Riportiamo in forma integrale l’articolo di Massimo Basile, che oggi sul Corriere dello Sport parla del fatto che i Cosmos non parteciperanno al campionato
La pioggia non ha pietà dei nostalgici. Inwood, New York, 533 West sulla 218th Street: il cancello elettronico è chiuso e grondante d’acqua. Il Commisso Stadium, con i suoi 3500 posti, è coperto da un enorme tendone bianco. Marciapiedi deserti. All’angolo con Broadway c’è il Twin Donut con le sue ciambelle alla cannella, ma non c’è niente del luna park, o del clima di festa di due anni fa quando qui si ritrovarono Cosmos e St Pauli per disputare un’amichevole. C’erano tremila spettatori, coriandoli, fumogeni, gli stand con le magliette. Erano i giorni che avrebbero anticipato lo sbarco di Rocco Commisso a Firenze.
Quel pomeriggio il vicepresidente Joe Barone era l’anello di tutto: parlava ai tifosi, alla squadra, ai magazzinieri, l’uomo ovunque, disponibile, cordiale. L’ingresso sugli spalti di Commisso, un miliardario capace di sedere sui gradoni in mezzo ai tifosi come uno qualunque, era stato accolto dal solito piccolo orgasmo di applausi. I supporters dei New York Cosmos erano decisamente dentro a un sogno: avevano una società solida, un uomo ricco e appassionato, e una città d’acciaio da cui ripartire. Ma quel tempo appare lontano. Il 13 aprile comincerà la stagione della Nisa, la Independent Soccer Association, con la Legends Cup. L’1 maggio partirà il campionato. Biglietti a 12 dollari. Ma per la prima volta dopo anni è difficile mettere nella stessa frase le parole calcio e Cosmos. Perché il club americano di “soccer” più famoso al mondo non scenderà in campo, né oggi né domani, e neanche tra due mesi. A gennaio la proprietà ha comunicato l’annullamento di ogni attività per questa stagione. Motivazione ufficiale: pandemia. Le altre società, invece, parteciperanno e hanno nomi come Chattanooga Fc, Detroit city, Maryland Bobcats e Los Angeles Force. Nani in confronto al gigante newyorkese, ma pronti a giocare. Nei mesi scorsi sono state smantellate le giovanili. Giocatori e staff tecnico della prima squadra sono stati liberi di andarsene. Tecnicamente non è un licenziamento perché a questo livello, la Nisa equivale alla nostra serie C, i contratti sono annuali. Ma di fatto molti si sono dovuti trovare un lavoro.
Ansi Agolli, 38 anni, mancino albanese, il più forte della squadra, nel 2017 era in campo in Qarabag-Roma per la Champions League. Ha aperto una scuola calcio a Staten Island. Emmanuele Sembroni 33 anni, romano di piazza San Cosimato, Trastevere, era l’altro big della squadra e non solo per il metro e novanta: cresciuto nelle giovanili del Pescara, poi Aprilia, Pergolettese, Salernitana, Chiasso, Lupa Roma, L’Aquila. Nel 2018 il trasferimento in Usa e il matrimonio in Florida con Marguerite, biologa americana con master in business. Nel 2019 l’offerta dei Cosmos. «Mi invitarono a giocare un’amichevole – racconta – alla fine si presentò il vicepresidente Barone, che mi disse: la prossima stagione la farai con noi. Mi sembrò incredibile. Pensavo di smettere di giocare». Adesso quel momento è arrivato. «Chiudo qui. Oltre a mia moglie, lo sapete in due – confessa – lei e Barone, persona appassionata».
