Da Amrabat a Castrovilli, tante illusioni a inizio anno per un centrocampo che doveva trascinare la Fiorentina. Ma ha più volte steccato
Difficile dare torto a chi allora diceva che il centrocampo della Fiorentina sarebbe stato il reparto di riferimento assoluto della squadra viola. Stavano arrivando Amrabat, Bonaventura e Duncan, c’erano Castrovilli e Pulgar, tornava Borja Valero: nel mezzo la Fiorentina avrebbe dovuto costruire la propria forza e i propri risultati. E invece è noto come siano andate le cose, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
ATTESE DISATTESE. Duncan è durato due mesi, forse uno, quando poi con Prandelli gli spazi per lui si sono chiusi, il nazionale ghanese è stato uno di quelli che ha preferito cambiare aria. Amrabat ha fatto subito fatica ad inserirsi nel contesto tattico, sicuramente penalizzato dall’impiego nel ruolo di regista per l’assenza di Pulgar a causa del covid ad inizio di campionato, ma poi ci ha messo tanto di suo tenendo un rendimento sotto gli standard riconosciuti. E a passare da valore aggiunto a bersaglio mobile con mille dubbi intorno si fa presto. Bonaventura, per chiudere il terzetto che si è aggiunto al gruppo viola la scorsa estate, è stato forse il più brillante dei tre, però senza mai raggiungere punte elevate come invece gli era successo in altri club.
FUORI IN DUE. Di Pulgar sono state ricordate le difficoltà almeno fino a novembre-dicembre, ma col nuovo anno il cileno ha cambiato passo garantendo affidabilità e rendimento, mentre Castrovilli per tutto il campionato ha alternato sprazzi di talento puro a pause a vuoto che lo relegano ai margini della partita troppo spesso. Quanto a Borja Valero, legatissimo a Firenze, ha accettato e accetta di fare quanto gli viene richiesto, se gli viene richiesto: una garanzia, per quello.