Editoriali

Un mese shock, dilapidato il vantaggio per l’Europa. Ma non può essere tutto da buttar via: ritrovare serenità e ripartire

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Dal quarto all’ottavo posto (in coabitazione) nel giro di un mese, le responsabilità sono di tutti. Contro il Frosinone gara crocevia

Un punto in quattro turni di campionato nel nuovo anno, più l’addio alla Supercoppa con la disastrosa semifinale con il Napoli e il quarto di finale di Coppa Italia superato ai rigori contro il Bologna. Una (ri-)partenza shock nel 2024 che sta affossando una Fiorentina che invece era andata oltre i propri limiti nel 2023. Nell’ultimo ventennio mai i viola erano ripartiti peggio di così in campionato nel nuovo anno. Solo nel 2005 (stagione del ritorno in Serie A) e nel 2013 (prima stagione con Montella) l’avvio di anno solare fu altrettanto difficoltoso, con 1 punto in 4 partite. Ma quelle due versioni di Fiorentina ne uscirono in maniera ben diversa.

VANTAGGIO DILAPIDATO. La prima arrivò a salvarsi in extremis, la seconda invece riuscì ad aggrapparsi ai suoi leader tecnici e carismatici (Pizarro, Borja Valero e compagni) e ad invertire la rotta centrando a fine stagione il 4° posto (che allora non voleva però dire Champions). Questo per dire che sì, il momento attuale è veramente nero, nerissimo, con tanti campanelli d’allarme che si sono accesi. Ma con 16 giornate ancora da giocare il destino è ancora da scrivere, in un senso o nell’altro. Di certo c’è che la Fiorentina ha dilapidato il vantaggio per l’Europa che aveva accumulato con un grandissimo girone di andata. I viola avevano chiuso il 2023, alla 18° giornata, al 4° posto con 33 punti, nel giro di quattro giornate l’Atalanta e la Roma hanno rimontato 9 punti (i giallorossi con una partita in più), Napoli e Lazio 6, il Torino 7, il Bologna 4. Il Milan, che era a sole 3 lunghezze di distanza, ha preso il largo.

REAGIRE. La Fiorentina è quindi passata in un mese dal 4° all’8° posto. Ma non può essere tutto da buttare. Le distanze sono ancora minime nella corsa all’Europa. Il problema è che tante rivali avevano viaggiato a ritmi bassi nella prima parte di stagione, e ora sembrano invece aver superato tante difficoltà. I viola sono invece nel pieno del loro tunnel, e devono venirne fuori. Come? Intanto facendo chiarezza all’interno dello spogliatoio. Nei momenti di difficoltà se ne può uscire solo parlandosi con schiettezza e mettendo sul tavolo i problemi. Con le relative soluzioni. Le parole di Biraghi da Lecce sono state dure, durissime, e hanno esternato una situazione non semplice all’interno del gruppo. Sottolineata anche da alcuni atteggiamenti sul campo, vedi il nervosismo di Bonaventura, o il blackout dei minuti finali. Ma questo gruppo più volte, in questi due anni e mezzo, ha saputo reagire anche a sconfitte dure.

LA MANO DI ITALIANO. Poi servirà la mano dell’allenatore. Come guida anche psicologica e motivazionale per la sua squadra, lui che è stato sempre definito un ‘martello’ dai suoi ragazzi. Ma Italiano dovrà trovare anche nuove chiavi tattiche per una Fiorentina che troppo facilmente viene limitata da avversari magari sulla carta inferiori. Ci sono e ci sono state assenze pesanti, è vero, ma anche il tecnico non ha azzeccato qualche scelta. Il gioco non è più quello di una volta, spesso lento, impreciso, senza spunti di qualità e con poche combinazioni tra i reparti. Il mercato ha consegnato una rosa con un esterno offensivo in meno e un centravanti in più, probabilmente andare avanti con il vecchio modulo adattando a turno giocatori diversi là davanti può essere una strada rischiosa e non producente. Italiano si è ‘reinventato’ diverse volte da quando è alla Fiorentina, sarà chiamato a farlo ancora una volta per dare una svolta alla stagione.