C’è chi dice che l’inizio del declino non sia cominciato con la pandemia, ma il giorno in cui Barone è andato in Italia per seguire la Fiorentina. I Cosmos hanno perso il loro riferimento, l’entusiasmo è evaporato. «Poi, è arrivata la crisi – continua Sembroni – Con il lockdown facevamo trasferte in pullman di trentasei ore, mangiando panini. Non era calcio. Capisco Commisso: mantenere un club a New York in queste condizioni è una perdita, molto più che in altre piccole realtà». Sembroni si divide tra Florida, dove ha avviato un’attività incentrata su sport e alimentazione, e Pennsylvania, da dove viene la moglie. Chi non ha trovato alternative sono i tifosi. Figli di immigrati, italoamericani, latinos. il sito ufficiale del club prevede uno spazio dedicato ai tifosi organizzati, The 5 Points, La Banda del Cosmos, Cross Island Crew. Da settimane sono in fibrillazione. Temono che Commisso, dopo non essere riuscito a entrare nella Mls, possa lasciare. John Frusciante, famiglia di origine di Benevento, è un giovane podcaster molto seguito. Dal suo account “First Team” aggiorna i fans, ospita commenti. Molti lamentano il progressivo distacco della proprietà. La squadra ha chiuso l’ultima stagione con una vittoria in dieci partite. «E’ un momento triste – ammette – i Cosmos sono la mia vita e adesso sono rimasto senza calcio. Rocco ha in mano il destino, ha soldi e risorse perché il club torni competitivo, ma è concentrato sulla Fiorentina e lì sta incontrando problemi». I Cosmos, aggiunge, «sono un brand molto importante nel calcio americano e se non vuole più tenerlo, io credo che Rocco dovrebbe vendere». La sinistra parabola del club che, negli anni ‘70, ha inventato l’illusione, dove nessuno voleva lasciare l’incerto per il certo. Negli spogliatoi, a fine partita, entravano Mick Jagger, Robert Redford e Barbra Streisand. L’evento per i giocatori non era vincere ma incontrare Jagger. C’era un tale affollamento di persone che spesso gli atleti non trovavano posto per cambiarsi.
L’armadietto di Giorgio Chinaglia conteneva lozioni di bellezza, roba di seta, pantofole fatte a mano, specchi di cristallo, bottiglia di Chivas Regal, vassoio e accendino d’oro. Negli anni ’70 dire sono dei Cosmos faceva entrare ovunque, e scavalcare la coda davanti allo Studio 54. Finiti loro, a metà anni ’80, era finita anche la lega professionistica. Poi è ripartita, lasciando il club più famoso d’America ai margini. L’arrivo di Commisso, nel 2017, aveva riacceso il sogno. Il club era stato salvato dal fallimento, ma l’obiettivo del miliardario, far entrare i Cosmos nella Mls, si è scontrato con il muro degli altri presidenti. Il club è finito in terza serie. Qualcuno dice che temessero l’intraprendenza di un potente italoamericano, altri che non sopportassero la tendenza di Commisso a imporre le sue regole. Ufficialmente, essendoci già Red Bulls e New York City, non c’era spazio per una terza squadra nella Grande Mela, dimenticando il dettaglio che il solo accostare la parola Cosmos alla Mls farebbe moltiplicare l’interesse attorno a un campionato scadente.
Così l’italoamericano si trova in una posizione scomoda: uomo di successo ma, negli Stati Uniti, semisconosciuto. Un uomo a cui Forbes attribuisce un patrimonio di 7,2 miliardi di dollari, 356° più ricco al mondo, tre miliardi più del proprietario della Roma Dan Friedkin e di quello del Milan, Paul Singer, e tre volte i soldi di Donald Trump. Negli ultimi tempi Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha perso 2,7 miliardi. Elon Musk, padre di Tesla, 6,5. Commisso, con la sua Mediacom, gigante della tv via cavo, zero. Gli affari da imprenditore vanno alla grande, quelli sportivi no. Abbiamo chiesto ai Cosmos se c’è il rischio che Commisso venda, come temono i tifosi. Il portavoce, Thomas Larsen, ha risposto che non avevano niente da aggiungere al comunicato emesso a gennaio, quando avevano annunciato la sospensione delle attività «dovute alle sfide create dalla pandemia da Covid».
Il club, diceva il testo, «continuerà a lavorare» con la Nisa, guardando al «futuro con ottimismo». Frusciante storce la bocca: «Anche a me hanno risposto allo stesso modo. Non un bel segnale». Tutto questo avviene nell’indifferenza dei media newyorkesi e della città. Il treno della linea 1 per Manhattan, due anni fa pieno di tifosi vestiti di verde, riparte semivuoto. Nel vagone c’è solo un anziano afroamericano, che impreca a voce alta e dice «io sono amico di tutti» e «sono fallito» e «andatevene tutti aff…». Poi, si alza, orina per terra, davanti alla porta d’uscita, e, barcollando, scende alla stazione di Washington Heights. Quando il treno riparte, è fermo vicino a una colonna, i pantaloni calati, mentre due agenti gli parlano.
Di
Redazione LaViola.it