
Quattro gol fatti nelle ultime quattro gare, solo 6 sui 15 totali dal tridente d’attacco. Da punto di forza a problema. Ora serve la mano di Pioli.
Doveva essere il punto di forza della Fiorentina 2.0 di Pioli, ma il tridente d’attacco si sta trasformando in un vero limite in questo avvio di stagione. E se in altre partite era stata la poca lucidità sotto porta ad impedire ai viola di portare a casa punti (nelle trasferte contro Lazio, Inter e Samp), contro il Cagliari è stata la fiacca e il poco brio degli interpreti d’attacco a bloccare il cammino vincente al Franchi. Un tridente che non si trova, non riesce a dialogare calcisticamente e che ha un unico interprete al comando: Federico Chiesa.
SOLO CONTRO TUTTI. A volte egoista, pare avere il paraocchi quando vede l’area di rigore, ma Federico Chiesa è l’unica vera arma offensiva della Fiorentina. La dimostrazione domenica con i sardi: l’azione d’attacco si accende praticamente solo su spunto del 25 viola. Una Fiorentina ‘Chiesa-dipendente’: strappi, accelerazioni, dribbling, cross, movimenti, spesso imprendibile per gli avversari. Cinque le occasioni create da Fede contro il Cagliari, compreso il rigore procurato e trasformato da Veretout. Cinque sulle sette totali collezionate dalla Fiorentina. Ventidue i tiri da inizio stagione, quasi come Simeone (13), Pjaca (10), Eysseric (4) e Mirallas (3) messi insieme. Questo fa capire il peso specifico del classe ’97 sulla squadra e sull’attacco. Non solo qualità, anche grinta e determinazione che altri paiono non avere.
DIVENTERA’ DECISIVO? Ad esempio Marko Pjaca. Pioli lo ha aspettato facendogli recuperare la condizione fisica, ora serve brillantezza ma soprattutto uno scatto a livello mentale. Deve diventare trascinatore e determinante con giocate, assist e gol. Soprattutto però a livello di testa. Perché contro il Cagliari il croato è apparso ancora una volta un corpo quasi estraneo alla squadra. Pochissimi spunti, nessuna occasione creata. In estate era un tormentone, ora è diventato un ‘tormento’ (passate il gioco di parole) per tanti tifosi (che non ‘accettano’ poi il suo legame con la Juve) ma anche per l’allenatore, che non riesce a trovare una via per far rendere in modo giusto il suo 10 tanto atteso.
ASTINENZA. Zero tiri per Pjaca, zero tiri per Simeone. Ecco i due terzi del tridente che non funzionano e limitano la squadra. Per il Cholito un altro zero alla casella tiri tentati. Non solo colpe sue, però, visto che l’attaccante argentino come spesso accade non viene cercato e servito dai compagni. Movimenti d’attacco non sempre giusti, ma anche poche palle giocabili servite da Pjaca, Chiesa e dai centrocampisti. E anche sui ‘palloni sporchi’, Simeone non ci mette il ‘guizzo’ degno di una vera prima punta. Nel primo tempo su assist di Chiesa da destra non riesce ad arrivare su un pallone invitante (azione simile a quella del gol di Pavoletti, tra l’altro), nella ripresa ha invece il pallone buono direttamente da rinvio di Lafont, ma è molto macchinoso nel cuore dell’area e viene anticipato da Pisacane prima del tiro. Ci sono poi i numeri a certificare la prova negativa dell’argentino: oltre alle zero occasioni da gol create, appena 17 palle giocate (meno di tutti gli altri 21 titolari) e soli 7 passaggi riusciti. E il gol ora manca da 488′.
LA MANO DELL’ALLENATORE. Ora sta anche a Pioli trovare soluzioni per il suo attacco. Una squadra costruita sul 4-3-3, con Simeone centravanti ‘di movimento’ e due esterni ad alternarsi sulle fasce. Nella ripresa con il Cagliari si è visto anche un 4-2-3-1 con l’inserimento di Eysseric da trequartista, ma i risultati non sono stati molto più efficaci. Così come l’ingresso di Mirallas non ha cambiato le carte in attacco. Più che sugli uomini, quindi, bisognerà lavorare sulle modalità e sull’insieme di squadra, sul come arrivare alla porta avversaria, trovare schemi diversi. Anche perché le alternative ai già citati sono i giovanissimi Sottil e Vlahovic, oppure il desaparecido Thereau che probabilmente non avrà altre chance di vestire la maglia viola. Serve, piuttosto, capire come dipendere meno dall’inventiva del solo Federico Chiesa, come far arrivare più palloni alla prima punta, magari cambiando qualche posizione là davanti. E riuscire a far emergere le qualità di Pjaca. Perché più che un tridente sta diventando un attacco di solisti. E più che un punto di forza sta diventando un problema.

Di
Marco Pecorini