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Un girone di Prandelli: 18 punti in 19 gare, allenatore-tifoso tra voglia di volare e paura di cadere

Prandelli

Tre punti in meno rispetto all’andata e un trend sotto al punto a partita di media. Dalla volontà di portare la Fiorentina a giocarsela a ridosso dell’Europa, all’amara realtà

Le negatività, la voglia di stare uniti e una situazione ancora preoccupante. Il pari per 3-3 contro il Parma lascia la Fiorentina sull’orlo del baratro pur tenendola ancora a galla, con la forza della disperazione più che delle idee. A quella voglia finale di scacciare le paure, più che alle immense fragilità di ogni componente di questa Fiorentina, si è di fatto aggrappato tutto l’ambiente viola dopo una partita che poteva condurre all’inferno calcistico. Come in quell’1-1 con il Genoa, sempre al Franchi, di inizio dicembre: tre mesi dopo, un altra partita ripresa per i capelli, quando tutto sembrava tremendamente complicato.

A DIFESA DEI VIOLA. Da quella gara la Fiorentina trovò un po’ di forza per rialzarsi. Adesso, dopo il discorso di Barone alla squadra, ed un cambio di strategia della società, passata dai toni forti e decisi di Commisso e all’incazzatura palese di Pradè (ieri nervosissimo, come naturale che fosse, nel finale sopra le panchine nel parterre di tribuna), il messaggio è di estrema vicinanza ai giocatori. Una squadra fragile che ha bisogno del sostegno di tutti per uscire dalla crisi. Un po’ la linea che in realtà stava tenendo da qualche tempo Prandelli, che era passato dalla messa a nudo, chiara, dei problemi di questa Fiorentina, alla difesa del lavoro di gruppo, anche dopo errori clamorosi come quello di Milenkovic con l’Udinese.

UN GIRONE. Già, Prandelli. Con la sfida contro il Parma ha tagliato il giro di boa di un girone alla guida della Fiorentina. 19 gare di campionato per il Cesare-bis, tra speranze di poter recitare un ruolo diverso e la realtà di una dura lotta per non retrocedere. I numeri raccontano di 18 punti in 19 partite, con sole 4 vittorie (tra cui quella memorabile a Torino con la Juve), 6 pareggi e ben 9 sconfitte. Una media di 0,95 punti a partita. Poco, in effetti, per pensare di tirarsi fuori dalle sabbie mobili, specie quando, dopo un buon trend con le dirette concorrenti (vittorie fondamentali contro Cagliari, Crotone e Spezia, e pari con i rimpianti in 9 contro 11 contro il Torino), sono poi arrivate delusioni in serie contro Samp, Udinese e Parma. Gare che dovevano consentire un deciso scatto salvezza, e che invece confinano la Fiorentina ancora laggiù, a fare la ‘guerra’ sportiva punto su punto.

TRA SPERANZE E REALTA’. Tra voglia di volare e paura di cadere, parafrasando non troppo alla lettera una nota canzone di Jovanotti. “Mi fido di te”, tra l’altro, si chiamava, un po’ il messaggio che sperava (e spera) di attribuire Commisso a Prandelli per la missione salvezza. Cesare era arrivato con grandi speranze e tanta determinazione, con la volontà di portare la Fiorentina ben oltre quella “parte sinistra” posta come “punto di partenza”, per poi ritrovarsi a fare i conti con l’amara realtà. Di una squadra, cioè, che ha al suo interno problemi profondi, ed è destinata a lottare fino alla fine per la salvezza. “Bisogna calarsi tutti velocemente in questa nuova realtà”, ha detto più volte il tecnico viola nelle ultime settimane. Anche se l’atteggiamento non sempre è stato quello richiesto dalla situazione, anzi, e i problemi (cronici) sono ritornati a ripetersi con continuità.

NIENTE SVOLTA. La svolta in cui speravano Commisso e i dirigenti con l’esonero di Iachini, insomma, numeri alla mano, non c’è stata. Per tanti motivi, non certo solo per ‘colpa’ di Prandelli. L’allenatore-tifoso che è arrivato in soccorso della ‘sua’ Fiorentina, accettando un contratto di pochi mesi e ribadendo che non sarà “mai un problema per questa società”. Ma sul campo la Viola ha continuato a stentare. Per mille motivi. Evidentemente però la sua mano si è vista solo a tratti. Tanto che sul banco degli imputati per la situazione preoccupante, da qualche settimana, c’è anche lui. Insieme alle scelte a monte di Commisso, alla gestione di Pradè e Barone, alle scelte di mercato (avallate e caldeggiate dal tecnico, tra la ‘scrematura’ degli ‘scontenti’ e l’arrivo di Kokorin e Malcuit, che fin qui hanno indebolito la Fiorentina invece che rinforzarla). Ora tutta la Fiorentina si appella all’unità di tutte le componenti, solo a fine stagione ci sarà una valutazione sull’operato di tutti. Come normale che sia.

CONFRONTO. Per adesso, però, i numeri non premiano Prandelli. Anche a confronto con i predecessori. Iachini, del resto, era stato esonerato dopo lo 0-0 d’andata a Parma, dopo 8 punti in 7 partite (media 1,14 punti), stesse gare in cui Cesare ha raccolto 5 punti nel girone di ritorno. Mentre Beppe, nelle sue prime 19 partite dello scorso campionato da subentrato, fece 26 punti (1,37 di media a partita). E in totale chiuse con 40 punti in 28 gare di campionato (1,43 punti di media). Mentre Montella, che raccolse appena 2 punti nelle ultime, disastrose 8 partite dell’era Della Valle, fece 17 punti nelle prime 17 partite con Commisso (media di 1 punto a gara), con 19 punti complessivi in 25 partite di campionato (0,76 a gara). Allargando il cerchio agli ultimi 15 anni di Fiorentina, Delio Rossi fece 21 partite nelle sue prime 19 partite da subentrato nel 2011/2012 (media 1,11), e 30 punti in 26 partite totali di campionato (media 1,15).

CALENDARIO. Questi i numeri ‘spiccioli’. Mentre sul campo c’è una squadra che vuole aggrapparsi a quei minuti finali col Parma che hanno portato prima al contropiede folle del 2-3, e poi al pari di nervi al 94′. Ora il Benevento all’orizzonte, altra partita-verità. E un calendario che nelle successive 11 partite vedrà la Fiorentina affrontare 5 squadre in corsa per Scudetto e Champions più Sassuolo e Verona. Un calendario tutt’altro che rassicurante, con poco margine d’errore. Spazio per reagire c’è, a patto che in campo scenda una Fiorentina diversa da quella delle ultime settimane.

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