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Gianni Pettena, storico architetto originario di Bolzano ma residente da anni a Firenze, ha rilasciato un’intervista al Corriere Fiorentino sul Nuovo Franchi. Queste le sue dichiarazioni: “Il concorso era necessario, si doveva mettere mano a un monumento nazionale degli anni 30. Anche se ora passa dall’avere una forma a D a una forma a C, è un ottimo progetto. Rispetto alla Stazione di Santa Maria Novella, anch’essa espressione di quell’importante stagione fiorentina dell’architettura razionalista, il Franchi aveva molto bisogno di un restauro. La stazione è stata conservata bene, lo stadio no: la curva Ferrovia era più che maltrattata, prova lampante che non si dovevamo realizzare altre scale o strutture in cemento per i tabelloni luminosi. Tutti elementi che dimostrano quanto poco abbiamo imparato dalla storia, anche da quella recente. La necessità di rimetterci mano è stata molto ben interpretata dai vincitori, e secondo me molto merito è della giuria che conosco e apprezzo: è la dimostrazione che la scuola di architettura fiorentina è ancora dignitosa e in grado di produrre ottimi risultati. La presidentessa ha conferito un che di estremamente rispettoso al progetto. Parliamo di un luogo dove la presenza del passato è debordante”.
“Cosa mi convince di più? Il progetto interpreta bene il piano funzionale e si pone in modo leggerissimo su quello strutturale. Cerca di non entrare in competizione col passato a differenza della pesantezza degli interventi precedenti. Lo studio vincitore è una garanzia assoluta della possibilità e della necessità che quest’opera di Nervi ha di essere da una parte difesa e dall’altra attualizzata, senza essere mortificata dall’aggiunta di nuove funzioni. Anzi direi che viene quasi ‘completata’ dalle aggiunte”.
SULLA FIORENTINA. “Avrà anche la possibilità di giocare durante i lavori, è importante. Riuscirci sarà solo una questione di organizzazione intelligente del cantiere di restauro”.
SULLA RIQUALIFICAZIONE DI CAMPO DI MARTE. “L’unica cosa che si perde è la palestra, e la piscina sotterranea dietro la torre di Maratona. Due spazi che rappresentavano già dei problemi. Il quartiere se ne gioverà in modo assoluto: non si aggiunge nulla ma si razionalizza e si migliora quello che già esiste. Ed è un bene perché Campo di Marte è un’area di successo come uso pubblico. Complessivamente ritengo che i suggerimenti arrivati siano assolutamente ben interpretati dal progetto vincitore, compiono una trascrizione di ciò che già l’uso dell’area produceva, una semplificazione della densità di funzioni”.
ANCORA SUL PROGETTO DELLO STADIO. “Il Franchi come tale non perde nulla. Perché tutto ciò che viene aggiunto è solo sul piano funzionale, come la copertura di tutti i lati. È quanto di più leggero e intelligentemente si potesse fare, e fornito di tecnologie giuste. Hanno rispettato la presenza del passato senza appesantirlo. Elementi green? La trasparenza della copertura, fatta di pannelli solari che va a sommarsi all’energia pulita della geotermia di cui la Toscana è ricca, è un elemento importante. Anche se nel percorso di adattamento dello stadio, più avanti, forse un disegno più approfondito per una cucitura verde che già esiste, perché no, è possibile. Ma se ne parlerà più avanti”.
SULLE CRITICHE ALLA COPERTURA. “Considerate la continuità formale delle due curve nuove che vengono realizzate per collegare la tribuna centrale al resto dello stadio. Prima erano quasi attaccate con lo scotch e il resto dello stadio si sposava male. Questo progetto propone una maggiore continuità linguistica e il riutilizzo delle vecchie due curve per ospitare funzioni di cui lo stadio è mancante, commerciali ed espositive”.
PROGETTO REVERSIBILE. “Il progetto ha in sé la natura stessa della reversibilità. Se la Fiorentina raddoppiasse o modificasse la destinazione d’uso di alcune parti da qui ad alcuni decenni, non sarebbe un problema. È uno stadio che potrà durare 20 o 30 anni e se poi le funzioni cambiano, tutto può essere smontato e cambiato, senza modifiche, con lo strato originale che rimarrebbe intatto. Mi piace questa natura «poco presuntuosa»: ciò che si fa oggi risponde alle domande di oggi. Per le domande di domani vedremo, ma siamo pronti”.
COS’ALTRO RESTA DA FARE. “Vivendo sulle colline di Fiesole e vedendo quante auto vengono quassù a parcheggiare, immagino che quando si arriverà a 40 mila utenti per lo stadio, magari si dovrà pensare ad altri spazi da razionalizzare per il parcheggio, oltre alla tramvia per alleggerire il peso”.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
																	 
									 
									 
																	 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it