Autofinanziamento, tifosi nervosi, contestazione, cessioni eccellenti. No, non è la Fiorentina, è la Lazio di Lotito, Tare e Inzaghi, quella che, con una partita da recuperare, ha undici punti più di Cognigni, Corvino e Pioli, quella che gioca, segna, vince e magari lotta anche per la Champions. Certo, nei momenti di penombra l’erba del vicino sembra sempre più verde. E Lotito non è il massimo della vita, solo che era l’esempio negativo caro ai fans del progettone e veniva usato in frasi del tipo «Allora vi meritate Lotito». Beh, in questo momento quelle minacce fanno quasi ridere, perché il presidente della Lazio, così come il folkloristico padrone della Samp (anche “Vi meritate Ferrero” andava di moda), sta dimostrando che con l’autofinanziamento si possono ottenere ottimi risultati.
È un problema di giocatori, chiaro, di scouting, di padronanza della materia, di appartenenza, di spirito collettivo. E di motivazioni. Tare è bravo, tostissimo. Lotito ha fiducia in lui e Peruzzi mitiga la sua durezza facendo da cuscino nello spogliatoio. Via Keita, via Biglia e Hoedt e acquisti mirati. Come i cinque milioni spesi per Leiva o il vecchio Nanì, arrivato per dare una mano grazie alla preziosa collaborazione con Jorge Mendes, lo stesso che a Firenze ha portato ( prestito anche lui) Gil Dias.
Certo, sarebbe ingiusto paragonare i quindici gol di Ciro Immobile, capocannoniere della serie A, ai 4 di Giovanni Simeone, perché la differenza in classifica racconta perfettamente la differenza tecnica, in questo momento, tra le due squadre. Ma ciò che salta agli occhi è la motivazione, appunto, che se non altro può insegnare qualcosa, soprattutto il significato della presenza della proprietà, della capacità di trovare giocatori utili alla causa, di avere motivazioni forti e obiettivi definiti. Insomma, la Lazio non è perfetta e Lotito ha i suoi limiti, ma la gestione fatta dalla Fiorentina dei cento milioni e passa incassati all’ultimo mercato grida vendetta.
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Redazione LaViola.it