Il tempo regolamentare è finito. L’arbitro ha concesso solo pochi giri dell’orologio, gli ultimi, ha già il fischietto pronto. Zarate è di nuovo in campo. E’ felice. Da due giorni ha di nuovo la moglie Nat accanto, pure i figli, Mia e Rocco. E’ arrivata dall’Argentina, portandosi dietro tante speranze e una malattia contro la quale battersi, contro cui non si è mai piegata, nemmeno all’inizio.
Maurito e’ stato chiamato in campo, finalmente. Lui quasi non ci crede, guarda Sousa e poi si butta dentro. E’ il giorno dopo, Maurito si trova con gli amici, tanti, che già ha a Firenze. Così scrive Il Corriere dello Sport – Stadio. Racconta di quel giro di orologio, di un gesto tecnico che vale un un «riff» con la chitarra. «Questi sono giorni belli, siamo finalmente tutti uniti, con la mia famiglia. Vedere Babacar segnare mi ha fatto esplodere di gioia. Il mio cross, l’assist? A chi lo dedico? Facile, a mia moglie». Poi si è gettato sul compagno, il senegalese sommerso dalla gioia di tutti. E Maurito che pensava: «Non vedo l’ora di tornare a casa…».
Ora non è più solo, attaccato alla cornetta del telefono o ai mezzi più tecnologici per le videochiamate, uniche strade verso la voce di sua moglie, ora può aspettare la mattina per vedere la famiglia al completo, per sentire di nuovo il calore che lo circonda, quel profumo di famiglia a cui da sempre è legato. In due giorni ha ritrovato tutto: le persone che ama, il campo e la vittoria. Per cancellare tutti i dubbi che erano usciti fuori in queste lunghe settimane, Maurito ha confermato di non essere stato ammalato, di aver lavorato, di essere «stato sempre bene». Almeno fuori, dentro ovviamente era diverso.
Conferma di non essere «mai fuggito», di aver solo atteso (impaziente, questo sì) il proprio turno. «Perché alla squadra voglio dare il mio contributo, nella misura possibile…». Insomma non pressa più di tanto anche se il suo racconto di colora di nero, come i giorni passati da solo, senza famiglia e senza la squadra. Ai margini, appunto da figliol che ha poi saputo farsi prodigo nel momento della svolta, il più importante.

Di
Redazione LaViola.it