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Vlahovic: “A Firenze sto benissimo, mi amano. Ora abbiamo 11 finali, poi parleremo”

Vlahovic

Intervista all’attaccante serbo protagonista assoluto della vittoria di Benevento dei viola

Guai a far notare a Vlahovic che, a suon di gol, lui, il gigante serbo, il medico lo sta facendo con la Fiorentina, perché è qui che spiazza tutti: «Senza compagni io non sono niente. In campo, da solo, non potrei fare molto. C’è la squadra ed io sono parte di questo gruppo. Fare centro è bellissimo, ma solo quando la Fiorentina vince. Ho segnato anche contro la Samp quest’anno, ma non è servito a nulla. È vero, ho appena realizzato una tripletta ma ora non conta più: si deve guardare avanti». Intervista al Corriere dello Sport-Stadio.

Gol e riconoscenza sono il suo pane quotidiano: «Certo che la gratitudine esiste – precisa -, nel calcio come nella vita». Il suo rendere merito a tutti, allenatori e compagni, non è piaggeria. Ha inghiottito, in silenzio, bocconi anche amari. Ne ha fatto tesoro, come gli ha suggerito il padre. «Ascolto tantissimo». È vero, ascolta e approfondisce: non lascia inevasa alcuna domanda.

Anche sul futuro risponde con voce sicura. «Ho un contratto fino al 2023 e adesso ci aspettano 11 finali». Quando ci saluta, lo fa dando del lei e ringraziando. E’ qui che torna in mente De Gregori col suo Nino che mette il cuore dentro alle scarpe e corre più veloce del vento. Dusan è come lui. Coraggio, altruismo e, perché no, fantasia al servizio della Fiorentina. Con la 9 sulle spalle.

Col Genoa, dopo i due ko con Benevento e Milan, ci è sembrato sempre più dentro alle dinamiche della squadra: cosa stava cambiando?
«È vero, ma di fatto non stavo cambiando io. Stava crescendo la Fiorentina».

Col Sassuolo, sul dischetto c’è andato lei. Eravate sotto di una rete: quanto pesava quel pallone?
«Pesava tanto, anche per me. Ma al tempo stesso, quel rigore trasformato mi ha dato la possibilità di uscire fuori, di respirare. È stato come una boccata d’ossigeno, mi ha dato vita. Da quel momento in poi, di colpo, è diventato tutto più semplice perché mi sono tolto un gran peso. Ho lavorato ogni giorno di più. Sempre insieme ad allenatore e compagni».

La sua settimana modello si sviluppa attorno all’agenda di allenamenti: e dopo?
«Continuo a lavorare, faccio tutto quello che è possibile fare. Se abbiamo una seduta di lavoro dalle 11 del mattino alle 13, non è che un minuto dopo io ho finito. Non si finisce mai d’imparare in generale, figuriamoci a 21 anni. È così mi trattengo in palestra, lavoro sulla prevenzione, mi soffermo sui tiri in porta, sui passaggi, sugli stop. E poi ancora, con lo staff tecnico, mi concentro sul piede cosiddetto “debole”, o sulla fase aerea. Perché sono tutti fondamentali che non vanno mai trascurati».

E nel giorno libero capita pure di vederla ancora tra cyclette e pesi.
«Non è sempre così (sorride, ndr). Ma adesso che sto cominciando a fare qualcosa, devo spingere ancora di più, devo allenarmi con ancora più foga. Per emergere, devi essere costante. Che poi è la strada che hanno seguito i grandi campioni come Messi, Lukaku, Cristiano Ronaldo. Non possono che essere tutti degli esempi per i giovani come me. Io, invece, devo restare coi piedi ben ancorati a terra, concentrandomi sì sui gol o sugli assist, ma soprattutto sui movimenti. Ribery non l’ho dimenticato: merita però la giusta attenzione».

Ci spieghi.
«Vi faccio un esempio. Nel post lockdown, Ribery arrivava al centro sportivo con almeno due ore d’anticipo rispetto alla convocazione. Se lo fa lui, che ha quasi 38 anni ed ha vinto tutto quello che un calciatore può solo immaginare, posso mai io, giovane che deve affermarsi, restare a dormire o a guardare? No, è un lusso che non voglio permettermi. Mi ha dato fin dall’inizio tanti consigli pratici, sul campo, ma mi ha dato una mano anche fuori. Quando ero giù di morale, lui mi parlava dicendomi di non mollare. È stato così che ho capito cosa significhi essere un campione sul rettangolo verde e nella vita. E Franck lo è, gigantesco ovunque».

Il nuovo centro sportivo, sul quale il presidente Commisso sta lavorando da tempo, diventerà un valore aggiunto?
«Il centro sportivo collocherà il club ad un livello molto più alto. Allenarsi tutti insieme, avere una casa propria sarà determinante. Mi auguro che glielo lascino fare».

Se non ci saranno intoppi, per l’estate 2022 sarà inaugurato. Lei… ci sarà?
«Ho un contratto con la Fiorentina fino al 2023. A Firenze sto benissimo, mi amano. Sono arrivato ragazzino e mi ritrovo uomo. Ci sarà tempo e modo, più avanti, di parlare. In questo momento io sono concentrato sulle 11 finali che ci aspettano. È anche per il presidente che vogliamo fare punti. Sì, è vero, ci siamo sentiti. Ha una passione incredibile per il pallone. Poi, non ho dimenticato che dopo aver palleggiato con lui, ho cominciato a segnare con continuità (sorride, ndr)».

Ha segnato tanto: tra i millennial è dietro solo ad Haaland, ma il Covid ha cancellato la parte più emozionale del calcio, i tifosi.
«Mancano tantissimo. A loro, che ci hanno sempre fatto arrivare grande sostegno, dico che onoreremo sempre la maglia».

Vlahovic, un’ultima curiosità: la perfezione secondo lei esiste?
«Tutte le cose sono perfettibili. E io devo ancora fare tantissima strada. Per crescere devo segnare sempre e migliorare costantemente, sul campo e nei comportamenti».

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