Editoriali
Una serata storta, il calore di Firenze, il ritorno di Gud e la luce di Richardson
Dopo l’eliminazione in Coppa Italia contro l’Empoli, il supporto a Edoardo Bove e l’unità del gruppo viola diventano il motore per una pronta ripresa contro il Cagliari
Il tempo dell’affetto, della pazienza, del calore. Quel rigore di Esposito, l’ultimo della serie che ha spedito l’Empoli ai quarti di Coppa Italia, ha segnato la prima vera nota storta dopo quasi tre mesi di successi, di sorrisi, di emozioni uniche per una Fiorentina tornata a brillare e a incantare nelle parti altissime della classifica. Ma non sarebbe corretto analizzare quanto accaduto nella serata di mercoledì tenendo addosso gli occhiali sbagliati. Quelli che non tengono conto di quanto accaduto soltanto quattro giorni fa, lo shock che ha tenuto Firenze col fiato sospeso per lunghe ore di paura e di ansia. Edoardo Bove, i suoi familiari, gli affetti più cari, gli amici. E chiaramente i dirigenti, lo staff tecnico, i compagni di squadra.
Le notizie positive che arrivano da Careggi, col giocatore trasferito dalla terapia intensiva in un altro reparto meno delicato, hanno rassicurato e sollevato tutto l’ambiente. Così come il suo sorriso, le videochiamate con la squadra collegata al Viola Park, i messaggi e tanti altri segnali (“Vojo tornà a giocà”) che raccontano di un ragazzo che sta apprendendo i prossimi passi con serenità e maturità.
Contro l’Empoli i viola hanno commesso qualche errore di troppo, specie nel primo tempo. Una squadra un po’ imballata anche emotivamente, un po’ bloccata dopo la notte di domenica passata in bianco senza chiudere occhio e la giornata di lunedì dove al Viola Park il gruppo ha svolto qualche esercizio senza mai entrare in campo. Il fattore emotivo è fondamentale e non è un caso che nella ripresa, con le reti di Kean e Sottil, la squadra avesse rimesso la freccia del sorpasso prima di un’altra disattenzione e della lotteria dei rigori. E non è neanche un caso che sia stato Pietro Comuzzo a brillare meno del solito. Un ragazzo, 19 anni compiuti, che in questo momento ha bisogno di supporto e di affetto da parte dei suoi compagni e di tutto l’ambiente.
La squadra sotto la Curva, ieri sera a fine partita, era dispiaciuta, rammaricata, rattristata. Per non essere riuscita a incanalare la reazione emotiva tramite una vittoria, per non aver potuto dedicare il successo a Bove e perché stanca dopo giorni vissuti con grande apprensione e dispendio energetico sia mentale che fisico. Ma è questo il momento in cui compattarsi ancora di più, dare tutto il sostegno a Palladino e ai suoi. Riempire il Franchi anche contro il Cagliari domenica a pranzo (ore 12.30), in una gara che tutti sperano possa rappresentare la prosecuzione ideale con quanto interrotto, non per motivi sportivi, domenica contro l’Inter.
Palladino si è affidato ai leader e molti di questi li ha schierati in campo già mercoledì sera. Farà altrettanto domenica, attendendo il reintegro al 100% di Gudmundsson (fondamentale) e di Richardson che nei pensieri potrebbe sostenere l’impianto tattico con l’assenza di Bove. Quel 4-3-2-1 che il tecnico già da qualche tempo aveva in mente potrebbe presto rivelarsi attuale: una mediana con Adli, Cataldi e Richardson (o Mandragora) e la coppia formata da Gudmundsson e Colpani (o Beltran) a supporto di Kean. Magari chiedendo all’ex Monza o all’argentino di raccordare tra i due reparti in un lavoro che veniva svolto da Bove con grandissima attenzione. In attesa del mercato, ovviamente. La Fiorentina aveva già intenzione di intervenire e cercherà di farlo seguendo le idee di Palladino e le esigenze di una stagione che ha vissuto un momento di shock improvviso ma che ha ancora tutti i presupposti affinché sia esaltante e coinvolgente. La squadra ha bisogno dell’affetto dei tifosi e dell’ambiente viola, così come mostrato anche mercoledì sera. Se lo merita per quanto fatto in questi mesi, per l’affiatamento che si è creato e per la consapevolezza di un momento molto delicato che Firenze ha voglia di vivere al fianco dei viola. Adesso più che mai.