Per parlare di futuro ci sarà tempo: la Fiorentina è una squadra fin qui incapace di qualsiasi accenno di continuità e deve dunque pensare solo a salvarsi
Sette giorni addietro si chiedeva alla Fiorentina una prestazione stile Lecce-Fiorentina di luglio 2020. In effetti, contro il Benevento è arrivata una prova speculare a quella contro i pugliesi che di fatto tolse i viola dalla lotta salvezza nello scorso campionato. Una boccata d’ossigeno non da poco, suggellata da una buona prestazione soprattutto nel primo tempo e da tre prove individuali di altissimo livello: Vlahovic su tutti, Ribery decisivo e un Eysseric che non ti aspetti in costante crescita nelle ultime uscite.
Tuttavia, le differenze con quella sfida col Lecce ci sono eccome. La più evidente è la timeline: Lecce-Fiorentina arrivò alla 33ª giornata, con sole cinque altre partite di Serie A da disputare. Dopo la vittoria col Benevento, ai viola mancano ancora undici giornate. La distanza della Fiorentina dalla zona salvezza è di nove lunghezze, ma la posizione è occupata dal Torino che deve recuperare due partite.
Inoltre, anche nella prestazione c’è una sostanziale differenza, ovvero l’avvio di secondo tempo visto col Benevento. Quei 20′ in cui i viola si sono fatti prendere dalla paura, prima con tre e poi con due gol di vantaggio, devono essere un monito a non staccare la spina, perché il campionato è ancora lungo e molto difficile. Prandelli poi ha cambiato assetto e la Fiorentina pian piano a nuovamente preso le misure all’avversario, ma la lezione da imparare resta.
Non è questione di calendario complicato o meno, ma di atteggiamento della squadra stessa. Se la Fiorentina gioca ‘leggera’ seppur concentrata, andando a pressare alta quando ne ha la forza e non abbassando troppo il baricentro quando rifiata (come nel primo tempo col Benevento), allora la salvezza arriverà in anticipo, perché seppur sopravvalutata a inizio stagione questa squadra ha i valori per restare in A. Se invece i viola mettono in campo un atteggiamento indolente (come a Udine) oppure cominciano a farsi tremare le gambe (ad esempio con il Parma, oltre che in quei 20′ a Benevento), la cosa si farà molto più difficile.
Bisogna imparare dal passato. Non bisogna ricadere nella trappola in cui in tanti eravamo caduti dopo la vittoria con lo Spezia. Ovvero, credere che ora sia tutto in discesa, che la salvezza sia ormai una formalità. Perché non è così. La Fiorentina è una squadra capace di tutto tranne che di essere continua, visto che in stagione non ha ancora centrato due successi di fila. Per ragionare di futuro ci sarà tempo, ma questa Fiorentina deve concentrarsi solo sull’oggi.
L’oggi si chiama soltanto Milan. Sfida complicatissima anche se i rossoneri sono in calo rispetto all’andamento da scudetto del girone d’andata. La squadra di Pioli arriverà con il peso sulle gambe della supersfida di Europa League contro il Manchester United, questo non può che essere un vantaggio. Tuttavia, il divario tecnico tra le due squadre è enorme, così come la fiducia nei propri mezzi del gruppo rossonero rispetto a quella del gruppo gigliato. All’andata partita senza storia, anche se la squadra di Prandelli fino al 2-0 non aveva neanche sfigurato troppo.
La sfida tra il rientrante Ibrahimovic e Ribery resta comunque una dei confronti più affascinanti del campionato italiano. I due non si sono ancora mai incrociati in Serie A (l’anno scorso Ribery era infortunato, nella sfida del 29 novembre mancava Ibra). Se lo svedese sarà della partita lo faranno per la prima volta domenica sera al Franchi. Una sfida tra campioni assoluti sul viale del tramonto ma ancora in grado di decidere le partite.
L’effetto big match esalta Franck, ma dopo l’impresa con la Juventus la Fiorentina sa solo perdere contro le big del campionato. La parola da ricercare è sempre quella: continuità. Un vocabolo che non si è mai potuto accostare alla Fiorentina 2020-21. Una ricerca fin qui mai andata a buon fine e che sembra davvero difficile da trovare contro la seconda in classifica. Ma i viola, come sempre diciamo, hanno l’obbligo di provarci. Magari cogliendo l’occasione di affrontare un Milan non in forma straripante.
Di
Marco Zanini