LE RESPONSABILITA’ DELLA SOCIETA’. Anche se, è evidente, responsabilità chiare ce le ha anche la società. Forse soprattutto la società. Perché la Fiorentina aveva sì chiuso il 2023 al 4° posto, ma c’erano già segnali evidenti di una squadra in difficoltà. Che stava andando oltre i propri limiti, nascondendo problemi che erano pronti a (ri-)emergere. Le tre vittorie di fila per 1-0 contro Verona, Monza e Torino avevano raccontato di una Fiorentina più cinica e concreta, che già aveva provato a cambiare pelle e per certi versi snaturarsi per fronteggiare l’emergenza e una condizione fisica non eccezionale. Ma appunto, si trattava di un inizio di situazione di emergenza, con gli esterni offensivi che sarebbero mancati da lì ad (almeno) un mese, con un Arthur a mezzo servizio e con un Bonaventura non più ai livelli super dei primi quattro mesi di stagione.

L’EQUIVOCO ESTERNI. Saper fare calcio e avere una cultura nel mondo del pallone significa anche questo, capire i segnali, interpretare situazioni. Non cavalcare solo i risultati, che tante volte possono nascondere o rimandare dei problemi che ci sono. Non a caso Italiano, termometro del suo gruppo, aveva lanciato messaggi chiari. E la società si era sempre detta pronta ad aiutare una squadra che sul campo stava andando oltre le aspettative di tutti. È arrivato Faraoni, buona pedina sulla destra aspettando il rientro di Dodo, è arrivato in extremis Belotti per dare una mano sul fronte centravanti. Ma è chiaro che tutti si aspettassero, Italiano in primis, almeno un esterno importante. Giocatori funzionali per dare una mano al gruppo. Negli ultimi giorni di mercato c’è stata l’illusione Gudmundsson, cavalcata dalla dirigenza. “Noi abbiamo delle valutazioni e siamo rimasti su quelle, e loro sulle proprie. Abbiamo alzato l’offerta due volte, non ci siamo riusciti”, ha commentato Barone.Ho ricevuto un’offerta tre giorni prima della chiusura del mercato dalla Fiorentina ma non avevamo intenzione di venderlo e così ho chiesto 40 milioni”, la risposta del CEO del Genoa Blazquez“Quando hanno riprovato, sempre cifre minori, ho detto: ‘No grazie'”. Diverse versioni, senza comunque un piano B rispetto ad una trattativa che, su queste premesse, difficilmente avrebbe potuto andare in porto. Un po’ come il tentativo per Berardi di due anni fa, prima di prendere Ikoné. Del resto, il calcio della Fiorentina si basa da due anni e mezzo proprio sulle giocate degli esterni offensivi. L’anno scorso erano addirittura sei (c’era anche Saponara), ora Italiano se ne ritrova quattro. E anche il gruppo, chi ha vissuto uno spogliatoio lo sa, questi segnali li coglie.

RITROVARE SERENITA’ E IDENTITA’. Ciò ovviamente non significa che siano giustificabili atti di nervosismo o minuti di follia come quelli di Lecce. Ma quando invece di rinforzare una macchina che sta andando oltre i limiti la si lascia al suo destino, senza preoccuparsi dei segnali di allarme, il rischio di pagarne il conto poi c’è. Pensare e dire “se siamo quarti un motivo c’è”, è evidente, è stato un errore. Perché ha voluto dire mettere sotto al tappeto alcuni problemi che erano pronti a venir fuori. Come poi è successo. In più, nel calcio, il tempo scorre veloce, e si può far presto a perdere i vantaggi accumulati. Come poi è successo, anche questo. Ora la Fiorentina è ottava, sarebbe fuori dalla zona Europa: c’è da ritrovare serenità, con tutte le componenti. Il cuore della Fiesole anche a Lecce ha fatto arrivare forte il suo sostegno alla squadra, ma a Firenze in tanti vogliono anche delle risposte dopo questo crollo a picco. Domenica con il Frosinone sarà una partita crocevia per provare a mettere un freno alla crisi. Avversario ostico, che gioca bene e ha qualità, ma da battere per non sprofondare ancora.

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