma anche per caratteristiche. La sfortuna, e non solo, ha voluto poi che lo spagnolo fosse ancora oggi, dopo la 13° giornata di campionato, parecchio in ritardo di condizione. Ma che Callejon non potesse fare il ruolo di Chiesa, 3-5-2 o meno, era facile capirlo. E lo aveva detto anche Pradè (“Avremmo preso Callejon anche senza cedere Chiesa”). Ma il fatto è che su quella fascia sono poi rimasti Lirola e Venuti: con tutto il rispetto, il valore e le caratteristiche sono ben diversi rispetto all’ex compagno viola. Tanto che l’ex Sassuolo è partito titolare solo 4 volte in stagione, mentre il ragazzo fiorentino si sta mettendo in mostra nelle ultime uscite ma più come ‘quinto di difesa’ che come uomo a tutta fascia.

CHE ERRORE NON SOSTITUIRLO. Di fatto, la Fiorentina è rimasta con un bel ‘buco’ là a destra. E senza il giocatore che, piaccia o meno, era l’unico che riusciva a portare il pallone nei pressi dell’area avversaria. Spesso poi giocando da solo e poco con i compagni, è vero, ma di fatto il principale sbocco offensivo dei viola era Chiesa. Senza di lui, non c’è stato il tempo di organizzare una Fiorentina diversa. Non ci è riuscito Iachini, non ci sta riuscendo Prandelli anche se qualche timido segnale si intravede. Ma la strada è lunga, tanto che sul mercato oltre che una punta servirà almeno un esterno in grado di inventare qualcosa davanti. Intanto però c’è la Juve. E la sfida al Chiesa bianconero. Un incrocio tutt’altro che banale.

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