 
																												
														
														
													La mediana della Fiorentina con Amrabat regista e Castrovilli-Bonaventura mezzali sembra ora la soluzione migliore
Nella sfida di ieri sera contro il Crotone il reparto della Fiorentina che maggiormente ha convinto è stato senza dubbio il centrocampo, con una prestazione complessiva da 7 pieno. La mediana a tre formata da Castrovilli, Amrabat e Bonaventura ha lasciato grande segno sulla partita, e non è la prima volta che nelle ultime uscite il centrocampo gigliato formato dai ‘tre tenori’ centra prestazioni positive.
Durante il disastro di Napoli, la Fiorentina si presentava con un centrocampo a 2 che ha sofferto tremendamente in fase di non possesso. In Coppa Italia contro l’Inter, dopo un primo tempo gravemente insufficiente nel quale la Fiorentina era disposta con un 3-4-2-1 con Bonaventura trequartista al fianco di Eysseric, nella ripresa la squadra viola si messa a 3 in mediana e i risultati si sono visti, con una crescita di rendimento di tutti e tre gli interpreti del reparto. D’altra parte, sia Bonaventura che (soprattutto) Castrovilli dimostrano di trovarsi meglio quando giocano in un centrocampo a 3.
Eppure, questo era proprio il criticatissimo centrocampo schierato con continuità da Beppe Iachini. In quel periodo si diceva che le mezzali erano troppo offensive e, soprattutto, che Amrabat non poteva fare il regista. Cosa è cambiato nel giro di qualche mese?
CASTROVILLI, IL RITORNO. In primis, la crescita individuale di ciascun interprete. Il Castrovilli del 2021 sembra molto più simile alla versione di inizio stagione 2019: meno concreto sotto porta ma tremendamente più imprevedibile ed efficace a centrocampo. A Napoli è andato in grandissima difficoltà in fase di non possesso, ma con la palla tra i piedi aveva dimostrato di essere ispirato anche nel naufragio del Maradona. Col Crotone ha disputato un primo tempo di altissimo livello, calando un po’ nella ripresa, ma non è certo la prima volta in questo inizio di 2021 in cui esce tra i migliori.
L’impressione è che il ragazzo si sia sbloccato mentalmente, lasciandosi alle spalle un periodo in cui sembrava essersi intimidito nel provare le giocate difficili. Senza di esse è un giocatore normale. Il 10 viola non può prescindere dai suoi dribbling, dai suoi strappi palla al piede, dalle sue imbucate di fino. Certo, il ragazzo è alla seconda stagione di Serie A e può e deve ancora crescere. Deve migliorare nella fase realizzativa e non deve strafare (giusto che Prandelli lo bacchetti). Soprattutto, deve essere più costante in tutti i 90′ del match, visto che in certe fasi della partita tende a sparire.
JACK TORNA JOLLY. Il discorso su Bonaventura pare essere più semplice. L’ex Milan è arrivato alla Fiorentina forte di una condizione non ottimale, ma è stato subito buttato nella mischia da Iachini in virtù della sua innegabile intelligenza in campo. La qualità si era vista a sprazzi e soprattutto mancava l’aspetto fisico, che nelle ultime settimane pare aver recuperato. Le due cavalcate palla al piede in Coppa Italia contro l’Inter sono un ottimo segnale sotto questo punto di vista.
Ma è soprattutto la sua continuità nelle prestazioni che sta crescendo, insieme al suo preziosismo tattico. In caso di necessità, Bonaventura può infatti partire da mezzala destra per poi posizionarsi come trequartista in fase di possesso. Col Crotone, in cui in realtà ha ricoperto il ruolo di mezzala classica, è arrivato finalmente il primo gol, che è una vera perla. Jack è stato preso anche per questo e non può prescindere dall’essere più presente in zona gol (sebbene una rete col Genoa gli sia stata ingiustamente annullata).
AMRABAT ORA È UN PLAYMAKER? Infine il caso più spinoso. Ripetiamolo un’altra volta per esser chiari: Amrabat non è un regista. Ieri lo ha ribadito anche lo stesso Prandelli. Eppure col Crotone ha dimostrato che quel ruolo può ricoprirlo, e anche bene. Cosa è cambiato dal giocatore troppo bloccato e che rallentava tremendamente il gioco che si era visto con Iachini?
Sofyan oggi ha più libertà di alzarsi a pressare e di rincorrere gli avversari come a lui piace fare, spesso coperto dai compagni (anche se non deve esagerare). Soprattutto, Prandelli ha lavorato sulla fase di impostazione del marocchino, fondamentale in cui sembra in netta crescita rispetto alle prime partite della stagione. Non sarà mai un playmaker puro, ma se gioca a due tocchi come col Crotone quel ruolo lo può ricoprire tranquillamente. Sbaglia ancora troppi passaggi e non avrà mai i piedi di Gerrard, ma il rendimento di Amrabat è in chiara crescita nelle ultime settimane, anche nella posizione di regista in un centrocampo a tre. Unica eccezione, ovviamente, la disfatta col Napoli, in cui però era schierato in una mediana a due assai poco equilibrava e si trascinava dietro la stanchezza dei supplementari contro l’Inter (Amrabat le gioca tutte e le gioca sempre fino alla fine).
LA SOLITA PROVA DEL NOVE. Insomma, crescita di singoli e un buon lavoro sulla tattica sembrano aver cambiato le carte in tavola. il centrocampo che era inassemblabile con Iachini, con Prandelli sembra aver trovato la quadra utilizzando proprio lo stesso modulo e gli stessi interpreti. Servono ovviamente altre risposte: non possono bastare un paio di buone prestazioni, occorre più costanza di rendimento. Ma questo è un problema cronico di tutta Fiorentina e non solo di un reparto.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														 
														
Di
Marco Zanini