Il nuovo difensore viola si presenta: “Pioli il primo giorno ha scritto sulla lavagna da quanto tempo non alziamo un trofeo”
Mattia Viti, nuovo difensore della Fiorentina, ha preso la parola dal Media Center del Viola Park per la conferenza stampa di presentazione. Queste le sue dichiarazioni:
SIGNIFICATO DI GIOCARE NELLA FIORENTINA. “Sicuramente è un orgoglio e un motivo di vanto. Sono cresciuto e nato qua, vedere mio babbo con i brividi il giorno della firma mi ha reso orgoglioso”.
RICHIESTE DEL MISTER. “Sono concetti semplici: difesa alta, riaggressione forte e compattezza. Piano piano in allenamento vediamo di mettere a frutto tutto ciò che ci chiede”.
DUE RETROCESSIONI DI FILA. “Il mio procuratore mi regalò dei tappi per le orecchie il giorno del mio esordio in Serie A, non li ho mai tolti. So che vengo da due retrocessioni, ma la voglia e l’impegno di fare bene è sempre presente. A maggior ragione qui a Firenze”.
PASSATO. “Da piccolo non ho mai ricevuto offerte concrete dalla Fiorentina”.
FONTI DI ISPIRAZIONE. “Mi ispiro a Milenkovic, ma anche a Luca Ranieri, che nei primi giorni mi ha accolto benissimo”.
EMPOLI. “È stata una parte fondamentale della mia vita, ho fatto tutto il settore giovanile lì. Non la dimenticherò mai”.
NIZZA. “Dal punto di vista sportivo non ho trovato tanta continuità, ma dal punto di vista umano sono cresciuto tantissimo. Ho pure partecipato per la prima volta a una competizione europea”.
RUOLO. “Gioco dove mi viene detto, non ho preferenze. Nasco nella difesa a quattro, ma l’anno scorso a Nizza ho giocato anche a tre”.
SOGNO. “Il mister ci ha scritto il primo giorno sulla lavagna da quanto tempo non alziamo un trofeo. L’obiettivo innanzitutto è migliorare, fare meglio delle altre stagioni, ma non ci poniamo limiti”.
BRAVO CON I PIEDI. “Ho lavorato tanto a Empoli per migliorare con i piedi, con un bravissimo preparatore”.
CAMPIONE NELLA TESTA. “Il mio ex allenatore Andreazzoli mi definì così, non so a cosa riferisse in particolare. Può darsi che lo abbia detto perché odio perdere, anche in allenamento se perdo rosico in maniera infinita”.
RICORDI SULLA FIORENTINA. “Quando ero piccolo guardavo tutte le partite con mio nonno, mio padre e mio fratello maggiore. Avevo le maglie di Frey, Pazzini e Toni. Il 29 di Pazzini è diventato un mio mantra. Dai miei amici mi faccio ancora chiamare “Il Pazzo Pazzini”. Quando sono arrivato qui il mio parcheggio era il numero 29…”.
PRESSIONI. “Le pressioni bene o male ci sono ovunque. Chiaro che qua raddoppino. Per me sarà sicuramente più gratificante, vedermi con questa maglia addosso mi aiuterà”.
KOSPO. “So dirti poco su di lui perché in questi giorni mi sono allenato a parte. Fuori dal campo è un ragazzo bravissimo, lo aiuta il fatto che sa parlare cinque lingue. Non ha sbagliato niente per ora”.
CHAMPIONS. “Per andare in Champions League dobbiamo prendere pochi gol, ma deve essere un lavoro di squadra, non solo della difesa. Il mister in questi giorni ci sta chiedendo soprattutto compattezza”.
FAZZINI. “Jacopo è un anno più piccolo di me ma, quando giocavamo nel settore giovanile dell’Empoli, spesso veniva aggregato con noi più grandi. L’anno scorso abbiamo legato molto, facevamo praticamente tutto insieme. Vedo nei suoi occhi la felicità e l’emozione di vestire questa maglia”.
KEAN E GUDMUNDSSON. “Sono due fuoriclasse. Il primo ha una forza e un’esplosività clamorose, ti sposta e calcia in un metro. L’altro lega il gioco in una maniera impressionante. Sono fortunato a giocarci insieme”.
TRATTATIVA. “Dovevo rientrare a Nizza a metà luglio. Appena mi sono giunte delle voci ho chiesto al mio procuratore se fossero vere. Quando mi ha confermato l’interesse in famiglia ci siamo emozionati tutti”.
Di
Redazione LaViola.it