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Un’occasione da non lasciarsi scappare. Per Firenze e per la Fiorentina. Ma ancora in salita

La priorità di Commisso per lo stadio resta quella di aumentare i ricavi. E dopo un anno dall’arrivo in Italia, la strada è ancora in salita

“Non sono un ricco scemo venuto in Italia a buttare via i soldi”. Lo ha detto e ridetto in questi ultimi mesi Rocco Commisso. Voglia di investire sì, ma non di gettare dollari dalla finestra. E il riferimento non è mai stato puramente casuale. Dal mercato al tema infrastrutture. Soprattutto su quest’ultimo la battaglia è ancora e costantemente aperta.

FAST FAST FAST. In questi giorni di un anno fa il suo ‘braccio destro’ Joe Barone stava arrivando in Italia, e a Firenze, per prendere conoscenza dell’ambiente e per approcciarsi al mondo Fiorentina. Di lì a breve Commisso rilevò la società viola dai Della Valle con un mantra: “fast fast fast”. Avrebbe voluto andare ancor più veloce su tutto. Come ha fatto per acquistare il club, senza neanche fare la ‘due diligence’ e accorciando i tempi di almeno un trimestre, ha preso un direttore sportivo nuovo cacciando il vecchio troppo legato alla vecchia proprietà, e ha dato fiducia ad un tecnico perché non ama licenziare nessuno senza dargli un’opportunità. Ha comprato il terreno a Bagno a Ripoli per il centro sportivo, e a quest’ora avrebbe già voluto e potuto prendere possesso dell’area sud della Mercafir.

SLOW SLOW SLOW. Lo disse subito che senza nuovo stadio, o comunque senza impianto di proprietà, la Fiorentina non avrebbe mai potuto fare un salto di qualità importante. Ha aumentato sì il fatturato, attraverso la partecipazione ad eventi internazionali in Usa e la sponsorizzazione di Mediacom, ha accresciuto a livello mondiale l’immagine della Fiorentina prendendo una star come Ribery, e ha parlato di Fiorentina e Firenze in America a più riprese e su più media, e con esponenti di tutto rilievo. Ma sul fronte stadio siamo ancora al punto di partenza.

EQUIVOCO DI FONDO. Anche perché sulla questione c’è un equivoco di fondo. Ok dare una dignità superiore ai tifosi della Fiorentina che nel 2020 devono ancora prendersi pioggia ed intemperie e fare i propri bisogni in condizioni obsolete, questione che lo stesso Commisso e Barone hanno a volte sottolineato come esigenza. Ma la priorità è aumentare i ricavi del club per poter investire e crescere, e avere anche dei ritorni. Ecco perché il restyling del Franchi, senza che lo stadio passi nelle mani del patron viola, sarebbe pressoché inutile agli occhi dell’imprenditore Commisso. Parlare di restyling fine a se stesso, dunque, è pressoché inutile. A meno che non voglia accollarsi i costi il Comune di Firenze, ma questo non è in programma se non per i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria.

BUROCRAZIA CANAGLIA. A meno che… non venga permesso al presidente della Fiorentina di rendere l’area di Campo di Marte più commerciale possibile. E la burocrazia, è un problema per far sì che ciò possa essere messo in pratica così come i vincoli della Sovrintendenza lo sono per le modifiche all’impianto gigliato. Con il decreto Semplificazioni potrebbero essere tolti alcuni paradigmi che fin qui hanno interrotto ogni dialogo sul nascere tra Commisso e le istituzioni, ma di intralci ne rimarrebbero comunque una valanga affinché il Franchi possa un giorno permettere alla Fiorentina di poter fare grossi salti di qualità.

MERCAFIR. Al bando per la Mercafir, intanto, non vi parteciperà Rocco Commisso e di conseguenza la Fiorentina. Inutile competere contro se stessi, sottolineò con voce forte il patron viola. E gli investimenti che ha voglia di fare Commisso non sono compatibili con tanti aspetti che sulla vicenda Mercafir non erano stati considerati da parte del presidente viola. Dalle spese di bonifica dell’area ai rischi geologici e archeologici fino alle tasse che ci sarebbero poi da pagare. Con piccole, ma esistenti, incertezze sullo spostamento del mercato ortofrutticolo.

OCCASIONE. L’occasione, tuttavia, era, è e resta ghiotta per Firenze e per la Fiorentina. Trovare una via affinché il club viola possa crescere e fare un salto di qualità, e nella modernità, c’è ancora. Il modo di farlo deve essere, però, ancora trovato. Di certo c’è che questa è una grande occasione per la città e per la Fiorentina, di quelle da non lasciarsi sfuggire. Ma ancora, dopo un anno, in salita.

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