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Vivaio viola: non solo vincere, la società ora vuole plasmare futuri campioni

L’esordio di Capezzi in Europa League, le tante convocazioni dei giovani in prima squadra, la roboante vittoria sul Livorno ed il primato in classifica: innegabile che questo è (anche) il momento dei “ragazzi” in casa viola. Fra Primavera e settore giovanile, sta crescendo l’interesse (mediatico) intorno alle vicende delle “pianticelle” viola: nello speciale settimanale di LaViola.it (leggi qui) vi abbiamo raccontato le gesta dei giovani della Fiorentina nel weekend, un fine settimana di risultati importanti, soprattutto per Primavera e Giovanissimi.

Il pensiero, quando si parla del “vivaio”, torna subito all’era Corvino
, perché sotto l’egida dell’ex diesse viola il settore giovanile della Fiorentina era davvero sotto i riflettori. Il dirigente viola portò a Firenze un nuovo modo di gestire il vivaio, investendo molto per costruire squadre pronte a vincere subito: i risultati arrivarono, soprattutto con i classe ’92 che conquistarono lo Scudetto degli Allievi e che, l’anno successivo, contribuirono ad alzare la Coppa Italia Primavera. 
Dobbiamo, però, interrogarci sul valore e sul ruolo che il settore giovanile deve avere in una società professionistica: macchina da vittorie o fucina di talenti? Con Corvino, il vivavio fu soprattutto costruito per vincere: non che nella testa del diesse viola non ci fosse l’intenzione di plasmare futuri campioni, certo è che i risultati, in questo ambito, non sono arrivati. Di quelle squadre vittoriose a livello giovanile (e ci mettiamo dentro anche la squadra semifinalista alle finali Primavera toscane, sconfitta poi dal Varese), quanti elementi sono riusciti ad affermarsi nella massima serie o in quella cadetta, anche lontano da Firenze? Matos, certamente, che in viola si sta ritagliando il suo spazio; Babacar, che a Modena sta finalmente emergendo dopo anni in cui sembrava essersi annebbiato; Seferovic, che dopo qualche presenza in viola nella scorsa stagione sta trovando fortuna in Spagna, dove ha vissuto un grandissimo inizio; Camporese, che gli infortuni hanno un po’ fermato; forse Piccini, che a Livorno sta trovando minuti preziosi, Salifu, Bittante e, in prospettiva, Empereur, divenuto però protagonista della Primavera nel nuovo ciclo. Insomma, sotto Corvino, il settore giovanile ha portato risultati nell’immediato, ma in prospettiva dal vivaio non sono emersi né numerosi talenti per la prima squadra né possibile fonte di incasso per le casse societarie.

Con l’avvento del duo PradèMacia nell’ambiente viola (con lo spagnolo a fare da traghettatore visto il periodo di convivenza col diesse salentino), la filosofia è cambiata: vincere sì, ma lavorare anche in prospettiva. La squadra di Semplici ha le carte e le potenzialità per trionfare nel campionato di categoria (basti vedere il primato in un girone difficile come quello del Sud o i pronostici degli addetti ai lavori), ma il desiderio della società è anche quello di fare del vivaio, della “cantera”, una risorsa importante, sia in termini tecnici che economici. Il già citato Empereur, ma anche Capezzi, Fazzi, Madrigali, Lezzerini, fanno intravedere qualità importanti: ovvio, il talento non può bastare da solo, ma la mano di un tecnico come Montella ed un’esperienza importante come quella in viola possono prospettare un futuro importante per i tanti giovani promettenti del vivaio. Vincere, ma anche costruire: è questa la nuova filosofia dell’accademia viola, perché il vincere fine a se stesso non basta per creare talenti che un giorno potranno primeggiare in prima squadra o, per gli introiti societari, altrove.

Autore: Guido Barucco (@guidobarucco)
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