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Una Fiorentina senza talenti. Da Gonzalo a Ilicic, il flop dei leader

LI chiamavano «i pilastri». Giocatori che, lo scorso anno, trascinarono la Fiorentina in cima a vette inimmaginabili. Son rimasti tutti, tranne Alonso. Per otto undicesimi, di fatto, i viola hanno la stessa «formazione tipo» del campionato passato. Stessi uomini, certo, ma rendimenti diversi. Prendiamo Gonzalo. Il capitano, dopo annate al limite della perfezione, sta mostrando i primissimi segnali di cedimento e in questa prima parte di stagione si è già fermato due volte per infortunio. Problemi che lo hanno costretto a saltare la seconda col Chievo, ad abbandonare il campo dopo 60’ col Milan e a dare forfait sia col Qarabag che col Torino. Anche quando ha giocato, però, ha sempre traballato. Il difensore bello, elegante e goleador che Firenze ha imparato a conoscere, insomma, ancora non si è visto. Ancora più evidente, per il momento, la crisi di Milan Badelj. Uno che in estate ha chiesto in tutti i modi di essere ceduto. La Fiorentina ha resistito, ma quello di adesso non è il centrocampista che all’ultimo Europeo si è imposto tra i migliori della manifestazione. Le ultime due apparizioni in particolare, contro Milan e Torino, son state al limite dell’irritante. Andamento lento, errori, passaggi sbagliati. Una specie di disastro. Non a caso, da inizio stagione, Sousa lo ha già sostituito quattro volte a gara in corso. L’unica perla, preziosa, resta il gol alla Roma. Poi, il nulla. O quasi. E c’è già chi lo immagina come ceduto di lusso nel prossimo mercato di gennaio.
Capitolo Borja Valero. Lo voleva la Roma e, a lungo, la Fiorentina si è fatta tentare. Alla fine è rimasto, ma è finito al centro di un equivoco tattico. Nel 3-4-2-1, esattamente come lo scorso anno, lo spagnolo parte nei due alle spalle della punta. Il problema è l’interpretazione del ruolo. La lentezza della manovra, ed il fatto che ormai tutti abbiano capito il «giochino », lo costringe a giocare costantemente spalle alla porta. Un controsenso per uno come lui. Nelle sue partite finiscono per esserci tante botte (prese) e un sacco di corsa. Logico che perda lucidità. Nessun gol e nessun assist, ad oggi. I numeri parlano abbastanza chiaro.Per non dire di Ilicic. Da capocannoniere (15 reti nella scorsa stagione) a triste mezzapunta in cerca di identità. Lo sloveno sta girando a vuoto, e non può bastare «il lavoro per la squadra straordinario» del quale parla Sousa. Altrimenti lo stesso portoghese non lo sostituirebbe con continuità quasi sistematica. Sei presenze tra campionato ed Europa League, e cinque sostituzioni subite. Sarà un caso? Di sicuro, il bottino, rispetto ad un anno fa è desolante: zero reti, a fronte delle tre che aveva già segnato, di questi tempi, nel 2015-2016.

E poi Kalinic. Un anno fa aveva giocato 6 partite di campionato, segnando 4 gol. Oggi è fermo al colpo di testa alla Juve. Punto. Al quale si aggiunge la rete al Qarabag. Poco. Troppo poco. La colpa non è soltanto sua, anzi, ma certo sembra aver smarrito per strada brillantezza e capacità di far male. Discorso diverso per Vecino e Bernardeschi. Il primo è rimasto fermo un mese per infortunio e, quindi, Sousa lo ha avuto pochissimo a disposizione. Il secondo invece, dopo un avvio terribile (e discusso) sta lanciando qualche timido segnale di risveglio. Certo anche lui è ancora lontano parente di quello ammirato un anno fa. Conclusione. Il calcio non è matematica e non si può ridurre il rendimento di una squadra alla somma delle varie prestazioni individuali ma, certo, la Fiorentina ora come ora ha perso i suoi punti di riferimento. Domanda: se tutti insieme, contemporaneamente, accusano un calo così evidente, non è che forse esiste un problema di organizzazione generale?

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