L’attaccante arrivato dal Partizan si è ‘scaldato’ in Primavera, ora è un’arma a tutti gli effetti per Pioli. L’amicizia con Milenkovic e il paragone con Ibra…
A Dusan Vlahovic sono bastate due partite per togliere i dubbi, che erano già residui e pochi. Due partite con la Primavera e tre gol segnati, nel mese di settembre vissuto in ascensore tra prima squadra e settore giovanile. E’ da lì che è iniziato il progressivo avvicinamento ad un posto fisso tra i grandi, punto finale di un percorso che a sua volta ha preso il via a marzo 2017 quando la Fiorentina l’ha preso dal Partizan (nel pacchetto da 1,5+5 milioni che comprendeva un “certo” Milenkovic). Così scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
SEGNALI DI DUSAN. Già, Milenkovic. Suo “appoggio” naturale per inserirsi nella nuova realtà che lo circonda a livello tecnico, di abitudini e di lingua. Dusan è sveglio, ad esempio l’italiano lo sta imparando velocemente, e questo è un bel vantaggio, ancorché apprezzato da Pioli che non a torto lo ritiene componente essenziale per interagire in campo e fuori con il resto della squadra. Ma di suo, il “centravantone” ci sta mettendo molto altro, come applicazione, volontà, impegno e tanta voglia di imparare, nonostante mezzi atletici e tecnici fuori dal comune abbiano indotto qualcuno a fare paragoni (con un certo Ibrahimovic) indiscutibilmente esagerati, almeno nella tempistica. Che Vlahovic sia un talento, non lo discute nessuno e le scelte fatte da Pioli sono state chiare in tal senso.
PRONTO ALL’USO. Non gli sono stati sufficienti, quei minuti contro Inter e Cagliari, per lasciare il segno, ed era perfino ingeneroso e ingiustificato solo pensare che potesse riuscirci. L’ex Partizan si augura di avere alcune occasioni “vere”, magari dall’inizio nel tridente: Giovanni Simeone è il titolare, ma potrebbe anche tirare il fiato prima o poi.
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Redazione LaViola.it