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Editoriali

Up & down, dalla Juve al Napoli. Il controsenso di una Fiorentina indecifrabile

Dallo 0-3 di Torino al 6-0 di ieri, nel giro di un mese (anzi meno). Tante domande, poche soluzioni. Mercato aperto, altri interrogativi. La Viola sembrava sulla strada giusta, ma sprofonda di nuovo

Molto banalmente in tanti lo chiamano “passare dalle stelle alle stalle”. In concreto, però, è una metamorfosi anche difficilmente spiegabile, se in meno di un mese (e con la sosta nel mezzo) passi dal vincere 3-0 a Torino contro la Juve ad un umiliante 6-0 a Napoli. Up & down, pagine che a loro modo restano e resteranno nella storia della Fiorentina. Di una Fiorentina tra le più incomprensibili in quasi 100 anni di vita. Serate diametralmente opposte che lasciano senza parole.

PROBLEMI ‘A MONTE’. Perché è facile ricordare come una squadra dal 7° monte ingaggi si sia ritrovata fin da subito a lottare per non retrocedere, con un allenatore prima confermato a fine luglio e poi esonerato a inizio novembre, con giocatori che dal voler (e poter) competere per l’Europa si sono ritrovati in fretta a non trovare un meccanismo d’insieme e quindi ad esser considerati il peggior collettivo del campionato. In senso stretto del concetto di gruppo: Crotone, Benevento, Spezia e le altre hanno limiti tecnici (sulla carta) ben più evidenti, ma in campo giocano insieme. Questo faceva più paura. E (anche) per questo è stato deciso di cambiare, di far tornare Prandelli, per ricreare il gruppo. Anche se certo, e ne erano tutti consapevoli, le colpe non erano sicuramente tutte di Iachini. E, numeri alla mano, agli 8 punti in 7 partite con Beppe (media 1,14) si è passati ai 10 punti in 11 gare con Cesare (media 0,9). Il miglioramento, insomma, non c’è stato. Anche se il calendario è stato più impegnativo da novembre in poi.

GLI ‘SCONTENTI’ E LE SCELTE. Nel mezzo anche una nutrita schiera di ‘scontenti’, sbandierata più volte tra società e tecnico tra i correttivi da porre al più presto sul banco del mercato. Così via via in diversi sono partiti, e la Fiorentina ha trovato una sua strada. Fatta sull’equilibrio di un 3-5-2 che diventava 5-3-2 o 3-4-2-1, ma quasi sempre con cinque difensori puri in campo. Compattezza e poca qualità. Ma una risalita in classifica c’era stata, con i 9 punti in 6 partite. Poi però l’umiliazione che non ti aspettavi. Nella partita in cui l’allenatore, invece di continuare sulle certezze acquisite, sceglie di ‘rischiare’ affidandosi alla qualità (e non al senso di sacrificio e alla fisicità, evidentemente) di Ribery e Callejon. Insieme dall’inizio con Castrovilli.

FRAGILITA’. L’aveva annunciato alla vigilia, e l’ha confermato a Napoli. E davanti, in realtà, la sua Fiorentina non è neanche andata male. Ma Gattuso non aspettava altro che un pressing sgangherato (appunto, se non fatto di squadra, arrivano figure come quelle di ieri) per infilare con naturalezza nelle debolezze viola. Così anche quella reazione e quelle occasioni per Biraghi, Ribery e Vlahovic escono dalla cronaca di un pomeriggio che ha fatto sprofondare, di nuovo, la Fiorentina nelle sue fragilità. Immense, quelle psicologiche. Che pareva aver accantonato. E pensare ad un mese prima (anzi meno), a quel clamoroso 3-0 a Torino figlio sì della partita giocata in superiorità numerica, ma anche di chiari meriti dei viola, fa trasparire con chiarezza il controsenso continuo di questa squadra.

DA LONTANO. Tanti problemi che hanno radici profonde, anche di difficile soluzione evidentemente. Si può parlare della cessione di Chiesa e della sua ‘sostituzione’ con Callejon, delle scelte sugli attaccanti, di un centrocampo giudicato “fortissimo” e poi quasi sempre in difficoltà, di una difesa che era tra le migliori e che invece ha iniziato ad imbarcare acqua, di una condizione fisica messa nel mirino sia all’arrivo di Prandelli sia numeri alla mano (la Fiorentina è la 3° peggior squadra per chilometri percorsi), di una squadra Ribery-centrica che paga l’assenza del francese sia a volte le sue giocate sul campo. Ma tutto ciò non basta comunque a spiegare il continuo controsenso di questa Fiorentina. Di questa stagione. Di un percorso che sembrava quello giusto, quanto meno sul piano dell’atteggiamento, e che viene bruscamente interrotto da una prova indecorosa.

MERCATO: NUOVI INTERROGATIVI. Tutto questo in mezzo al gennaio di mercato. Con la Fiorentina che ha sfoltito fin qui la rosa, secondo indicazione dell’allenatore, ma che per bocca dei diretti interessati al 18 gennaio deve ancora fare un summit di mercato in entrata. Certo, sicuramente il lavoro dietro le quinte sarà già stato fatto, ma probabilmente ad una rosa in difficoltà serviva un’accelerata in tempi diversi. A meno che non si aspetti davvero qualche giocatore che possa fare seriamente la differenza, da prendere negli ultimi giorni (un Torreira, ad esempio). E allora i conti si faranno il 2 febbraio. Ma intanto restano altri interrogativi, e diverse certezze legate alle sessioni passate. Con Cutrone, Lirola, Duncan, e prima ancora Boateng, Pedro e Agudelo, sono stati ‘bocciati’ tanti recenti acquisti. E se pensiamo alle posizioni in forte bilico di Pulgar e Kouame, oltre alle prestazioni di Callejon e gli altri, vien fuori un quadro piuttosto chiaro. Adesso giorni importanti, con Commisso a Firenze e furioso tra la delusione Franchi e la batosta di Napoli. Sarà lui ad orchestrare le operazioni in entrata, con tecnico e direttore sportivo tra l’altro in scadenza a giugno. Si lavorerà per l’immediato, o anche per il futuro? Ma in caso, per quali allenatore e ds? Altre contraddizioni, insomma. Per una Fiorentina che pareva sulla strada giusta. Ma che ieri ha fatto nuovamente diversi passi indietro.

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