Delusioni in campionato e vittorie ‘illusorie’ in Coppa: tante linee in comune tra viola e rossoblu. Maran ha sfiorato più volte Firenze, Prandelli ritrova (a distanza) Preziosi
C’erano anni in cui Fiorentina-Genoa valeva un posto in Europa. Facile tornare a quell’incrocio a Marassi, con la tripletta di Mutu a regalare a Prandelli un punto d’oro contro Gasperini, nella corsa alla Champions. Ma anche l’1-1 del dicembre 2015 tra i viola di Montella e i rossoblu sempre di Gasp, oppure, in chiave viola, quel 3-1 con Santana-Mutu-Pazzini del marzo 2008 che fu fondamentale per la rincorsa Champions, o quel 3-2 con il primo Montella del marzo 2013 per il ritorno in Europa League, o ancora quel 3-2 a Genova della Viola di Pioli a maggio 2018 (Benassi, Eysseric, Dabo) che dette ancora speranza per la rincorsa europea nel nome di Astori. Fino a quel 2-5 del settembre 2013 firmato Rossi-Gomez che sembrava aprire ad una Fiorentina possibile candidata addirittura per lo scudetto, prima che la sfortuna si accanisse su quella squadra a suon di infortuni.
SCONTRO SALVEZZA. Sembrano periodi lontanissimi nella memoria. Perché negli ultimi tempi Fiorentina-Genoa è diventato sempre più un incrocio salvezza. Ancora nella mente, piuttosto fresca, la sfida del maggio 2019: ultima giornata, Prandelli in rossoblu e Montella in viola. La gara della paura, con un orecchio comune a Inter-Empoli. Uno 0-0 quasi scritto, e festa sottotono per entrambe le squadre. Due piazze storiche che negli ultimi anni hanno spesso rivoluzionato i propri organici, partendo con discrete ambizioni per poi ritrovarsi a lottare per la permanenza in Serie A. Negli ultimi quattro campionati il Grifone è andato solo una volta sopra i 40 punti, mentre in tre occasioni ha chiuso al 17° o al 16° posto. La Fiorentina si è salvata prima con Montella e poi con Iachini, ma ora per il terzo anno di fila si ritrova con l’ansia retrocessione, pur con una squadra che, sulla carta, era considerata come possibile outsider per i piani medio-alti da parecchi.
LINEA COMUNE. Saranno gli ambienti esigenti di piazze calde e storiche come Genova e Firenze, saranno vortici negativi da cui è davvero complicato uscire, nonostante si cambino allenatori, giocatori, dirigenti e, come nel caso viola, pure presidente. Ma anche lunedì Fiorentina-Genoa metterà di fronte due squadre con l’acqua alla gola. Otto punti i viola (2 vittorie, quart’ultimo posto), cinque punti i rossoblu (1 vittoria, penultima posizione). Siamo solo alla decima giornata, ma i punti in palio saranno pesantissimi. Anche perché pure le neopromosse, quest’anno, sembrano avere organizzazione e identità che invece Fiorentina e Genoa non hanno.
SENSO D’APPARTENENZA E RESPONSABILITA’ DEI GIOCATORI. Proprio identità e senso di appartenenza sono i valori a cui sono richiamati i giocatori in entrambe le piazze. Interpreti che non riescono a portare in campo il calore e l’orgoglio dei tifosi, anche per la lontananza di due tifoserie parecchio appassionate. A Firenze è già ‘saltato’ Iachini, a Genova Maran sarà all’ultima spiaggia e per ora ha pagato il direttore sportivo Faggiano. Due ambienti accomunati da una crisi che parte da lontano. Nonostante sulla carta abbiano giocatori non da bassissima classifica: della Fiorentina si sa, 7° monte ingaggi (51 milioni lordi) e gente come Ribery, Bonaventura, Callejon, ma anche Borja Valero e Caceres abituata a lottare per altri palcoscenici (e giocatori come Castrovilli, Milenkovic, Pezzella e non solo richiesti da diverse squadre), ma anche il Genoa ha il 12° monte ingaggi (41 milioni lordi) e sei giocatori che guadagnano sopra il milione di euro. Si dirà che i soldi non fanno una squadra, e lo si vede bene con i risultati di entrambe le formazioni, ma sono comunque indicativi delle possibilità e del curriculum dei giocatori in rosa. In più, la Fiorentina ha 14-15 giocatori nel giro delle proprie Nazionali, il Genoa 11-12.
PUNTE. Entrambe avevano iniziato bene la stagione: i viola con l’1-0 al Torino e la bella prova (pur con il ko) contro l’Inter, i rossoblu con un poker al Crotone. Poi però le cose si sono rapidamente messe male, anche per diversi infortuni e casi Covid (tantissimi quelli del Genoa). Tant’è che la Fiorentina, tra Iachini e Prandelli, ha ottenuto un solo punto nelle ultime quattro partite (senza mai segnare), trovando parziale gioia solo in Coppa Italia a Udine; la squadra di Maran ha conquistato due punti in otto partite, con 3 ko di fila, trovando sollievo anch’essa solo in Coppa nella vittoria del derby contro la Samp. Due attacchi in difficoltà: viola a secco da 426′ in campionato (recuperi compresi), rossoblu con il 2° peggior rendimento del torneo (solo 8 gol fatti). Ma se le punte viola hanno segnato appena 2 reti (Vlahovic e Kouame), almeno quelle rossoblu hanno segnato 11 reti tra campionato e coppa (6 Scamacca). E la difesa? 15 gol presi dai viola, 18 dai rossoblu in 9 partite. Due volte la porta inviolata per Dragowski, solo una per i portieri genoani (e anche a Firenze potrebbero non esserci Perin e Marchetti, e toccare al terzo Paleari).
PRANDELLI E MARAN. Numeri che accompagnano Fiorentina e Genoa in un appuntamento fondamentale. Una crisi per due, un crocevia per una stagione già parecchio complicata per entrambe. Prandelli ritrova il Genoa proprio dopo quello 0-0 del Franchi, epilogo di due campionati fa: lo stesso Preziosi ‘sponsorizzò’ il tecnico ai viola, ma Cesare dovrà guidare i suoi da casa perché positivo al Covid. Dall’altra parte Maran, su una panchina rovente, a sua volta vicino alla Fiorentina in almeno due occasioni: prima come alternativa a Sousa, poi per il dopo-Pioli. “Di Maran tre anni fa parlavano di Fiorentina, era l’allenatore più importante d’Italia. Poi è anche un cogl****, gliel’ho detto, perché era innamorato del Chievo, rapporti con il Presidente… Perché è una persona per bene”, disse di lui il ds Carli, quando fu presentato a Cagliari nel 2018. Le cose sono nel frattempo cambiate, ma non il senso di un Fiorentina-Genoa di nuovo incrocio della paura. Con la sensazione che un altro 0-0 (risultato arrivato in 5 degli ultimi 7 precedenti) stavolta servirebbe a poco per entrambe.
Di
Marco Pecorini