Zero gol e poco più di 100 minuti giocati nelle tre occasioni in cui il serbo ha incontrato la sua ex squadra
Stavolta è andata ancora peggio delle precedenti. Come scrive la Gazzetta dello Sport, tra campionato e Coppa Italia Dusan Vlahovic è tornato tre volte a Firenze da quando a gennaio scorso ha detto addio alla sua vecchia squadra, collezionando zero gol e poco più di 100 minuti giocati. Una sola volta è partito titolare (in Coppa Italia) e l’ultima è stata anche l’unica occasione in cui è rimasto in panchina per 90 minuti.
Vlahovic si è riscaldato a lungo sotto lo spicchio dei tifosi bianconeri nel secondo tempo, ha visto De Sciglio, Kean, Miretti, Bonucci e infine Fagioli, inserito a 6 minuti dal termine, togliersi la pettorina e accomodarsi a bordo campo per entrare, mentre lui restava tristemente solo. Tra tante partite di sicuro non avrebbe voluto saltare questa, anche per rispondere sul campo ai fischi (meno delle volte precedenti, ma comunque immancabili) e per non interrompere la striscia positiva e l’ottimo momento di forma. Invece alla quinta sostituzione ha dovuto rassegnarsi.
Massimiliano Allegri, che aveva già fatto capire alla vigilia le sue intenzioni, ha spiegato così l’esclusione: «Vlahovic aveva giocato tanto e poi sapevo che Milik poteva darci di più sulle palle in uscita». Detto che a 22 anni un giocatore ha le energie fisiche e mentali per reggere anche 5 e più partite di fila, la domanda successiva è: perché non farlo entrare almeno nel secondo tempo, per cercare di vincere la partita? Il tecnico semplifica così: «Volevo metterlo ma ho dovuto fare alcuni cambi obbligati: tre su cinque sono stati forzati per problemi fisici e ho preferito tenere Milik per far rifiatare Dusan. Non potevo farlo entrare prima perché stavamo soffrendo, così ho preferito inserire Kean. Ho cercato di tenere la squadra ordinata e di avere la profondità con Moise, con Milik che gli giocava incontro. Più di cinque cambi non potevo farli, ad ogni modo così si è riposato».
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Redazione LaViola.it